L’attesissimo dramma storico-biografico A small light, che racconta la storia poco conosciuta di coloro che scelsero di nascondere la famiglia Frank dai nazisti, è disponibile da pochissimo su Disney plus con i primi due episodi, seguiti da una nuova puntata a settimana ogni lunedì.
Prodotta da ABC Signature e Keshet Studios, la miniserie vede in prima linea Joan Rater e Tony Phelan come showrunners.
A small light, la trama
Miep Gies (Bel Powley) è una donna giovane, testarda e energica in un’epoca in cui la libertà di esprimersi era un miraggio lontano. Quando il suo capo Otto Frank (Liev Schreiber) le chiede di aiutare lui e la sua famiglia a nascondersi dai nazisti, lei accetta senza esitazione. Il racconto segue le vicende che concernono i due anni successivi, in cui Miep Gies, suo marito Jan (Joe Cole) e una schiera di amici coraggiosi vegliano sulla famiglia Frank nascosta nell’alloggio segreto.
A small light, il cast
La stella luminosa del cast è certamente la nominata ai BAFTA Bel Powley, ma la costellazione degli attori che gravitano intorno all’attrice non fatica a brillare.
A small light è un’opera corale, pertanto ai nomi altisonanti citati sopra occorre aggiungere: Amira Casar, nei panni di Edith Frank; Billie Boullet, nel ruolo di Anna Frank; Ashley Brooke, nei panni di Margot Frank; Andy Nyman, Caroline Catz, Rudi Goodman e Noah Taylor ad intepretare i componenti delle famiglie van Pels e Pfeffer nascoste nella dependance con la famiglia Frank; e ancora Eleanor Tomlinson, Sally Messham, Ian McElhinney, Nicholas Burns, Liza Sadovy, Laurie Kynaston e Sebastian Armesto nella brigata di amici e colleghi addentro alle vicende narrate.
L‘abbrivio del racconto nell’episodio pilota
“Fai tutto quello che ti dice Miep”, afferma Otto Frank nella sequenza che apre l’episodio pilota.
Il ricorso al flashback iniziale schiude sin da subito una narrazione affascinante, che si serve dell’ottima regia di Susanna Fogel, nitida, elegante e solida per introdurre agli spettatori i personaggi principali.
Miep (poi Miep Gies, Bel Powley) cattura immediatamente l’attenzione per la sua attitudine gioiosa, scanzonata e testarda. Si staglia come una vera e propria outsider, o un’ingenua, per i tempi che corrono. Fuori imperversa il secondo conflitto mondiale, dentro casa invece i suoi genitori la spingono a cercare seriamente un lavoro o a sposarsi.
Grazie alle sue doti oratorie, o facendo appello all’emotività del suo futuro datore di lavoro, riesce ad ottenere un contratto come segretaria in una ditta che produce marmellate. Il rapporto con Otto Frank (Liev Schreiber) le cambierà letteralmente la vita: a distanza di poco dall’inizio del suo incarico, incontrerà e sposerà l’intellettuale e amabile Jan Gies (Joe Cole) e sceglierà senza indugi di nascondere la famiglia Frank dai nazisti.
In A small light l’episodio pilota mostra il tratteggio dei personaggi, irradiandosi da Miep e inglobando nella narrazione a mano a mano gli altri.
Le importanti vicende storiche restano sullo sfondo, quasi come una proiezione interiore della protagonista. Lei non vede la minaccia nazista; pertanto il conflitto si percepisce ma non è ancora determinante ai fini dell’intreccio narrativo. Le nuance di colore che tinteggiano le sequenze sono perciò accese, variegate, brillanti. Amsterdam splende di luce e si gira perlopiù in esterno.
Quando tutto cambia nel secondo episodio
Nel passaggio al secondo capitolo lo stile registico si trasforma, adeguandosi all’evoluzione del narrato. Una donna talvolta gaffista nella sua totale trasparenza si trova a nascondere un’intera famiglia, e poi i suoi amici, dal pericolo di cattura e di morte.
Allora, ecco che subentra nella narrazione l’assedio dei soldati tedeschi, gli ebrei sono banditi dalla città, l’atmosfera si fa cupa, i colori cambiano e le scene girate al chiuso si moltiplicano.
L’eroina del racconto si sorprende a dedicare interamente la sua vita alla casa: al piano di sotto la sua esistenza ufficiale, le beghe del lavoro, il confronto con i colleghi, al piano di sopra il luogo segreto e quella famiglia della cui sopravvivenza è la sola responsabile.
Vengono svelati altri aspetti della sua personalità: non solo la ragazza stravagante e apparentemente inconcludente, ma una donna coraggiosa che sa cavarsela anche nelle situazioni più difficili.
Inoltre il racconto si allarga, andando ad approfondire la rete di rapporti connessi alla protagonista: la relazione di mutuo soccorso con suo marito, quella con le figlie e la moglie di Otto Frank, i colleghi e i nuclei familiari van Pels e Pfeffer.
Le impressioni sui primi episodi
Prima di ogni cosa, il tratto biografico di A small light funge da elemento calamita per lo spettatore. La scelta di narrare la storia da questo preciso punto di vista con una circolarità artistica di scrittura e regia come punta di diamante della serie, spiazza sin da subito per la qualità del risultato finale. L’estetica è autenticamente vintage, ma la sensibilità nella stesura del racconto è palpabilmente moderna.
Il resto si concilia straordinariamente nel lavoro che Bel Powley dipana lungo la narrazione. Il modo con cui interpreta il suo personaggio, ricco di sfumature che si muovono dal cinico pragmatismo all’effervescente ottimismo, per cui non si sopravvive se non si trova anche nelle sciagure un pizzico di felicità, ha il sapore di un coming of age che vede una giovane donna diventare adulta mentre fronteggia situazioni di vita o di morte. Ispirando gli altri personaggi a fare lo spesso in un modo che fa sembrare l’essere giusti un’attitudine naturale dell’essere umano.
Colpisce la sintonia tra Bel Powley e Joe Cole, nell’essere contemporaneamente simili e diversi, e nell’interessante bilanciamento tra verità e bugia come linea necessaria per salvaguardare la sopravvivenza degli altri, e la loro. Scuotono anche la presenza scenica e l’autorevolezza di Otto Frank (Liev Schreiber) che in un misto di saggezza – intelligenza e coraggio – fa appello silenziosamente al cuore di Miep, rappresentandone il mentore.
Cosa aspettarsi dal resto della serie
In un’intervista a The credit, Susanna Fogel ha affermato che:
Abbiamo sentito tutti quell’elettricità mentre la stavamo girando. Come ogni show, se le persone che lo realizzano sono disponibili con i propri problemi personali, demoni e difetti, allora i personaggi assumono alcuni di quegli strati e si sentono come se prendessero vita
Nella speranza che l’elettricità perduri, lo spettacolo continua il prossimo 8 maggio. Da inserire in agenda.
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