Riotsville USA è l’ultimo lungometraggio della ricercatrice d’archivio e documentarista Sierra Pettengill che, attraverso il montaggio di footages giornalistici e governativi, parte dal racconto dell’ideologia e delle pratiche di Riotsville, una città di finzione costruita dall’esercito americano negli anni ’60 del secolo scorso per denunciare la secolare disparità tra neri e bianchi.
Il materiale prezioso, sapientemente diretto da Pettengill ed editato insieme a Nels Bangerter, rende manifesti il processo di militarizzazione della polizia e la reazione di un’intera nazione ai disordini civili di quegli anni, svelando i connotati identitari di un popolo ossessionato dal mantenimento dell’ordine a tutti i costi.
Nel 1967 il Presidente Johnson crea la Kerner Commission, ispirandosi al nome del governatore dell’Illinois, Otto Kerner. La commissione si compone di politici moderati incaricati di indagare sulle ragioni dei disordini civili. In quegli anni le rivolte imperversano negli Stati Uniti: Detroit, Newark e Los Angeles sono le prime a ribellarsi. Si tratta di aree a prevalenza nera in cui la scarsità di alloggi, i posti di lavoro indecorosi o insufficienti e l’abuso di violenza da parte della polizia inducono le persone a reagire.
Questa è la sintesi di 700 pagine di resoconto della Commissione:
La nostra nazione si muove attraverso due società, una nera, una bianca, separate e diseguali
Dato che la risoluzione strutturale sarebbe risultata troppo dispendiosa, la Commissione decide di ripiegare sull’aumento del budget delle forze dell’ordine per sedare le rivolte.
Il proliferare delle sedi di Riotsville è parte della strategia: non un luogo geografico vero e proprio, ma il perimetro fisico nel quale militari e polizia vengono formati per rispondere ai moti civili. Riotsville è anche il teatro nel quale un gruppo di spettatori bianchi assiste alla messa in scena delle ribellioni, in un contrasto smagliante e stridente con la realtà di quei movimenti.
In Riotsville USA c’è dunque il passato, con i video di vere e proprie esercitazioni militari e i reportage realizzati dai media. C’è anche il presente, perché il voiceover di Charlene Modeste, grazie anche alla scrittura incisiva di Tobi Haslett, costituisce il riverbero di quegli eventi nell’attualità.
È in questo contesto che si colloca lo sguardo della regista, poiché il recupero di quei footages diventa il pretesto per ripercorrere le pagine dei disordini civili del tardo 1960 e denunciare furentemente le dinamiche che lavorarono per annientarli.
La testimonianza di Sierra Pettengill
Nella documentazione a corredo della presentazione a cura di Magnoglia Pictures di Riotsville USA, la regista dichiara:
Cosa stai guardando? Il narratore pone questa domanda al nostro spettatore e, forse, ai fantasmi nei footages al centro di Riotsville USA. Duranti gli ultimi anni così difficili, bui, torbidi e spesso rivelatori negli Stati Uniti, questa domanda ha persistito nella mia mente. Il mio obiettivo come regista è quello di ri-presentare il materiale storico che ci obbliga a lottare con il passato, a riflettere sul presente e a interrogare gli unici modi attraverso i quali le immagini in movimento possono tramandare la storia di in questo Paese.
Pettengill conduce alacremente per sé e per altri attività di ricerca su materiale d’archivio da 15 anni. Come regista, il suo focus è stato sempre quello di localizzare nei footages i segni del potere strutturale dei bianchi e collegarli nel risultato cinematografico finale.
Tuttavia la sfida più complessa del found footage non è certo recuperarlo o organizzarlo, ma dargli un senso.
Il centro di esercitazione che coincide con Riotsville rimanda a vicende storiche complicate di cui era necessario tener conto nel processo di costruzione del lungometraggio.
Serviva dunque preservare la tensione tra la presunta irrealtà della città e la memoria viva di ciò che si verificò a Riotsville, saper raccontare il dolore delle comunità maggiormente affette dallo stato di violenza scaturito dalle esercitaizoni e la cifra dei movimenti attivistici. Con un’asse irremovibile dall’angolazione della regista: il perpetuare del potere strutturale dei bianchi, su cui il documentario vuole insistere.
Perché Riotsville USA è una visione necessaria
Dalle parole di Cristina Campo:
Ciò che non diciamo ha un valore estetico pari a quello che diciamo
L’annosa questione del suprematismo bianco sulle comunità nere continuerà ad essere raccontata, perché’ è una piaga storica che non si rimargina, perché è ancora attuale.
Sierra Pettengill non lo fa decidendo semplicemente come sequenziare il materiale: lei sceglie cosa mostrare e come marcarlo. Adesione ai suoni dell’epoca e un senso di alienazione costituiscono infatti la colonna portante delle sonorità composte da Jace Clayton.
Eppure l’elemento che rende prezioso questo documentario non è tanto quello che racconta, ma ciò che tace: la volontà di non indugiare sui momenti di rottura provocati dai rivoltosi e la predilezione per le discussioni sulle questioni strutturali che hanno generato quei momenti di crisi. Così come risulta chiarissima la decisione di voler evitare nel documentario qualsiasi confronto con gli eventi di oggi, poiché risulterebbe superfluo.
Se l’arte è ciò che supera la realtà aiutando chi ne partecipa a comprenderla, Riotsville USA prova la veridicità di questa affermazione: fuori da ogni presunta obiettività, il documentario si staglia come espressione artistica libera, furente e tragica per bussare forte ai sensi dello spettatore.
Con una speranza sotto la cenere dell’oppressione che quello che ha conosciuto una tale potentissima costruzione possa incontrare prima o poi anche il suo opposto.
Riotsville USA
Anno: 2022
Durata: 91 minuti
Distribuzione: Magnolia Pictures
Genere: Documentario
Nazionalita: USA
Regia: Sierra Pettengill
Data di uscita: 21-January-2022
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