È un thriller atipico, cupo e all’insegna della suspense, The Matchmaker, disponibile su Netflix. Il film, diretto da Abdulmohsen Al – Dhabaan, ha come protagonisti Hussan Alharthi e Reem Al Habib.
Una rivoluzione visionaria di stampo femminista
The Matchmaker è un’opera filmica ostica, a tratti criptica. Un viaggio allegorico di un uomo, che diventa simbolo dell’essere maschile, castigato dal femmineo per i suoi peccati originali.
The Matchmaker. La trama
Tarek è un informatico che vive tristemente la sua quotidianità, trattando con indifferenza la moglie e la figlia. Un giorno decide di recarsi in un resort segreto per cuori solitari. Qui, un’esperta mediatrice matrimoniale gli organizza un matrimonio non convenzionale con una sposa ideale. Si tratta però di un tranello per mettere in pratica una vecchia vendetta.

Il Prologo di The Matchmaker
Se si è in cerca di un film spensierato e senza impegno The Matchmaker non fa per voi. Diversamente, se desiderate tuffarvi in un mondo allucinatorio, onirico e dare sfogo alla vostra fantasia, dilettandovi nell’interpretazione di ciò che vi scorre davanti agli occhi, allora vale la pena di vedere il film diretto dal regista e sceneggiatore indipendente saudita, Abdulmohsen Al – Dhabaan. La breve durata del film rende la visione piacevole e aiuta a trovare qualche appiglio al mondo reale e giungere ad interpretare al meglio l’intenzione del regista e del suo sceneggiatore Fahad Alastaa.
The Matchmaker è anticipato da un vero e proprio prologo, dove le immagini di un paesaggio desertico sono accompagnate dal suono stridente di una vecchia saggia.
La voce narrante sembra raccontare un’antica favola dal sapore mediorientale, con protagonista Aliaa, una donna amata e tradita dallo stesso uomo. La colpa di quest’ultimo è troppo grave per essere lasciata impunita e dunque ecco pronto l’incantesimo, anzi il maleficio attraverso un anello magico e misterioso che punirà a dovere il colpevole.
L’anello magico
Già in questi pochi minuti, che anticipano l’enigmatica vicenda che ha come protagonista un uomo triste di nome Tarek (Hussan Alharthi), si percepisce l’atmosfera cupa, carica di suspense, che caratterizza l’intera opera.
E poi alberi spogli che tagliano lo schermo, resti del passaggio dell’uomo e delle fiammelle sulle rocce preannunciano un pericolo imminente. Una minaccia ultraterrena, proveniente dal mondo degli inferi è pronta a colpire. Ma, come per ogni prologo la sua principale funzione è quella di presentare gli elementi essenziali del film: un uomo avvolto dalle fiamme e il famigerato anello con una pietra che ha tutto l’aspetto di un rubino rosso, tanto seducente, quanto pericoloso.
“L’anello misterioso apparteneva a Siba e lui andava a punire tutti gli uomini al posto suo”.
Non si tratta di un semplice oggetto, un orpello da esibire; piuttosto uno strumento malefico. Un passepartout per Tarek, ma anche un sigillo che marchia a fuoco le colpe dell’uomo.

Il male nel film di Abdulmohsen Al Dhabaan
The Matchmaker è un film che si rifà alle vecchie tradizioni tribali della società mediorientale, che ritroviamo in ogni contesto pre – storico. Il male che assume un valore simbolico, incarnandosi in cose ed esseri sensibili.
Ma nel film di Abdulmohsen Al – Dhabaan il negativo può essere interpretato come una giusta punizione per una colpa del passato ancora presente.
In un paese come L’Arabia Saudita la questione femminile ha una rilevanza notevole e il regista ha il coraggio di affrontarla, per quanto in chiave allegorica.
Il viaggio visionario di Tarek all’interno del resort governato da una malefica mediatrice matrimoniale, può essere interpretato come una vendetta del genere femminile. L’uomo, infatti, si mostra irrispettoso nei confronti della moglie e per questo deve essere punito. E, dunque, torna l’anello con il rubino, che Tarek porta al dito, che diventa livido, per ricordare la sue colpe.
Una rivoluzione femminista
The Matchmaker, pertanto, è un film che invoca una rivoluzione femminista. Le donne fanno la parte del leone o meglio delle leonesse, conducendo gli uomini in un mondo spettrale, ottenendo il loro ravvedimento. Osservano da lontano la fragile e apparente virilità, pronta a crollare alla prima minaccia.
Il film è basato su una serie di visioni allucinatorie, dove la realtà dei fatti si confonde con un’immaginazione perversa. Un labirinto psichico in cui Tarek si smarrisce, per poi ritrovare la retta via.
E poi, c’è il mondo onirico che si sviluppa di pari passo con la veglia e che, probabilmente, la sostituisce.
In Tarek gioca un ruolo fondamentale la dinamica degli sguardi. Lui guarda, ma sembra non vedere; è accecato da ciò che ha appena vissuto e diventa egli stesso oggetto da vedere, prima che le fiamme divampano, distruggendo l’universo maschile.
“Tutto ciò che riguarda le nostre tradizioni è autentico”.
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