Al Far East Festival nr. 25 il thriller cupo e insolito intitolato Mad fate segna il ritorno a Udine del regista cantonese Soi Cheang, che due edizioni orsono aveva lasciato il segno proprio al FEFF con il noir teso e avvincente intitolato Limbo.
Qui il regista di Hong Kong fa ancora di più, confezionando nuovamente un thriller, che tuttavia, senza rinunciare alla tensione e alla violenza, incentra la vicenda della cattura di un serial killer di prostitute sulla tematica del cambiamento del destino a cui è legata la vita delle persone.
Uno dei protagonisti della vicenda è infatti una sorta di scrupoloso quanto bizzarro medium che si offre di salvare una prostituta da una sorte che le impedisce di avere un futuro.
L’altro, un ragazzo un po’ balordo e sadico che viene coinvolto nell’omicidio annunciato di un efferato serial killer, e rischia di addossarsene la pesante ed insanguinata responsabilità.
Il medium scrupoloso, il giovane sadico, la prostituta ingenua e il poliziotto dai metodi spicci
In una Hong Kong che pare un formicaio di anime inquiete e bagnante da una pioggia perenne, un serial killer sta facendo strage di prostitute.
Una di esse ha avuto la lungimiranza, o l’azzardo, di richiedere aiuto a un estroverso cartomante che intuisce presto la fine della sua paziente, e per questo mette in scena una falsa sepoltura della donna per ingannare l’infausto destino e ridarle una possibilità.
Ma un acquazzone improvviso manda all’aria tutto il bizzarro progetto e la donna, tornata a casa in fretta e furia, finirà sotto le grinfie dell’assassino, che la farà a pezzi.
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Destino vuole che proprio in quel momento capiti nel luogo dell’omicidio anche un giovane balordo, in qualità di rider, conosciuto dalle autorità per i suoi istinti violenti.
L’ispettore incaricato delle indagini non ha dubbi su chi sia il colpevole, ed arresta sia il giovane sadico, sia il medium nel frattempo accorso per cercare di salvare invano la sua cliente.
Tra i due accusati si instaurerà un rapporto di collaborazione che darà vita a una serie di esperimenti attraverso i quali i due individui, con la collaborazione maldestra del poliziotto, riusciranno da una parte a risolvere il caso, dall’altra a prendere coscienza che il destino delle persone può essere cambiato.
Mad fate – la recensione
Se il destino avverso può essere modificato, anche la morte può essere ingannata. Ne è convinto il medium apparentemente pasticcione e inaffidabile che diviene il superbo protagonista del film. Film che segna il ritorno in regia dell’estroso e tecnicamente ammirevole regista di Hong Kong, Soi Cheang.
“Un fiore deve appassire prima di fruttificare”
Non è semplice affrontare nuovamente una vicenda legata alle azioni di un efferato serial killer e coordinarla con il lavoro di un personaggio fuori dagli schemi, a cui si affianca un presunto colpevole che è responsabile unicamente nelle intenzioni, oltre che nell’aver tentato di sfogare i suoi sadici istinti sadici su un povero gatto randagio tutt’altro che indifeso.
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Cheang gira con tecnica esemplare e confeziona un thriller cupo dalle atmosfere non dissimile a capostipiti del genere come Seven; si assume il rischio di buttare tutto in farsa. Ma riesce abilmente a gestire i repentini cambi di registro della narrazione, confezionando un noir anomalo eccezionale, che si rivela una delle opere più originali del Concorso al FEFF 25.
Il pubblico allibito si lascia in parte conquistare, in parte mal digerisce il convulso procedere degli eventi. Ma Soi Cheang si rivela uno dei nomi di punta del cinema di Hing Kong e, più in generale, dell’Est Asiatico contemporaneo.