Dear Odesa è un film del 2022 del regista Ucraino Kyrylo Naumko, prodotto dall’italiana ZeLIG.
Il lungometraggio è stato presentato al Trento Film Festival e parteciperà alla decima edizione di Mente Locale – Visioni sul territorio; il festival italiano di cinema documentario che si terrà nelle province di Bologna e Modena, dal 5 al 14 maggio 2023.
Trama di “Dear Odesa”
Il regista Kyrylo Naumko riscopre Odessa, la sua città natale, dove ricorda l’infanzia e il tempo ormai passato parlando con sua madre Olha e il suo migliore amico Mykyta.
Le strade della città diventano un potentissimo catalizzatore della memoria, portando alla luce ricordi ormai sopiti.

Recensione di “Dear Odesa”
Naumko, in questo film indipendente, usa con molta efficacia i mezzi a sua disposizione.
La fotografia e la luce naturale creano un grande legame con la realtà, divenendo il contrappunto ideale per la voiceover che racconta storie di vita vera.
L’utilizzo di fotografie private ed immagini di repertorio dona al film un’aria di familiarità, facendo sentire lo spettatore vicino a quelle famiglie e a quei volti che ci vengono mostrati sullo schermo.
My country and i are of the same age.
Naumko ribadisce più e più volte il suo legame con Odessa e i suoi abitanti, tracciando tre linee narrative che si sviluppano durante il film, intrecciandosi e diventando indivisibili.
I ricordi e le testimonianze del regista diventano la voce di un intero popolo e attraversandone la storia. L’ombra della guerra viene presentata tramite scene ricche di metafore e dialoghi rubati da conversazioni di tutti i giorni.

Ci viene mostrato un paese in attesa, in cui tutto sembra apparentemente normale: la vita di tutti i giorni va avanti.
Many people shared this pain for Odesa, over time, this has even become a kind of sport for us.
Alla ricerca del tempo perduto
Il film e la sua forma stilistica rimandano immediatamente ai temi già affrontati in opere come Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust o alla letteratura postmodernista (si prenda, tra i tanti, Virginia Woolf).
Gli eventi, gli oggetti e i posti che il regista ha intorno, innescano un potente flusso di coscienza. Questo ci riporta alla sua infanzia, ai giochi con gli amici e ad altri accadimenti che danno al film una struttura frammentata e corale, guidando la nostra attenzione.
Gli oggetti, anche i più banali, diventano testimoni silenziosi, in grado di raccontare intere vite e trascendendo dal loro uso più comune; basti pensare al peluche di Olha, madre di Naumko.
Thank God it’s like this and not worse.