Un anziano che tiene vivo ogni giorno il ricordo di una persona cara, un freddo guardiano di cimitero e il cancello che li divide. Raffaele Grasso intreccia questi semplici elementi in una favola piena di speranza.
Una storia presa dalla realtà
Siamo in pieno lockdown. Mario sta raggiungendo il cimitero, infrangendo le regole imposte alla cittadinanza. Il cancello è chiuso e Cesare, il nuovo guardiano, non ha intenzione di finire nei guai per colpa di quel vecchio. Ma Mario è determinato e farebbe di tutto per entrare, anche rinunciare all’anello che lo lega sentimentalmente alla persona che vuole commemorare. Così il giovane Cesare, col nuovo anello al dito, si decide ad aprire il cancello.
Perché per il vecchio è così importante essere là? Spinto dalla curiosità, Cesare va in cerca dell’anziano signore tra i sentieri acciottolati del cimitero in cui ora aleggia la sinfonia di un clarinetto. È Mario che sta suonando davanti ad una tomba.
Il giorno dopo Cesare si prepara per andare a lavoro. La scena a cui ha assistito il pomeriggio precedente lo ha impercettibilmente cambiato, ma qualcosa ancora lo trattiene dall’avvicinarsi all’anziana madre seduta davanti alla finestra, sconsolata. Il figlio è lontano, distaccato, e come ogni giorno esce senza dirle una parola.
Anche oggi Mario giunge al cimitero, questa volta offrendo al guardiano una catenina in cambio dell’apertura del cancello. “Non te preoccupà” gli dice Cesare mentre si avvicina per sbloccare il lucchetto. Sul viso di Mario si dipinge un sorriso di gratitudine, ma ciò che lo aspetta alla tomba lo lascerà ancora più sorpreso: un mazzo di fiori, belli come non potrebbe mai permetterseli, legati da un laccetto a cui è appeso il suo prezioso anello. Cesare lo guarda lontano, in silenzio, e ascolta ipnotizzato le note che ogni giorno Mario dedica alla sua amata.
Il giovane guardiano torna a casa. È sera e sua mamma lo sta aspettando allo stesso posto. Cesare si siede per la prima volta accanto a lei. Non sa esattamente cosa dovrebbe fare, non si sente a proprio agio nemmeno quando lei tende la propria mano sul suo viso. Così la ritrae, mortificata. Cesare subito se ne pente e questa volta porta lui la mano su quella della madre, in un contatto da tempo desiderato. La madre gliela stringe con calore e Cesare finalmente comprende da cosa è inconsciamente sempre fuggito.

La tacita importanza dei piccoli gesti
“A chi continua a vivere dentro di noi, a chi crede ancora nella gentilezza”
È questa la dedica che appare a fine cortometraggio e che riconferma la grande sensibilità del regista. “La carezza” è un inno all’umanità che ci lega, il racconto di una storia vera immerso in un’atmosfera quasi magica, fatta di piccoli gesti e sorrisi.
Cesare è talmente chiuso nella sua bolla che non riesce ad avere un dialogo nemmeno con la sua stessa madre. Un personaggio rappresentativo di una categoria di giovani (non voglio assolutamente fare di tutta l’erba un fascio) che non è più in grado di dimostrare sincero affetto nel genitore, che lo abbandona forse per la convinzione di non averne più bisogno, di essere troppo cresciuta per desiderare l’amore materno.
Mario invece è tristemente consapevole di cosa significhi vivere senza l’affetto di qualcuno che si ha amato. Per lui ormai è un’abitudine omaggiare la memoria di quella che probabilmente è stata sua moglie, una tappa regolare al cimitero a cui non potrebbe mai fare a meno. Un amore che perdura anche dopo la morte e che colpisce al cuore l’apparentemente duro guardiano. Basta un semplice gesto di gentilezza per cambiare la giornata a entrambi, creando un effetto domino dalle conseguenze inaspettate.
Gabriel Montesi, nel ruolo di Cesare, riesce con successo a trasmettere l’evoluzione del suo personaggio grazie soprattutto agli sguardi che raccontano dell’anima del giovano guardiano. Con lui un coinvolgente Peppe Piromalli nella performance di un anziano tenero, ma mai patetico.
“La carezza” racconta delle più piccole cose, facendo di sé un valente prodotto. Raffaele Grasso si sofferma con la camera sulle mani, il mezzo con cui possiamo decidere di fare del bene, e carica di grande importanza i silenzi riflessivi. Un cortometraggio che toccherà la sensibilità di molti con un gesto delicato e premuroso: una carezza al cuore.