NABA, tra presente e futuro: intervista ai docenti dell’Accademia
Intervista a Vincenzo Cuccia, Fabio Capalbo e Silvia Simoncelli, che ci conducono nel mondo NABA. È qui che nascono molti dei più promettenti autori di cinema e animazione.
NABA (Nuova Accademia di Belle Arti) è una delle eccellenze italiane per quanto riguarda l’istruzione. Con due campus, a Milano e a Roma, NABA è un’accademia all’avanguardia, sia a livello di propedeutica e sia di tecnologia, riconosciuta anche all’estero.
Qualche settimana fa si erano svolti i NABA Cinema Awards, e i progetti premiati mostravano certamente l’inventiva degli autori, ma confermavano anche che dietro c’è stato un validissimo insegnamento tecnico.
Per capire meglio cosa è NABA, abbiamo intervistato Vincenzo Cuccia (Media Design e New Technologies Area Leader), Fabio Capalbo (Course Advisor – Roma) e Silvia Simoncelli (Head of Education – Roma), che con le loro esaurienti risposte ci hanno guidato all’interno della stratificata accademia
L’intervista
Un paio di settimane fa si sono svolti i NABA Cinema Awards. Quando è nata questa premiazione?
Vincenzo Cuccia: Questa è stata la seconda edizione dei NABA Cinema Awards. In realtà già prima della pandemia esistevano i NABA Awards per premiare i migliori progetti, però era un concorso che si svolgeva all’interno dell’Accademia.
La scelta di svolgere la premiazione, in contemporanea, nelle sale cinematografiche dell’Anteo spazio cinema a Milano e all’Intrastevere di Roma, è una forma che si è andata a definire in questi ultimi due anni, per aprirsi verso l’esterno.
Le pellicole premiate sono firmate da giovanissimi autori, ma già alcune di esse mostrano una maturità d’ispirazione e di tecnica. Sebbene siano saggi di tesi, alcune sono già state acquisite da festival internazionali.
Vincenzo Cuccia: Quello che è stato mostrato durante i NABA Cinema Awards era una selezione dei migliori progetti che gli studenti hanno svolto all’interno del corso dei tre anni; spesso sono progetti di tesi finale.
A volte è la stessa l’accademia a promuovere i progetti direttamente ai festival. Ad esempio Where the Leaves Fall di Alessandro Zheng fu presentato alla Settimana della Critica; Col tempo di Sara Dresti ha vinto come miglior cortometraggio al Torino Film Festival; il corto d’animazione Dòma di Chiara Seveso fu selezionato ad Alice nella città.
La promozione di un progetto è sempre un aspetto che cerchiamo di prenderci in carico, per facilitare la visibilità del meritevole lavoro che ha fatto lo studente.
Accade, però, che alcuni progetti selezionati per i NABA Cinema Awards sono opere che hanno già provato in altre selezioni di festival, vincendo le selezioni o addirittura aggiudicandosi dei premi, e partecipando ai NABA Cinema Awards hanno un ulteriormente momento di visibilità.
Lo studente è libero di proporre la propria opera anche fuori dall’accademia?
Vincenzo Cuccia: Certo, è capitato. Ma spesso siamo proprio noi a spronare lo studente a concorrere a una selezione di un festival, sebbene possa essere anche un progetto del secondo anno. Ad esempio il cortometraggio Condominio Nº IMX172 di Gaia Longobardi non una tesi finale, ma è un cortometraggio che è stato realizzato all’interno del modulo del documentario del secondo anno; integrata con un’ulteriore supervisione, attraverso una Masterclass, di Michelangelo Frammartino.
Il corto della Longobardi è poi è stato presentato al Filmaker festival di Milano, e adesso continuiamo a proporlo anche ad altri festival. La Longobardi si è diplomata un paio di mesi fa con un altro progetto di tesi.
Condominio di Gaia Longobardi
Il NABA offre un’ampia offerta formativa in ambito artistico. Un giovane che vuole entrare in uno dei campus NABA, cosa deve fare? Deve avere già qualche esperienza artistica alle spalle?
Vincenzo Cuccia: Per entrare nel triennio non è strettamente necessario avere solide basi ed esperienza pregressa. Il nostro compito è quello di formare gli studenti, e quindi partire da quella che può essere al momento soltanto una passione, un’ambizione, un sogno… e cercare di dare tutti gli strumenti, le competenze e le conoscenze per poterlo portare avanti per esprimersi al meglio durante il percorso di studi.
Ci sono delle date per i colloqui?
Fabio Capalbo: No, i colloqui si svolgono durante l’intero anno, previo appuntamento. Ma nel caso qualcuno fosse interessato a farsi al momento un’idea di cosa è NABA, il 4 luglio, sia a Roma che a Milano, ci sarà un Open Day, ovvero una giornata di orientamento. Anche in modalità digitale.
Questo evento aperto è dedicato alla scoperta dell’offerta formativa Undergraduate e Postgraduate dell’Accademia. Sarà possibile assistere alle presentazioni delle aree didattiche, svolgere colloqui informativi con i nostri advisor e guardare in streaming i video dei progetti e dei lavori degli studenti.
L’Accademia mette a disposizione anche delle borse di studio?
Vincenzo Cuccia: Si, ci sono dei programmi relativi alle diverse borse di studio di varia tipologia. Ovvero con una copertura parziale o una copertura totale dell’intera retta, che vengono stabilite ogni anno.
Fabio Capalbo: Per molto tempo ho fatto in prima persona i test d’ammissione. Diciamo che il docente che esamina lo studente è il primo a segnalare all’Accademia chi per lui ha dei meriti per ottenere una borsa di studio.
Nel test d’ammissione viene dato loro un tema, che solitamente cambia ogni anno, ma rimane sempre di argomento contemporaneo. Scegliamo sempre argomenti che possono colpirli e stimolarli, e su questo temo dato, loro devono scrivere un soggetto, uno storyboard, ecc. Non devono realizzare un cortometraggio, anche se in verità alcuni lo realizzano.
Quindi, a seconda del livello raggiunto e della loro capacità di raccontare questo tema, e poi di saperlo approfondire durante il colloquio, il docente esaminante segnala l’eventuale borsa di studio.
La scelta finale, comunque, non è a discrezione del docente che lo ha esaminato, ma degli uffici preposti in NABA, perché ovviamente ci sono anche delle riflessioni di carattere economico. Si tiene in conto anche chi ha un reddito più basso, ma il primo elemento rimane quello qualitativo, meritocratico.
NABA ha due sedi: Roma e Milano. Ci sono delle differenze? Di corsi o di gestione?
Vincenzo Cuccia: Il piano di studi è lo stesso, in Media Design e Arti Multimediali. Il programma e gli obiettivi formativi non cambiano. Preciso che mi sto riferendo al corso di cinema e animazione, presente in ambo i campus, e che parliamo di due città che a livello audiovisivo hanno un accentuato squilibrio.
Detto questo, noi formiamo lo studente in modo che possa spendersi non soltanto nel territorio in cui è presente la scuola, altrimenti formeremmo a Milano solo registi di pubblicità o Fashion Film, e a Roma registi di cinema.
Ad esempio sul montaggio abbiamo lo stesso corso a Roma e a Milano, con i medesimi obiettivi formativi, ma a Roma utilizziamo un software che è l’Avid, mentre a Milano no, perché sappiamo che se poi vogliono proseguire un percorso di montaggio o iniziare a collaborare con i montatori professionisti, l’Avid è un requisito importante nel contesto romano, mentre non lo è a Milano.
Fabio Capalbo: L’Avid è un software che a Roma va ancora per la maggiore. Il cinema si monta per lo più con Avid, che è il primo grande programma digitale che ha sostituito la moviola. Non è obsoleto, è un programma ancora straordinario, ma negli anni ne sono usciti altri.
Molti dei film che vediamo al cinema, realizzati all’estero, sono montati utilizzando altri software. Ad esempio Parasite di Bong Joon-ho è stato montato con Final Cut 7, un programma che non viene aggiornato da almeno 15 anni. Pertanto il corso di montaggio avanzato vuol dare anche questo tipo di conoscenza, perché appunto a Milano l’Avid non ha molto senso.
Vincenzo Cuccia: Va aggiunto che gli studenti di Roma, già nel triennio fanno dei tirocini in case di produzione cinematografiche, mentre gli studenti di Milano si ritrovano a fare più esperienza all’interno di agenzie pubblicitarie, e questo lo dobbiamo tenere in considerazione.
Parasite di Bong Joon-ho
Come è strutturato l’organigramma del corpo docenti?
Vincenzo Cuccia: Il corpo docenti è formato da una parte da docenti che sono in accademia, e da una parte di professionisti esterni che rivestono il ruolo d’insegnanti. Questo è fondamentale per poter essere sempre aggiornati con il mondo esterno della professione, che è sempre in trasformazione.
Questi professionisti accettano di venire a fare lezione perché per loro c’è un ritorno importantissimo. Se da un lato insegnano quello che sanno, dall’altro riflettono maggiormente sulla loro professione, e imparano anche il punto di vista dei giovani, che è differente, soprattutto in un mondo in cui le tecnologie si stanno evolvendo rapidamente, e sono costretti ad aggiornarsi.
Fabio Capalbo: È capitato che gli studenti più brillanti, che hanno dimostrato di essere pronti per la professione, fossero poi coinvolti dai docenti stessi per lavori esterni all’accademia.
Vincenzo Cuccia: Tornando al discorso dell’organigramma, l’offerta formativa NABA si articola in due Dipartimenti: quello di Arti Visive e quello di Progettazione e Arti Applicate.
Sotto il Direttore dell’Accademia ci sono due Direttori responsabili dei due dipartimenti: uno riguardante il Dipartimento di Arti visive, e l’altro che si occupa del Dipartimento di Progettazione di Arti Applicate.
All’interno del dipartimento di arti applicate ci sono diverse aree tra cui quella di media, grafica e comunicazione, di design e di fashion. Queste aree hanno dei responsabili. Ad esempio, io sono responsabile dell’area dei media, e dentro queste aree ci sono diversi percorsi formativi. Sia di livello Undergraduate (triennio) e sia di livello Postgraduate (biennio e master).
Ognuno di questi programmi ha un’altra figura didattica di riferimento, che è il Course Leader, come ad esempio Fabio Capalbo, che si occupa del triennio di cinema e animazione a Roma. Queste sono le figure chiave per assicurarsi che la direzione dei contenuti, la scelta dei docenti e la garanzia dell’esperienza formativa degli studenti abbia delle ottime figure di riferimento.
Nei campus NABA ci sono studenti stranieri?
Vincenzo Cuccia: Ci sono studenti di differenti nazionalità, e NABA è l’accademia con una delle più alte percentuali di studenti stranieri. Siamo sopra il 30% di studenti internazionali. La provenienza varia, però diciamo che principalmente provengono dall’oriente. Ma ci sono anche molti studenti dell’America latina, della Turchia, dell’est Europa, del nord Europa, ecc.
NABA offre tutti i corsi sia in italiano che in lingua inglese, e ciò permette agli studenti stranieri, che vogliono iscriversi all’accademia, di poter frequentare tranquillamente i corsi e integrarsi più facilmente nell’accademia.
Quando è stato creato il triennio in cinema e animazione?
Vincenzo Cuccia: Il triennio di cinema e animazione c’è da quest’anno, perché è l’evoluzione di un triennio che prima si chiamava Media Design e arti multimediali, che come obiettivi formativi e contenuti era abbastanza simile.
Questo cambio è accaduto perché il ministero soltanto a partire dal 2020 ha permesso alle accademie di belle arti di creare al proprio interno corsi di cinema audiovisivo e fotografia. Prima c’erano dei percorsi, presenti anche in NABA, che erano afferenti a quella che è la scuola Nuove tecnologie per l’arte.
L’audiovisivo rientrava appunto in quella che sono le nuove tecnologie dell’arte. Fortunatamente c’è stato un buon adattamento, e ciò ha permesso di riformulare alcuni aspetti all’interno del piano di studi, in modo tale che fossero fondamentalmente più efficaci e più chiari per gli studenti che iniziavano un reale percorso di cinema.
Chiaramente il nostro approccio è dipeso anche dall’esperienza precedente in Media Design e arti multimediali, ossia quello di considerare il cinema per quello che è oggi e le prospettive future. L’ibridazione che c’è al di fuori del concetto “sala cinematografica”, di moltiplicazione di schermi, d’interazioni virtuali legate alle nuove tecnologie.
Come nome, nuova ridefinizione di piano di studi, però, si è iniziati da quest’anno.
Come si svolge il triennio di cinema e animazione?
Fabio Capalbo: C’è un primo anno propedeutico, nel quale tutti gli studenti acquisiscono le basi, ovvero partono da zero. Anche chi non sa nulla, ha la possibilità di non sentirsi in difetto rispetto ad altri che possono avere qualche nozione già acquisita.
Al primo semestre del primo anno s’impara a scrivere un lungometraggio, a livello teorico, ma a livello pratico facciamo scrivere dei corti. Poi c’è un primo approccio con le attrezzature video, e quindi un corso chiamato tecniche di ripresa. Un altro corso fornisce le basi riguardo il sound.
C’è poi un corso di storia del cinema, per dar loro le basi teoriche fondamentali e spesso mancanti. Ad esempio, la maggior parte degli studenti che entra al NABA non sa chi sia Federico Fellini. Eppure si presentano come appassionati di cinema.
Questo conferma come sia fondamentale partire da zero. Invece chi non parte da zero, ha una fase di assestamento in cui ripassa qualcosa, attraverso il punto di vista di un professionista del settore.
Il secondo semestre comincia con materie come regia, montaggio base, e si da loro una infarinatura sul mondo dell’illustrazione, da intendere come introduzione al mondo dell’animazione.
Il secondo anno è invece l’anno in cui gli studenti decidono quale indirizzo e quale approfondimento scegliere, tra cinema o animazione. Chi sceglie cinema farà nuovi corsi, più approfonditi, di regia, direzione della fotografia, montaggio, ecc.
Per chi sceglie l’animazione, i corsi sono molto più dettagliati, perché è una professione totalmente differente, soprattutto dal punto di vista tecnico. Il terzo anno è l’anno in cui si fanno gli ultimi approfondimenti sulle principali professioni, come ad esempio la regia. E si da loro anche qualche informazione legata alla legislatura, perché è un mondo che, ahimè, è sconosciuto e a volte malvagio per chi si approccia al mondo del lavoro.
Si da loro qualche informazione utile per districarsi con i contratti, con le partite I.V.A., con la SIAE… Ma il terzo anno è soprattutto l’anno in cui gli studenti preparano la tesi. Ci si riferisce alla classica scrittura, nella quale loro scelgono un argomento e lo approfondiscono. Mentre il progetto pratico di tesi per chi fa cinema è di solito la realizzazione di un cortometraggio, o di un documentario…
A volte anche la scrittura di una sceneggiatura di un lungo, per chi ha in mente di diventare uno sceneggiatore. Per chi fa animazione, solitamente la realizzazione di un cortometraggio. Quindi con il secondo semestre del terzo anno si chiude, per chi riesce a fare tutto nei tempi prestabiliti con la realizzazione di questo progetto pratico.
Quanto tempo hanno gli studenti per realizzare il corto?
Fabio Capalbo: Già durante il primo semestre del terzo anno chiediamo a loro di proporci sia un argomento per la tesi scritta e sia un’idea creativa per il progetto pratico. Il secondo semestre è quello nel quale si dedicano alla chiusura della scrittura, alla realizzazione e alla produzione della propria opera.
Quindi nella migliore delle ipotesi, cioè chi è veramente nei tempi, riesce a pre-produrre e poi a post produrre e chiudere il lavoro entro la fine di giugno e presentarlo in tesi a luglio. È abbastanza difficile restare nei tempi, però qualcuno ce la fa. Altrimenti ci sono gli appelli di settembre, e hanno altre occasioni anche nei mesi successivi per chiudere il progetto.
In tale settore, ci sono giovani più interessati alla fiction o all’animazione?
Vincenzo Cuccia: Diciamo che il 70% degli studenti scelgono cinema, e il resto animazione. Questo sbilanciamento funziona anche come indice per capire qual è lo scenario produttivo che c’è in Italia.
Bisogna anche dire che il corso d’animazione è un percorso che si divide tra chi ha un forte interesse solo verso la parte grafica e illustrativa, e chi invece è interessato prettamente all’animazione realizzata con le nuove tecnologie. Quindi 3D, Virtual Production, Motion Capture, ecc.
Ma ci sono anche studenti che vogliono esplorare diverse tecniche d’animazione un poco passate, ormai quasi di nicchia, come ad esempio il 2D o la Stop Motion. Purtroppo per molti degli studenti che iniziano il percorso, l’animazione sono solamente i cartoni animati delle serie per bambini oppure le produzioni Disney, Pixar… invece l’animazione è un vastissimo mondo di espressioni, basti pensare al tratto stilistico di Miyazaki e dello studio Ghibli.
La città incantata di Hayao Miyazaki
La produzione di un film comporta un lavoro di squadra. Gli autori, sebbene realizzino ognuno il proprio film, collaborano tra loro?
Fabio Capalbo: i cortometraggi che gli studenti realizzano, sono realizzati sempre in gruppo. Il concetto di gruppo è una forma che noi invitiamo a fare fin dal primo anno, perché non va dimenticato che questo è un mestiere di gruppo.
Anche se è vero che il regista è un po’ il protagonista, che pare abbia fatto tutto lui, è sufficiente vedere un Making of per capire che il regista ha certamente un ruolo importante, ma farebbe ben poco se non ci fosse un gruppo intorno collaborativo intorno a lui.
Tant’è che molti grandi registi hanno un ristretto gruppo con cui collaborano spesso. Certamente i medesimi nomi sono scelti per bravura, ma questa consuetudine di utilizzare gli stessi montatori, gli stessi direttori di fotografia, di scenografia, ecc. .. è perché il regista sa che con loro è sufficiente un “occhiata” per comprendersi.
Quindi il team è fondamentale, al di là di quale sia il ruolo dentro il film, perché poi un montatore ha i suoi assistenti, il direttore della fotografia i suoi assistenti. Anzi, in questo caso il direttore della fotografia è quasi un capo reparto, perché ha a disposizione i macchinisti, gli elettricisti…
Ed è fondamentale soprattutto in questa epoca individualista insegnare agli studenti l’opportunità d’imparare il gioco di squadra. Infatti loro lavorano sempre in gruppo, e si scambiano spesso i ruoli. Magari in un corto uno studente figura come regista, e in un altro corto ricopre il ruolo di montatore.
Dal 2021, l’Accademia fa parte del New European Bauhaus, progetto culturale interdisciplinare. In che cosa consiste?
Silvia Simoncelli: Il New European Bauhaus è stato varato per unire le forze di artisti, scienziati, studenti, esperti di digitale, architettura, ingegneria e molti altri. L’obiettivo è quello di fare leva sull’European Ecological Pact per raggiungerne i risultati e avvicinare tutti al “green movement”.
Attraverso un processo creativo condiviso, NABA ha partecipato alla prima edizione del New European Bauhaus Festival nel giugno 2022, esattamente dal 9 al 12 giugno. In quelle giornate d’incontri, è entrata in contatto con circa 200.000 persone. E l’Accademia ha valicato i confini nazionali con POP!, una rivista che affronta le questioni centrali dell’edilizia sociale.
Nel 2024 NABA ospiterà la Biennale di ELIA. Cosa è?
Vincenzo Cuccia: Elia è una rete che unisce tutte le università a livello europeo. Organizza una Biennale, di mostre e conferenze, che per la prima volta si terrà al campus NABA di Milano nel 2024. Un evento molto importante per la nostra Accademia, che conferma l’internazionalizzazione dell’Accademia nel proprio territorio. NABA è la prima in classifica tra le accademie d’Italia, e tra le prime nel ranking internazionale.
Prossimi eventi Naba?
Fabio Capalbo: Nei prossimi mesi Naba Roma avrà Z-Pitch, nato in NABA ma aperto anche a studenti di altre scuole. È dedicato al pitching, ossia allo sviluppo di idee che poi, chissà, potrebbero diventare opere audiovisive.
Mai come oggi i film o le serie Tv hanno bisogno di questa fase. Recentemente nei festival sono state create aree dedicate ai Pitching. Quindi, visto che è necessario essere bravi a risultare convincenti in pochi minuti per interessare gli interlocutori, che decideranno quale storie portare avanti, questo contest insegna questo tipo di approccio.
Ci saranno anche delle Masterclass, a partire dalle prossime settimane, in cui esperti sceneggiatori approfondiranno questo tipo di sviluppo comunicativo vincente agli studenti. E dopo ci saranno delle vere e proprie premiazioni. Sarà premiato lo studente o il gruppo di studenti che ha avuto l’idea creativa migliore, e al contempo abbia saputo presentare, secondo le spietate e veloci dinamiche del Pitching, il progetto.
Stiamo anche proponendo una serie di incontri sulle narrazioni seriali a cui prendono parte alcuni protagonisti del settore audiovisivo dal titolo Story First per il lancio del Master di Screenwriting for series
Inoltre, altro evento prossimo, è l’incontro con Roberto Minervini, nella seconda settimana di giugno. Farà un talk e un workshop qui in NABA, dedicato al cinema di non-fiction.
Ci sono scambi internazionali?
Vincenzo Cuccia: Abbiamo anche scambi internazionali, tipo Erasmus, Erasmus Plus… con università di cinema a livello europeo e anche internazionale. Ad esempio c’è una bella collaborazione con la San Francisco State University.
Poco tempo fa Isabel Mazzolini, una nostra studentessa, era andata a fare un semestre di Erasmus lì. L’ha poi rinnovato per un altro semestre, preparando la tesi a San Francisco per poi presentarla qui, e ha girato a San Francisco il corto Pillow, che è andato in giro per diversi festival e ha vinto al Film Finals di San Francisco. La Mazzolini è tornata a San Francisco, e ora fa la direttrice della fotografia di videoclip a Los Angeles.
Pillow di Isabel Mazzolini
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