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FKFF 2012: “The Show must go on” di Han Jae-rim e “My Wife is a gangster” di Jo Jin-gyu

Martedì 27 marzo si è tenuta la serata più attesa della decima edizione del Florence Korea Film Fest con la proiezione del film “The Show must go on” di Han Jae-rim. Nel pomeriggio è stato proiettato, nella sezione K-Comedy, “My Wife is a gangster” di Jo Jin-gyu

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The Show must go on

Martedì 27 marzo si è tenuta la serata più attesa della decima edizione del Florence Korea Film Fest con la proiezione del film The Show must go on di Han Jae-rim. Ospite d’onore la star del cinema coreano Song Kang-ho, omaggiato del premio alla carriera dal direttore del festival Riccardo Gelli. Per l’occasione il cinema Odeon di Firenze è stato letteralmente invaso dai fan dell’attore, a dimostrazione di quanto il cinema coreano sia sempre più conosciuto ed apprezzato qui da noi.

Opera seconda del regista Han Jae-rim, dopo l’interessante Rules of Dating, il film si presenta come una riuscita ed equilibrata commistione tra dramma e commedia.

Kang In-gu è un piccolo gangster alle prese coi problemi di tutti i giorni, in perenne conflitto con la moglie che vorrebbe il suo ritiro dal mondo della mala e con la figlia adolescente che lo disprezza e si vergogna del suo lavoro. Il suo obbiettivo primario è quello di acquistare una casa più confortevole per la sua famiglia, in un accogliente quartiere residenziale. Kang In-gu è stressato sul lavoro a causa di un grosso affare nel settore edile e del rapporto teso e conflittuale col fratello del suo capo che farà ben presto precipitare gli eventi con conseguenze assai tragiche.

Non si fatica a comprendere il motivo per cui Song Kang-ho sia particolarmente affezionato a questo suo personaggio come ha sottolineato ieri in conferenza stampa. Nell’impersonare  questo goffo criminale alle prese coi problemi familiari e lavorativi, il divo coreano riesce in maniera magistrale a passare da un registro interpretativo all’altro, dal comico al drammatico, dal grottesco al patetico, dimostrando ancora una volta d’essere un attore completo, particolarmente a proprio agio in ruoli a tutto tondo di questo tipo presenti in gran parte della sua filmografia. Il film parte in sordina ma cresce lentamente durante lo sviluppo narrativo, alternando con sapienza le scene d’azione tipiche di un gangster movie a quelle di ordinaria quotidianità, riuscendo a rinnovare un genere inflazionato sul grande schermo con elementi inediti e spesso spiazzanti per il pubblico.

The Show must go on ha trionfato nel 2007 ai Blue Dragon Film Award, uno dei riconoscimenti più importanti del cinema coreano, nelle categorie di miglior film e di miglior attore per Song Kang-ho che ci regala un finale indimenticabile dove emerge tutta la disperazione e la solitudine dell’ennesimo  personaggio tragicomico di cui è costellata la sua straordinaria carriera.

My wife is a gangster

Nel pomeriggio è stato proiettato, nella sezione K-Comedy dedicata appunto alla commedia coreana, My Wife is a gangster di Jo Jin-gyu.

Il film parla di Eun-jin, ragazza/gangster che si è fatta strada in un mondo solitamente dominato dagli uomini grazie alla sua abilità nell’uso delle lame e nelle tecniche di lotta. A causa della sorella, gravemente malata che la vuole vedere sposata e con prole prima di passare a miglior vita, Eun-jin si trova come marito il goffo e impacciato Soo-il. Il malcapitato non sa ancora cosa lo aspetta, essendo del tutto ignaro della “professione” di sua moglie e del suo ruvido carattere che metterà a dura prova la loro convivenza.

Una commedia originale nel soggetto, che gioca e trae forza dall’invertire i ruoli tra uomo e donna tipici dei film che presentano tematiche di questo tipo. Molti i momenti comici durante la visione del film grazie all’incontro-scontro tra due personaggi che non potrebbero essere più diversi e distanti tra loro di come ci appaiono. La pellicola di Jo Jin-gyu divenuta addirittura una saga con ben due seguiti, perde via via mordente durante lo sviluppo narrativo, non potendo più contare sull’effetto sorpresa iniziale, e si perde in inutili sotto trame che ne danneggiano la compattezza e la tenuta sulla lunga distanza. Buona e convincente la prova di Park Sang-Myeon, già visto in The Foul King nei panni di un maldestro lottatore, nel ruolo del marito sottomesso.

Boris Schumacher

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