Il cinema ha riflettuto spesso sulle crepe dell’animo umano attraverso la rappresentazione della guerra e per farlo Peter Berg in Lone Survivor, disponibile su Netflix, basandosi sull’omonimo romanzo, racconta la vera storia di Marcus Luttrell interpretato da Mark Walhberg, ex Navy Seal e membro della tragica missione denominata Red Wings.
Lone Survivor La trama
Fango, sudore, palpitazioni e lacrime sulle note degli Explosion in the Sky: questa la prima scena del film per rappresentare il duro allenamento e i sacrifici che gli aspiranti Navy Seals sono chiamati a compiere per i valori che vanno oltre la sofferenza del corpo.
In seguito a un’impostazione in cui i protagonisti vengono introdotti superficialmente con brevi scene di cameratismo, Marcus Luttrell e altri tre compagni si recano tra le montagne dell’Afghanistan con l’incarico di eliminare un capo talebano di Al Qaeda.
Durante l’appostamento però alcuni civili sorprendono i protagonisti, costringendoli a rispondere a un quesito morale: uccidere i testimoni o lasciarli andare? I quattro scelgono di annullare la missione e liberare i testimoni, ma così facendo si ritrovano ben presto braccati dai talebani con un’imboscata.
Un palcoscenico chiamato guerra
Nonostante il plot abbia un gran potenziale riflessivo, Berg laddove avrebbe potuto creare un contrasto interessante, nella quale i protagonisti con i loro valori e aspirazioni eroiche si sarebbero potuti scontrare con una realtà pronta a disinnescare le loro convinzioni, decide invece di concentrarsi sulla glorificazione del sacrificio.
Sebbene l’intero conflitto sia tecnicamente appagante, le intuizioni registiche sono ripetitive, inquadrature e soluzioni di messa in scena sempre molto simili e a tratti surreali, come quando per ben due volte l’intero gruppo cade dai burroni senza riportare gravi danni.
Nei momenti più drammatici i personaggi risentono di caratterizzazione e approfondimento mancati. Non si contestualizzano le loro vite prima della tragedia; anzi, si fa il contrario, come quando unpersonaggio racconta di suonare uno strumento nel momento esatto in cui perde la mano e i dialoghi tra i vari scontri non aiutano, risultando spesso figli di un cinema muscolare e propagandistico.
Il sensazionalismo dell’opera dà il suo pieno sfogo nelle riprese delle morti dei compagni di Luttrell, in cui, mediante l’utilizzo di rallenty e una fotografia quasi sempre accesa e morbida, i personaggi in realtà abbattuti come maiali vengono incorniciati ed esaltati a eroi.
I martiri di piombo
Dopo aver concentrato la maggior parte del minutaggio a favore dello scontro, il film tenta di dare tridimensionalità alla trama, poiché Marcus, l’unico superstite, viene aiutato da un gruppo di un villaggio adiacente per poi essere definitivamente salvato dagli americani nel bel mezzo di una guerra civile.
In un panorama cinematografico di genere in cui film come Come and see o The thin red line approfondiscono le dinamiche trattate, Lone Survivorsi colloca sul versante opposto, in cui l’enfasi del conflitto bellico prevale. La pellicola si conclude sulle foto reali dei soldati con in sottofondo l’ovvia Heroes di David Bowie per lodare la triste storia dei martiri con i fucili in mano.