Dal 18 al 23 marzo si svolgerà la 36º edizione del BFFB (Bolzano Film Festival Bozen). Da quest’anno il nuovo Direttore artistico e Vincenzo Bugno.
Il BFFB è un festival con una consolidata tradizione e una peculiare identità cine-culturale; quest’anno ci saranno un ricco programma filmico e molti eventi collaterali.
Per avere un quadro preciso di questa 36º edizione, abbiamo intervistato Vincenzo Bugno.
Intervista con Vincenzo Bugno
36º edizione del Bolzano Film Festival, e prima edizione sotto la sua direzione. Come è stato l’impatto con questa nuova avventura?
Bolzano è una realtà praticamente complessa, ma culturalmente molto interessante. Secondo me, quando si inizia un’attività di questo tipo, bisogna prima di tutto contestualizzare, e capire dove ci si trova.
È necessario capire il tipo di proposte del festival, ed eventualmente quali sinergie si possono sviluppare con le realtà culturali del territorio. Bolzano, sebbene sia una città abbastanza piccola, è una realtà con numerose istituzioni culturali.
C’e il Museion, ossia il museo di arte contemporanea, ci diversi teatri, festival musicali, e per restare nel nostro settore ci sono delle istituzioni cinematografiche molto rinomate, come ad esempio l’Università di cinema Zelig, e la IDM Film Commission Südtirol.
E detto questo, è necessario confrontarsi con l’identità del festival degli anni passati. Precedentemente, il BFFB era più incentrato alla produzioni del Nord rispetto al resto dell’Italia, poiché fondamentalmente nacque come un festival di cinema di lingua tedesca.
Il programma della 36º edizione è stato fatto in poco tempo, praticamente in tre mesi e mezzo. È stata una sfida impegnativa, ma fin dall’inizio abbiamo pensato a un festival che rispettasse la propria tradizione identitaria, ma al contempo con alcune modifiche. Le identità si modificano, si muovono e di questo bisogna tener conto.
Durante la conferenza stampa ha messo in evidenza che una delle prime riflessioni fatte con gli altri organizzatori è stata quella di capire quale deve essere la funzione di un festival. Questa riflessione è dettata dal fatto che si sta perdendo il fine ultimo di un festival oppure dal cambio che stanno subendo il cinema e la società?
Credo che i piccoli festival abbiano un presente e un futuro molto interessanti, perché permettono un rapporto molto diretto con il pubblico, e un approccio più facile tra pubblico e ospiti.
Si può creare un’atmosfera molto intima, simpatica, che contribuisce anche a definire meglio un’identità del festival. E vanno tenuto in conto eventi esterni che si sono presentati in questi anni e hanno modificato la fruizione cinematografica.
Le piattaforme streaming hanno preso il sopravvento durante la pandemia, però io non le voglio demonizzare: credo che siano spesso utili perché propongono offerte di cinema di qualità piuttosto interessanti.
È certo, però, che condividere l’esperienza di un film in una sala insieme ad altre persone è insostituibile, e quindi è necessario battersi ora e anche in futuro per difendere la funzione sociale del cinema e dei cinema. Battersi per i film ma battagliare per mantenere l’importanza delle sale cinematografiche.
Nel caso del Bolzano Film Festival, questa kermesse ha una peculiare identità. Scorrendo la scelta filmica di quest’anno, e come ha ribadito in conferenza, si è voluto rimettere in discussione il concetto di identità, che sta mutando e acquistando nuove sfumature.
Come ho accennato prima, le identità sono in movimento, e aggiungo per fortuna. Personalmente ho sempre cercato di portare contaminazioni positive. L’identità è riscontrabile nelle peculiarità culturali, ma si può riscontrare anche nella forma stilistica e artistica di un film.
All’interno del concorso troviamo film di finzione, film documentari, ma anche molti lavori che sfuggono alla suddette definizioni, perché sono documentari di finzione oppure film di finzione con un marcato stile documentaristico.
Nel ricco programma spicca soprattutto il focus dedicato al cinema galiziano.
Mi sembra che sia la prima volta che si organizza una retrospettiva sul cinema galiziano in Italia… È un focus che abbiamo organizzato assieme all’ambasciata spagnola, proponendo le tappe più importanti della cinematografia galiziana degli ultimi anni.
La cinematografia galiziana è tra le identità più interessanti d’Europa dell’ultimo quindicennio. Ad esempio, all’ultima Berlinale c’erano ben tre film galiziani. Si tratta di un cinema con una identità artistica molto particolare, perché c’è contaminazione tra documentario e finzione. Spero che possa interessare al pubblico.
Questo focus era già agli atti prima che Lei assumesse la direzione del festival, o è una sua personale scelta?
È stata una mia personale scelta, dettata anche dalla mia grande passione per il cinema galiziano.
O que arde
I film identitari galiziani tengono alla rappresentazione del loro territorio, e l’attenzione verso il territorio e le sue peculiarità è marcata anche con la sezione Piccole lingue DOC.
All’interno del festival ci sono diverse iniziative dedicate al territorio, non solo del Trentino Alto Adige. Ad esempio LiLi / Little Lights, un progetto interlinguistico dedicato al cinema per bambini.
Local Heroes, una selezione di alcune opere di autori sudtirolesi, che hanno un forte legame con il territorio, e appunto Piccole Lingue DOC, sezione vicina alla nostra identità politico-culturale. Una sezione organizzata assieme Libera Università di Bolzano.
Quest’anno è stato istituito l’IDM Award. In che cosa consiste?
L’IDM Award è un mini concorso tra i film che sono stati finanziati in parte dall’IDM. In concorso c’è Sisters di Linda Olte, film finanziato dall’IDM. È una co-produzione molto interessante tra una casa di produzione di Bolzano che si chiama Albolina e l’Estonia. Una casa di produzione rinomata, però al momento soltanto a livello locale, che si sta espandendo a livello europeo.
Sisters
Molto interessanti anche le due Masterclass, che saranno tenute da Vasco Pimentel, sound designer, e Marta Andreu, produttrice.
Diciamo che l’idea del festival era quella di democratizzare la realizzazione del film. Sovente si coinvolgono le solite figure professionali, regista, attori, a volte il direttore della fotografia…
Per cui, partendo anche dai Premi alla carriera all’eccellente produttrice austriaca Christine A. Maier e al grande montatore Jacopo Quadri, si è deciso di applicare questa scelta anche alle Masterclass.
Vasco Pimental è una figura unica, è un grande artista del suono. Spesso il suono racconta più delle immagini, e Pimental ha lavorato sia con registi portoghesi di differenti generazioni, sia con grandi registi europei, come ad esempio Wim Wenders.
Questa Masterclass mi è sembrata necessaria per sottolineare l’importanza del suono nel documentario in rapporto a ogni altro contenuto. Invece Marta Andreu, poetessa e filosofa del documentario e non solo, si dedicherà a questo tema proponendo spezzoni di opere che hanno fatto la storia del cinema.
Questi Premi alla Carriera e le due Masterclass sono altri elementi decisivi per capire l’identità di questo festival.
Altro eventi degno di nota è quello del BFFB Talks, in cui il pubblico può partecipare relazionandosi con gli autori.
Accompagneranno la programmazione del festival, sia dei film in concorso, sia delle sezioni collaterali. Oltre che il focus sulla Galizia e le Masterclass e i Premi alla carriera.
Un festival non può aspettare che vengano gli spettatori. È necessario essere molto attivi e propositivi. Quando si organizza un festival, bisogna lavorare anche sul pubblico, su quello esistente e su quello che ci sarà.
Soprattutto in una città in cui c’è un pubblico molto attento all’offerta culturale. Uno degli aspetti che mi ha molto colpito, è che a Bolzano c’è un teatro dove ci sono 3000 abbonati. Ciò mi ha impressionato perché stiamo parlando di una città con circa 100 mila abitanti.
Il Final Touch, giunto all’ottava edizione, è uno di quegli spazi utili a far interagire giovani autori con esperti di settore.
Rientra nel precedente discorso di democratizzazione del cinema. Tra gli intenti del festival c’è quello di coinvolgere attivamente chi il cinema lo fa. Cerchiamo di favorire gli incontri tra le maestranze e i nostri ospiti.