Che cosa sono i Free Party, comunemente chiamati rave? E quando nascono? Come si sono evoluti? A queste e a tante altre domande risponde Alessandro Ugo, con F(r)ee, disponibile online su OpenDDB.
F(r)ee è un documentario dinamico, fresco e politico.
Una panoramica a trecentosessanta gradi su uno dei fenomeni musicali, artistici e culturali più vivaci degli ultimi decenni. I rave, spesso considerati luoghi di perdizione, vengono descritti da Alessandro Ugo senza preconcetti e tabù. Un’analisi liberale – nel senso più ampio del termine – realizzata attraverso una carrellata di interviste ai protagonisti della scena underground, alternate con le immagini dei migliori raduni musicali e non solo, sparsi per l’Europa.
La trama di F(r)ee
Un viaggio che esplora lo sviluppo della musica Tekno dai primi albori a oggi. Tre decadi, che mostrano come questo genere sia esploso con una coscienza collettiva, raggiungendo persone di ogni età, razza e classe sociale, diventando uno degli esempi più longevi di controcultura.

I protagonisti della scena Tekno in F(r)ee
Alessandro Ugo, principalmente conosciuto per la sua nomination al National Film Awards con un grottesco cortometraggio intitolato, Outsiders, in F(r)ee dà voce ai protagonisti dei gruppi musicali antesignani del genere Tekno.
Tra loro: Shockraver, Ryan dei Total Resistance, 69db degli Spiral Tribe, Chris Liberator, Black Qirex e Robert Black dei Megadog. A loro si aggiungono Andrea Zambelli (filmmaker), Narkotek (Dj), Blackqirex (Dj) e semplici frequentatori delle feste, uomini, donne, giovani e meno giovani, che amano la musica e la considerano tra i principali mezzi di comunicazione.
È questa l’essenza principale dei Free Party, la comunicazione, quella vera che avviene senza convezioni sociali, senza la consueta esigenza di etichettare, con sommaria approssimazione ciò che ci circonda. Queste feste, spesso bollate come luoghi di perdizione, al punto che uno dei primi decreti del Governo Meloni è stato quello anti – rave, ripropongono una situazione ancestrale, collocando l’essere umano immerso nella tribù, con al centro un totem.
Un incontro musicale al di là del suono
“Alla festa sono una persona che ama divertirsi. Il ballo è comunicazione, ripropone l’uomo in una dinamica ancestrale”.
Così si esprime Andrea Zambella, una delle tante voci di F(r)ee, che racconta la sua esperienza all’interno di questo fenomeno tanto variopinto, quanto sconosciuto. Un incontro musicale, senza dubbio, ma che non si esaurisce solo con il suono.
Alessandro Ugo descrive i rave come un enorme contenitore, al cui interno vivono tanti frammenti di micro – universo. La musica e il suono in generale giocano un ruolo fondamentale, ma coesistono con tante altre espressioni artistiche, culturali e antropologiche. Insomma, un mondo al cui interno coabitano tanti altri mondi. Esistenze che si incrociano per condividere un’esperienza in totale libertà.
L’opinione pubblica, martellata dall’informazione di massa, considera i rave luoghi di caos, disordine e minaccia per sicurezza, tanto invocata negli ultimi tempi. F(r)ee affronta la questione andando oltre ai preconcetti propagandistici, utilizzando una chiave di lettura squisitamente politica. Perché i Free Party sono anche espressione politica.
Il trionfo della libertà in F(r)ee
È politica la condivisione degli spazi abbandonati, vecchie fabbriche o boschi lontani dalle luci delle città, che diventano luoghi avvolti da una dimensione magica. Una visione estremamente liberale, ormai persa qui nel nostro Paese, dove persino il più accanito autocratico si considera tale.
Ma Alessandro Ugo in F(r)ee recupera questa visione descrivendo il mondo dei Free Party, dove la libertà è il trionfo dell’espressione e non lede le libertà altrui. Una festa all’insegna del divertimento, ma che ogni volta si pone anche come una forma di protesta contro le convenzioni sociali, gabbie oppressive all’espressione umana.
I Free Party hanno rappresentato un momento di rottura con la classica fruizione musicale. Questo fenomeno, che in breve tempo si è diffuso prima in America e poi in Europa, ha portato la musica fuori dalle discoteche, abbattendo ogni confine. Una rivoluzione culturale e ancora una volta politica, che ha consentito a tutti, senza differenze di genere, classe, sesso e razza di condividere le stesse vibrazioni.

Il rituale nel rave
Il documentario di Alessandro Ugo non tralascia di raccontare l’aspetto ritualistico dei rave. Uomini e donne, che si incontrano in una dinamica orizzontale, formano un grande cerchio per vivere la medesima atmosfera magica e unica. Non ci sono artisti e pubblico, ma un tutt’uno.
Significativa è la collocazione dl DJ all’interno dei Free Party, che non si trova mai su un palco, al di sopra della gente, ma sullo stesso livello, a volte defilato. Non è il singolo artista protagonista dell’evento, ma l’atmosfera, fatta di suoni e magia che produce insieme al pubblico.
L’aspetto ritualistico dei rave è poi presente anche nella preparazione dell’evento, caratteristica forse persa con l’avvento dei social che diffondono con largo anticipo il luogo del raduno.
In precedenza, invece, le notizie sull’evento erano da ricercare e anche la cerchia più vicina agli organizzatori aveva difficoltà nel trovare il luogo scelto. Ciò comportava una lunga, ma incantevole ricerca, spesso in campagne isolate o tra le strade di periferie dove si nascondeva la festa.

Una visione antiproibizionista
Alessandro Ugo in F(r)ee traccia anche una breve ma succosa sintesi della storia della musica Tekno, con le sue mille sfaccettature, che hanno generato una serie innumerevoli di sottogeneri. Ma il regista, con le sue interviste, affronta anche gli aspetti più pratici del fenomeno, come quello economico.
Come la difficoltà da parte degli organizzatori nell’affrontare le spese organizzative e poi una dolorosa contrapposizione tra feste illegali e legali. Queste ultime sembrano avere più fondi a disposizione a discapito della perdita, almeno in parte, dell’incantesimo ancestrale.
Infine, ma non certo per importanza, viene trattato anche il tema della presenza di stupefacenti all’interno delle feste. Presenza che non viene certo negata, ma trattata in maniera antiproibizionista. Si dà, infatti, la possibilità al singolo di fare la sua scelta. D’altronde, le discoteche, luoghi scelti dall’alto per il divertimento dei giovani, sono stracolme di droga e il proibizionismo, che lentamente sta allentando la sua presa in molte parti del mondo, non ha portato a risultati migliori.
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(17) F(re)E – Official Trailer – YouTube