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‘Semaforo rosso’. Tra sogno e realtà

Il primo lungometraggio totalmente indipendente di Guglielmo Brancato.

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Semaforo Rosso è un film del 2021, primo lungometraggio del regista siciliano Guglielmo Brancato, che ambienta la storia a Palermo. Il film, indipendente, è finanziato da una raccolta fondi di ArteAtelier di Alessio Calestani e distribuito dalla giovane società Marte Studios.
Nel cast sono presenti  Paolo Catalano, Andrea De Manincor, Cecilia Minutoli e Federica Palmeri.
Il film è attualmente disponibile su Chili.

La trama di Semaforo rosso

Enea, il giovane protagonista, ha deciso di togliersi la vita. Dopo aver compiuto il gesto, viene trovato e raccolto da un anziano signore, che lo porta a casa sua.
Qui, una volta rinvenuto, Enea inizia a conversare con il suo soccorritore e gli racconta i motivi che lo hanno spinto al suicidio. Il ragazzo narra la sua relazione tossica con Maria, sua fidanzata dai tempi del liceo, che lo opprime e lo obbliga a sottomettersi ai suoi valori.
Realtà, ricordo e finzione si mescolano, creando un affresco psicologico di Enea, che si intreccia con i grandi interrogativi umani.

Tra sogno e realtà

Semaforo Rosso è la storia di un suicida e delle ragioni che lo spingono a questa scelta drastica. Enea, proprio come l’omonimo eroe mitologico, compie un viaggio nella mente; un viaggio tortuoso e travagliato, in cui fantasia e realtà si mescolano fino a diventare un tutt’uno. La strada perde la sua direzione precisa e si trasforma in una spirale delirante.

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Con quest’affermazione, l’anziano soccorritore di Enea riassume l’essenza del film: fino all’ultima scena lo spettatore si ritrova senza alcuna idea di come il percorso di Enea possa giungere al termine.
La regia di Brancato si adatta alla perfezione a questa spirale di delirio, utilizzando i movimenti di macchina per svelare o nascondere importanti dettagli che permettono di orientarci tra sogno e realtà.
Un altro merito del regista è quello di offrire un ritratto di Palermo molto diverso da quello cui siamo abituati: Brancato tiene fuori dall’inquadratura ogni riferimento alla criminalità o al folklore, offrendoci una nuova versione, più drammatica e introspettiva.

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Il grande catalizzatore del malessere di Enea è la sua relazione con Maria. Questa storia d’amore si trascina avanti dai tempi della scuola, una convivenza forzata tra due ragazzi ancora troppo giovani per gestire questo tipo di rapporto.

I dialoghi sono pochi, gli atti d’amore sono per Enea una costrizione. Il ragazzo immagina più e più volte di scappare via per sempre e fuggire dal controllo di Maria, fantasticando anche su gesti drastici e violenti. Ad Enea, proprio come all’eroe mitologico, viene offerta una possibilità di fuga più volte, tramite la sua Didone, ma in questa realtà così grigia tutto resta immutabile.

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Il film tocca diversi temi filosofici che rifletto sulla condizione umana, dal Mito della caverna di Platone alle riflessioni di Pascal.
Si potrebbe dire che in novanta minuti non ci sia abbastanza tempo per approfondire temi così vasti e che rimanga tutto un po’ superficiale. Ma anche questi discorsi servono a rendere il finale più perturbante, lasciando allo spettatore il compito di trovare una risposta ai temi sfiorati dal film.

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La luce naturale che viene ricreata nella pellicola rende ancora più difficile l’orientamento tra finzione e realtà: intreccio assecondato anche dall’alternarsi di riprese fisse alla camera a mano e di scene oniriche in bianco e nero, che, anche prese singolarmente, conservano un proprio significato raccontando una storia con un suo inizio e una sua fine.

il trailer di Semaforo rosso

 

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