I Migliori Giorni è disponibile dal 3 aprile su Netflix, in attesa dell’uscita il 15 agosto 2023 de I Peggiori Giorni, sempre dei registi Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo.
“La fantasia distruggerà il potere e una risata vi seppellirà!”, è una frase che si ripete spesso ma a cui è difficile attribuire una paternità certa. Nata come motto anarchico nell’Ottocento, forse il primo a pronunciarla potrebbe essere stato Michail Bakunin: mentre in Italia si è diffusa tra gli anni Sessanta e la fine dei Settanta.
Nonostante questo, la sua portata si avvicina facilmente a certo cinema, specialmente se guardando alla celebrata commedia all’italiana, che più che un genere vero e proprio è -stato- un filone di cinema comico-satirico di matrice neorealista diventato corrente solo negli anni Settanta, con film che partendo dall’attualità scherzavano su una materia di per sé tragica (vedi Il Sorpasso).
Oggi la commedia all’italiana è diventata più un marchio da sbandierare o da apporre su qualche film che ironizzi in maniera più o meno aperta su un fatto di cronaca o su una circostanza sociale: dimenticando spesso se non sempre che certo cinema nasce soprattutto dalle idee che si fanno scrittura.

Conseguentemente, sono davvero pochi alle nostre latitudini i registi che riescono ad inquadrare la materia mentre, come si dice, castigat ridendo mores; e andando a memoria viene in mente solo Paolo Virzì, che però dopo un periodo di stanca ha virato verso il dramma esistenziale, sorretto dalla penna corriva di Francesco Bruni; e Massimiliano Bruno, autore di film di enorme successo al box office, regista ma prima di tutto sceneggiatore intelligente e sottilissimo, capace di unire in perfetto, mirabile equilibrio le note a drammatiche a quelle comiche.
DAL TEATRO AL CINEMA, GLI ULTIMI RESTANO ULTIMI
Non per niente il suo nome nasce e cresce insieme a quello di Paola Cortellesi, per il quale ha scritto tre commedia teatrali (Cose Che Capitano, Ancora un Attimo, Gli Ultimi Saranno Ultimi): ed è nei crediti di uno dei più enormi successi del cinema degli ultimi anni, il proverbiale Notte Prima Degli Esami di Fausto Brizzi.
Nel 2011 passa dietro la macchina da presa nel ruolo di regista oltre che di sceneggiatore con Nessuno Mi Può Giudicare (proprio con la Cortellesi, insieme ad Anna Foglietta), ed è con questo film che inizia il suo periodo più florido.

Sono nove, ad oggi, i film che portano la sua firma in regia: e alcuni, forse proprio i meno conosciuti come Viva L’Italia (2012) e Gli Ultimi Saranno Ultimi (2015), sono piccole perle brillanti, struggenti nella loro semplicità, incredibili nel mettere a nudo il re (il primo) e a portare in scena il dolore (il secondo), che rinunciano alla risata strabordate per camminare su quell’equilibrio che si diceva sopra, in questi casi tagliente come una lama.
I Migliori Giorni, uscito il 31 dicembre 2022 e disponibile dal 3 aprile 2023 su Netflix, è probabilmente l’esito più compiuto e che sta esattamente a metà strada tra i due titoli citati nel momento in cui riesce a mantenere la giusta distanza tra la commedia sociale e il dramma intimista.
I Migliori Giorni è però tecnicamente una co-regia: vuole infatti recuperare la tradizione dei film ad episodi della commedia all’italiana (echeggiano ovviamente le risate amare de I Mostri, il capolavoro di Dino Risi del 1963), e i quattro capitoli sono divisi equamente tra Max ed Edoardo Leo.
DUE REGISTI PER DUE STILI
Con un cast sontuoso (Claudia Gerini, Max Tortora -entrambi eccellenti-, Valentina Lodovini, Luca Argentero, Anna Foglietta, Stefano Fresi, gli stessi Leo e Bruno), I Migliori Giorni ora su Netflix prima di tutto rende ancora più evidente uno dei migliori punti di forza del suo suo autore, ovvero la capacità di tirare fuori il meglio dagli attori in scena e farli brillare di luce prima riflessa, poi propria. Inoltre, il film porta avanti brillantemente anche quell’idea di factory produttiva per fortuna sempre meno rara nel panorama attuale italiano, ovvero un gruppo di amici artisti che si scambiano ruoli e interpretazioni e ruotano nei loro film, creando una sorta di sotto-universo di genere. Soffre però di un evidente problema, lo stesso che prevedibilmente affligge tutti i lungometraggi con più regie: se infatti i due episodi girati da Leo hanno difficoltà strutturali e drammaturgiche, quelli di Bruno sono inattaccabili e affondano i denti nella materia con più consapevolezza.

D’altronde, Edoardo Leo ha dimostrato con i suoi film (da Buongiorno Papà a Noi e La Giulia, da Che Vuoi Che Sia a Lasciarsi Un Giorno a Roma) di avere buon gusto per i caratteri e una buona predisposizione nel racconto sulle triangolazioni sentimentali ed emotive, però in maniera inversamente proporzionale a come riesce a costruire uno sviluppo narrativo coerente che soprattutto sa sfociare in un finale adeguato a tirare tutti i fili sparsi.
Ugualmente, i suoi due tratti di pellicola (Natale e San Valentino) partono bene e finiscono illanguidendosi, non riuscendo a mantenere la stessa forza emotiva per tutta la loro durata.
Diversamente, i segmenti girati da Bruno sono notevolmente più spessi dal punto di vista teorico, inserendo i suoi protagonisti in tematiche prepotentemente attuali e spingendoli in storie che offrono con acume punti di vista mai banali su lotta di classe, ipocrisia sociale, femminismo e opportunismo massmediale.
I Migliori Giorni, nonostante il posizionamento in sala in piene festività, si propone come vero e proprio anti-cinepanettone, infarcito com’è -specialmente negli episodi Notte di Capodanno e 8 marzo– di tristezza soffusa e disillusione mostrando i denti in una risata che si fa subito amara senza bisogno di attendere nessun retrogusto; puntellandosi nel percorso su diversi cortocircuiti, perché se all’inizio il suo regista propone una visione disincantata e smitizzante delle feste comandate, con un doppio salto all’indietro poi si riposiziona nel conformismo più malinconico, nel punto esatto in cui la vita riprende il vissuto e riporta tutto su binari consolidati.
Fa strano, allora, che in pochi si siano accorti della specificità del film (in attesa di un suo sequel specchiato, I Peggiori Giorni, un p come il dittico Maschi Contro Femmine e Femmine Contro Maschi, con la regia di Brizzi e la sceneggiatura proprio del buon Max) dello sforzo di Bruno di ridare vigore, smalto, sostanza e tridimensionalità ad un genere ormai abbandonato a sé stesso o a scialbe ripetizioni di modelli esteri; sempre e comunque con un desiderio di mettere in luce l’amarezza delle sue storie, il dolore dietro i sorrisi, la prismaticità di una quotidianità che Bruno stesso riesce a descrivere con pochi tocchi di penna o poche inquadrature.

Quello che è innegabile è che nella commedia più diffusa oggi la critica sociale è solo enumerata e mai vissuta, cosa che porta la critica a guardarla quasi sempre di sbieco, insofferente di fronte alla sua stessa esistenza anche quando, come nel caso de I Migliori Giorni, ora su Netflix, tenta di abbracciare insieme alto e basso, cultura pop e riferimenti letterari, il gusto della risata spensierata e spunti di riflessione per guardare prima di tutto dentro noi stessi e mettendosi in relazione con tutto ciò che ci circonda.