Rendez-Vous Festival del Nuovo cinema francese

‘Maryland’ Al Rendez Vous festival l’opera seconda di Alice Winocour

Presentato al Rendez Vous Maryland di Alice Winocour, con Diane Kruger e Matthias Schoenaerts.

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In programma alla tredicesima edizione del Rendez Vous Festival, Maryland (2015) è la seconda prova da regista di Alice Winocour. Alla cineasta parigina, classe 1976, e al suo cinema è, infatti, dedicato il focus della kermesse di quest’anno.

Dopo il grandioso esordio nel 2012, con l’apprezzato Augustine, la Winocour ha presentato Maryland niente meno che a Cannes, nella sezione Un Certain Regard. E, grazie al Rendez Vous, è stato possibile rivederlo anche qui, a distanza di anni, sul grande schermo.

Maryland | La trama

Vincent (Matthias Schoenaerts) ha combattuto in Afghanistan, ma è tornato con un disturbo post-traumatico da stress e un problema all’udito. Motivo per cui deve aspettare prima di poter essere reintegrato in compagnia e partecipare a nuove missioni. Ciò lo rende particolarmente irrequieto, oltre che irascibile, ma è costretto da accettare un lavoro, in qualità di addetto alla sicurezza, per un magnate libanese.

Qui conosce la moglie di quest ultimo, Jessica (Diane Kruger), la quale ha bisogno di una guardia del corpo per quando il marito è fuori per affari. Nonostante Vincent faccia fatica a integrarsi, non tralascia assolutamente nulla che possa mettere in pericolo la sua cliente.

Poco alla volta, si guadagna la fiducia di Jessica e del figlioletto Ali (Zaïd Errougui-Demonsant), riuscendo persino a trovare il modo di sorridere e di lasciarsi andare.

Lo stile di Alice Winocour

Con uno stile al limite del documentarismo, lo sguardo appassionato e la mano sicura, la Winocour ritrae l’incontro di due esistenze smarrite. Lontano dal fronte e dai suoi compagni d’arme, Vincent non ha uno scopo. Almeno così crede. Imbattersi in Jessica gli permette non solo di trovarne uno nuovo, ma addirittura di immaginare qualcosa di incredibilmente vero e prezioso. Dal canto suo, la donna conosce, forse per la prima volta, un uomo che sa (e vuole) prendersi cura di lei e del suo bambino.

Sebbene tutto cominci come un semplice lavoro, ben presto entrano in gioco i sentimenti. Ma il pregio di Maryland è nel non scadere nella banalità, conservando invece intatto un realismo di fondo che dà coerenza e coesione all’intero progetto.

Registicamente, la Winocour ostenta una competenza encomiabile. La macchina da presa diventa quasi l’ombra di Vincent e, insieme all’attento utilizzo di effetti sonori, permette di percepire la realtà come fossimo nei panni del protagonista. L’ansia e l’angoscia che lo attanagliano caricano l’atmosfera; la sensazione di minaccia e l’atteggiamento paranoico non lo abbandonano mai.

Pochi momenti leggeri, ma tante questioni importanti

Rarissimi sono i momenti di leggerezza, centellinati nei circa 100 minuti di durata e dotati, proprio per questo, di una potenza – narrativa ed emotiva – incredibile.

Se a livello stilistico la pellicola appare notevole, lo è altrettanto sul piano delle tematiche. Siamo in una Francia alle prese con la questione delle armi e degli stranieri, dove si avverte la necessità di imparare a gestire ideologie e pregiudizi.

Con Maryland la cineasta parigini – giunta oggi al suo quarto lungometraggio, dal titolo Revoir Paris (2022), presentato in anteprima al Rendex Vous Festival – conferma di essere una tra le personalità più interessanti, sensibili e da tenere sott’occhio degli ultimi tempi.

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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