Succession 4 è una serie ideata da Jesse Armstrong e prodotta da Will Ferrell e Adam McKay. Trasmessa da HB, in Italia va in onda su Sky Atlantic: il primo episodio della quarta e ultima stagione è stato rilasciato il 3 arile 2023.
COSA RACCONTA LA QUARTA STAGIONE
La vendita del conglomerato mediatico Waystar Royco al visionario tecnologico Lukas Matsson si avvicina sempre di più. La prospettiva di questa vendita sismica provoca angoscia esistenziale e divisione familiare tra i Roy, che prevedono come saranno le loro vite una volta completato l’affare.
Ne consegue una lotta per il potere, mentre la famiglia valuta un futuro in cui il suo peso culturale e politico è fortemente ridotto. Dopo anni di continue lotte di potere tra i membri della famiglia Roy, è giunto il momento di decidere il destino della Waystar Royco.
Questa ultima stagione di Succession, inizia dove ci eravamo lasciati. I figli di Logan sono costretti a unire le forze per cercare di superare il padre. Il dramma familiare che si è consumato sul finale della terza stagione ha portato a delle conseguenze. Non si può tornare indietro e a rimetterci sono soprattutto le relazioni: tra Logan e i figli e tra Shiv e Tom.
DURARE NEL TEMPO
“Rancori familiari così pieni di odio e risentimento da scendere così in basso fino a rasentare l’oscenità, assenza di emozioni o eccesso di emotività non richiesta, intrighi degni dei Dallas migliori e una messa in scena da upper class che neanche Woody Allen e insieme un approccio al dramma e alla tragedia shakespeariano.
Succession è un ensemble apparentemente didascalico che invece risuona fragoroso come un urlo o una risata, forte di una scrittura tagliente come un rasoio e interpreti tutti non meno che eccellenti. C’è poi un mefistofelico Brian Cox che guida la famiglia rivoltandola come un guanto, anaffettivo e ingombrante quanto necessario”: era il 2019 quando si applaudiva alla seconda stagione, i dieci episodi che confermavano l’incredibile, altissimo livello di uno show che all’improvviso e silenziosamente era esploso sugli schermi.
Si diceva invece nel 2021 della terza stagione: “non c’è nessuna nobiltà nella granitica cattiveria del capofamiglia, non c’è nessuna gattopardesca possibilità di cambiamento e/o redenzione per il potere, perché il potere logora solo chi non ce l’ha, e alla fine non è neanche possibile intravedere una luce in fondo al tunnel, perché ai padri fondatori dell’America lo stato (delle cose) piace così, pronto ad illudere per un cambiamento che non avverrà mai a favore dei ricchi che non sanno piangere e probabilmente neanche vogliono.”.
È sempre più raro che uno show tv -per quanto HBO rimanga sempre una garanzia- duri per diversi anni mantenendo alto il livello artistico e tecnico, e contemporaneamente conservando la sua carica iniziale senza tradirsi mai e senza ripetersi mai.
Ma come nelle migliori occasioni, tutto sta ad avere ben chiaro fin dall’inizio dove si vuole andare. Ha detto infatti Jesse Armstrong, ideatore della serie: “la fine è sempre stata un po’ presente nella mia mente”, aggiungendo che ad ogni fine stagione si chiedeva se la successiva sarebbe potuta essere l’ultima. La famiglia Roy ha chiuso il suo cerchio intorno al patriarca, novello Saturno pronto a divorare i suoi figli, insomma: quel cerchio infuocato attraverso cui tutti sono dovuti passare per crescere o meglio per definire meglio sé stessi sulla strada dove porta inesorabilmente la vita.
DUELLO DI POTERE E DI RECITAZIONE
Ma su tutto, la caratteristica migliore di Succession 4 è il suo essere un continuo, perenne cortocircuito creativo: la creatura di Armstrong ha una struttura straordinaria (perché) solidissima, verrebbe da dire “da vecchia tv” nel senso migliore del termine; ma è anche modernissima, se non postmoderna, nel momento in cui supera addirittura sé stessa nell’approccio ai temi e tematiche familiari, sentimentali, economiche, sociali e culturali.
Tutto centrifugato insieme nella famiglia Roy, sempre al centro, sempre centripeta e centrifuga, un orizzonte narrativo letteralmente fagocitato da Brian Cox: che instaura un duello di recitazione con KieranCulkin (Roman), Sarah Snook (Shiv) e Jeremy Strong (Ken) dove non può esserci un vincitore, ma solo una efferata danza/lotta di potere.
Che inizia e finisce proprio lì, dove si incontrano drama e comedy e dove il racconto prende vita e prende fuoco, divampa e arriva al nucleo dell’essenza emotiva della contemporaneità mediale e purtroppo conseguentemente, oggi, interpersonale: struggente nel suo drammatico vuoto sentimentale e per questo devastante.
Nel suo essere pienamente, consapevolmente shakespeariana, Succession 4 fa un salto mortale all’indietro e ci mostra come siamo e non come vorremmo essere: turbe, psicosi, nevrosi, ossessioni contemporanee sono tutte lì, pronte a guardarci come da uno specchio oscuro che vorremo coprire con il sudario dei cadaveri prodotti.
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