‘Next Sohee’ di July Jung, un film femminista in un mondo maschilista
Sohee (Kim Si-eun) è una studentessa delle superiori, appassionata di danza, che entra in un programma di inserimento lavorativo che le rovina la vita. Alla detective Oh è affidato il compito di individuare il responsabile e smontare il sistema fallace.
Questa storia di sofferenze ignorate, di un sistema fallimentare e di perpetuata negligenza, ha la capacità di lacerare e lasciare un opprimente senso di sconforto e ingiustizia. Si spera che questo possa scuotere e stimolare un cambiamento.
Next Sohee, la trama
Sohee (Kim Si-eun) è una studentessa delle superiori, appassionata di danza, che entra in un programma di inserimento lavorativo e viene piazzata in un call center.
Sin da subito e malgrado l’entusiasmo, non si sente a suo agio in quell’ambiente, competitivo e spesso falso. La giornata verte su di un continuo controllo delle performance, e sono troppe le postille del contratto che la sottovalutano e la sminuiscono.
They should be respected for working though jobs but people look down at them even more.
Da una brutta esperienza professionale, la situazione degenera quando il manager si toglie la vita, rivelando le condizioni lavorative insostenibili.
Nel tentativo di non deludere e non smontare il sistema, Sohee prova a ripartire e lo fa totalizzando prestazioni memorabili. A scapito della sua vera identità. Ma neanche questo funziona: Sohee si toglie le vita e il testimone del film passa ad un’altra donna, la detective Oh Yoo-jin (Bae Doo-na) che adesso ha la responsabilità di scoprire cosa ha realmente annientato la voglia di vivere della giovane e solare Sohee.
Un urlo al femminile
Next Sohee di July Jung è un film che avanza pesante. Si prodiga nel costruire un altissimo muro dal quale improvvisamente ci si sente completamente avvolti, senza luce, senza prospettiva, senz’aria. Sohee soffoca mentre la sua vita perde di entusiasmo un pezzettino alla volta, impiccata da un mondo che sembra non voler guardare altro se non la performance e la propria reputazione.
La storia è condotta da donne. Che siano esse vittime o ignare carnefici, o maligni ingranaggi loro stesse, non sembra quasi possibile il cambiamento. La regista July Jung, non concede speranza e motivazione. La colpa è condivisa, ciascuno nel proprio individualismo ha contribuito ad uccidere la ragazza: nel lasciarla sola, nel non intervenire, nello scostarsi dall’offrirle un aiuto.
Da qui è l’urlo, che dal petto della pacata detective Oh risuona ancora più rabbioso: l’avete uccisa voi quella ragazza, voi tutti, dietro le vostre scrivanie e con quelle banconote in tasca.
Un film al femminile
July Jung scrive e dirige Next Soheeotto anni dopo il suo lavoro di debutto, A girl at my door, con la quale si era presentata a Cannes come regista esordiente e talentuosa. La sua opera seconda non fa che confermare prima di tutto l’efficace collaborazione con Bae Doo-na; e in secondo luogo, il suo occhio attento per i messaggi sottili, trascurati.
Con questa sceneggiatura a due livelli, in cui le protagoniste si sfiorano appena ma di fatto si passano il testimone della lotta di genere, July Jung denuncia furiosa il malfunzionamento storpio e criminale della società coreana. Veramente si spera fino all’ultimo che le cose possano andare diversamente, che la fine possa essere un’altra, che da qualche parte salti fuori un po’ di equità o un salvatore. In fondo, siamo nell’universo della fiction e il lieto fine ci sarebbe concesso.
E invece no, Next Sohee ci porta nell’abisso in cui le protagoniste vivono. E ci lascia lì per ricordarci che non dovremo mai, mai, voltare le spalle alle ingiustizie, anche le più insignificanti.