Silenzio in studio, grazie. Si parte fra qualche secondo. Il re del Rock ‘N’ Roll ha già il microfono in mano. Si dia inizio alla recensione di Agent Elvis, ultima fatica animata in dieci episodi di Sony Pictures Animation, prodotta e distribuita da Netflix.
Alla scrittura e produzione esecutiva troviamo Mike Arnold (uno degli sceneggiatori di Archer), John Eddie e nientepopodimeno che la moglie di Elvis, Priscilla Presley. Da sottolineare il grande cast vocale della serie, formato da attori di fama mondiale, come Kaitlin Olson, Don Cheadle e il texano tutto d’un pezzo Matthew McConaughey.
La trama di Agent Elvis
Mentre si prepara per il suo ritorno sulle scene con il suo iconico Comeback Special, Elvis Presley entra in contatto con l’agente segreto CeCe Ryder della TCB e il suo misterioso Comandante. Con il sostegno (non sempre sobrio) del suo amico-controfigura Bobby Ray, della governante Bertie e della sua scimmia Scatter, Elvis viaggerà per l’America ed il mondo a caccia dei peggiori criminali, dalla famiglia Manson al presidente Nixon.
Il nome è Presley, Elvis Presley
Mai si sarebbe pensato che una delle spy-story più fuori di testa mai prodotte portasse, in parte, la firma della moglie del Re del Rock Elvis, ovvero Priscilla Presley.
Probabilmente è anche grazie a lei se Agent Elvis delinea un’America così ebbra di luci e colori dove scintillano, nel suo immacolato abito con mantello e cintura, il cavaliere bianco Elvis Presley e tutto il suo carisma.
Elvis diviene il perfetto Agente 007 a stelle e strisce, pulito, senza difetti e con grande propensione alle arti marziali e alle botte da orbi. La potente voce di Matthew McConaughey gli dà quel tocco che rende ancora più riconoscibile la mastodontica figura che tutt’oggi ricordiamo e replichiamo.
Solo qualche oscuro segreto del suo passato metterà a dura prova l’integrità morale del Re, che, nella serie come nella sua storia reale, diviene la piccola macchia bianca nell’enorme mare arcobaleno che è l’America anni ’70.
Il Sogno Americano sotto acidi
Gli Anni ’70 americani vengono mostrati per quello che sono, un euforicotripudio di sesso, droga, esplosioni e molto sangue. La serie si diverte nel mettere in scena la più malata sregolatezza accompagnata da una satira feroce verso chiunque.
Dall’antisemitismo e razzismo dell’allora presidente americano Richard Nixon all’ipocrisia di gruppi politici come le Pantere Nere, Agent Elvis non ne ha per nessuno e non si schiera con nessuno, proprio come il suo protagonista.
Un’America resa viva anche dalla presenza caricaturale di icone come Gregory Peck, Paul McCartney e l’acerrimo nemico di Elvis Robert Goulet, per non parlare di comparsate di registi come Stanley Kubrick o George Lucas, figure imprescindibili del cinema di quegli anni e della nascita della New Hollywood, e che qui appaiono nelle maniere più impensabili.
Non esistono spie se non ci sono criminali da sconfiggere. Ed ecco che Elvis si scontra contro i più famigerati nemici pubblici della nazione, come l’immancabile Charles Manson e la sua famiglia di svitati. I mitici ’70 statunitensi sono stati studiati e rigirati come un calzino, e chissà quanti aneddoti Priscilla Presley avrà raccontato in merito.
Lo stesso Presley si circonda di un microcosmo di comprimari che più di tutti sono figure di quell’affascinante casino. C’è Bobby Ray, l’amico un po’ tonto ma sempre disposto a tutto (doppiato dal iconico membro di JackassJohnny Knoxville), la scimmia Scatter, emblema della pazzia e voglia di sangue americana, che, ricordiamo, è esistita davvero, e l’agente CeCe Ryder, libertina e sensuale come le prospettive della gioventù americana del periodo.
Insomma, Agent Elvis si dimostra divertente nella più tarantiniana delle definizioni, con intrattenimento di pura frenesia e una messa in scena scatenata e fascinosa allo stesso tempo.
Boom, Boom, Boom
Con una tecnica d’animazione degna delle note di John Lee Hooker, la serie miscela straordinariamente il cinemacrime comedy di Serie B alla Dolemite, l’animazione moderna legata ai lavori di Robert Valley e Genndy Tartakovsky e il fumetto d’azione vecchio stampo con le sue costruzioni uniche di tavole e vignette.
Et voilà, ecco servito un fascinoso cocktail di violenza senza limiti e adrenalina pura, gustato con, in sottofondo, la musica inconfondibile di Elvis.
Sony Pictures Animation continua la cavalcata della sua marcia rivoluzionaria cominciata con il nuovo stile animato di Spiderman: Into the Spiderverse e arrivata qui, con un piccolo gioiello che respira a pieni polmoni la caricatura e l’eccentricità di Robert Valley e Jamie Hewlett.
La cattiveria e brutalità usate per il puro gusto estetico crescono puntata dopo puntata, fino a un finale fantastico, dove vengono parodiati e rivissuti anni e anni di film di James Bond. Solo che l’interprete, questa volta, è il Memphis Flash.
Per ora, Netflix non ha ancora annunciato una seconda stagione, probabilmente per osservare bene il gradimento generale del pubblico. Ma si rimane impazienti di sapere novità future su quella che è sicuramente la contromossa dell’arte animata ai recenti tagli di budget dei prodotti d’animazione dello stesso servizio streaming.