Circondati da numeri e date, siamo codici di riconoscimento al servizio della notorietà. Francesco Maselli, ispiratosi al romanzo di Federico Bonadonna I”l nome del barbone”, con sguardo neorealista documenta attraverso l’abbinamento di suoni e immagini – primi piani e silenzi – il vuoto del mondo. Tre storie di vita, due donne e un uomo tendenzialmente diversi sebbene legati dagli eventi di un male comune: il vagabondaggio non è uno stile, né una scelta. Attraverso la schiettezza del documentario, filtrato a sua volta dall’enfasi del taglio cinematografico, Massimo Ranieri, Ornella Muti e Letizia Sedrick rappresentano su centinaia di storie, una piccola fetta di dolore. Le voci dei protagonisti “reali”, evitando eccessivi pietismi, ci prendono per mano portandoci laddove tutto sembra non avere confini. Gli attori si limitano così a prestare, con mirabile apprensione, le tragedie di un gruppo di “avventurieri” le cui colpe sono direttamente proporzionali all’indifferenza della popolazione voyerista, che osserva senza far nulla. Nei loro drammi si percepisce la forza della speranza, l’abbattimento di un muro quale l’indifferenza fin troppo spesso eretto a protezione da chi teme il confronto. Per questa ragione Civico 0 è un ottimo prodotto: una pellicola di accusa, che filma con trasparenza una sottocultura sociale invisibile alla massa. Grazie alle musiche turbate di Angelo Talocci, le immagini acquistano carattere, scavando fino a toccare la consapevolezza dello spettatore, il quale codifica nuovi e sinceri messaggi di ribalta. Un docufilm necessario, per capire…
Vito Sugameli