La confessione di Giuseppe D’Angella e Simone D’Alessandro, prodotto da IFA – Scuola di Cinema di Pescara – mette in scena il senso di colpa per delle scelte sbagliate e la scoperte di zone buie della propria anima di fronte a tragici eventi.
Nel cast artistico, nel ruolo di Don Luca, troviamo Andrea Di Luigi: ex studente IFA, ha preso parte a diversi cortometraggi della scuola di cinema e prossimamente lo vedremo interpretare uno dei due protagonisti in Nuovo Olimpo l’ultimo lavoro di Ferzan Ozpetek targato Netflix.
Durante una cena don Oreste (Mario Massari) rivela al giovane don Luca (Andrea De Luigi) che presto sarà nominato vescovo e che lui dovrà prendere le redini della parrocchia locale. Il brindisi beneagurante è interrotto dall’entrata di Salvatore (Vincenzo Fagotti) uno sbandato che l’anziano parroco conosce e ne ha cura. Sono soli al ristorante serviti dalla giovane cameriera Laura (Giorgia Di Nicola) che chiede a don Luca di accompagnarla adesso che ha terminato il suo turno, ma vien chiamato da don Oreste per andare via insieme a Salvatore.
Dopo uno stacco, vediamo che Salvatore si risveglia in auto da solo ed è arrestato dalla Polizia. Don Oreste testimonia che Salvatore è uscito da solo dal ristorante e capiamo che Salvatore è accusato della morte di una persona investita. Non visto, don Luca ascolta sull’uscio della canonica molto turbato dalle parole del suo superiore. Attraverso flash back centellinati è ricostruita la vera realtà dei fatti fino al disvelamento finale sul colpevole dell’accaduto e l’identità della vittima.
Giuseppe D’Angella e Simone D’Alessandro
Un’opera equilibrata tra forma e stile
I due giovani registi utilizzano un registro filmico misurato e accorto, in cui la messa in serie è utilizzata per sostenere la suspense fino all’ultimo con scene alternate al passato in un lento disvelamento che procedono per accumulo. La costruzione della fabula è parcellizzata in pezzi di un puzzle cui lo spettatore è condotto per mano nella sua ricostruzione, grazie anche a una sceneggiatura molto equilibrata tra attesa e rivelazioni di indizi attraverso una scrittura precisa e sobria.
Il ritmo piano ma ponderato contribuisce a rendere il peso della colpa di don Luca che fa i conti con la propria coscienza per una verità celata. La confessione del titolo non è attuata da don Luca attanagliato dai dubbi del suo operato e dal confronto con don Oreste e con i giovanili sentimenti amorosi per Laura. Così come il turbamento per la scelta compiuta tra l’amore per la donna e la fede si percepisce nel dialogo tra i due nella chiesa dopo l’incidente.
L’oscurità dell’anima attraverso il registro visivo
La confessione ha una messa in scena essenziale e i due registi costruiscono un registro filmico molto controllato ed equilibrato tra contenuto e forma. La bellissima fotografia di Gabriele Bucari è tutta virata sul contrasto tra ombre e luci, in cui l’illuminazione fende il buio che avvolge il protagonista, contribuendo a rendere visivamente l’oscurità che pervade l’anima di don Luca.
In questo senso, la scena più significativa, dello stile visivo che i due registi hanno voluto, l’abbiamo nella vestizione del giovane prete nella sua stanza davanti al crocefisso appeso sul muro. Dopo i dettagli della camicia, del colletto e della croce, abbiamo un totale della figura intera del personaggio inquadrato di lato e completamente oscurato per la controluce naturale proveniente dalla portafinestra della stanza. L’oscurità della scelta drammatica di non confessare la sua colpa è mostrata plasticamente da questa inquadratura che diviene una sineddoche visiva del non detto, non esplicitato, se non attraverso la grammatica cinematografica utilizzata in modo molto maturo e consapevole.
Contribuiscono a questa atmosfera così ben creata anche le interpretazioni dei quattro attori, tutti molto controllati e in parte, ma soprattutto dall’interpretazione di Andrea De Luigi che riesce a mostrare i turbamenti di don Luca in sottrazione e in intensi primi piani che bucano lo schermo.
La confessione è un cortometraggio riuscito che ha già avuto riscontri in diversi festival nazionali e internazionali e testimonia il talento di questi due giovani registi pronti per un lavoro di più ampio respiro.
Dopo l’anteprima al Sulmona, il cortometraggio ha registrato diverse selezioni: è stato semi finalista ai Fabrique du Cinema Awards, ha varcato i confini nazionali con Los Angeles Italia film festival
Le recensioni di Antonio Pettierre