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‘L’assedio di Waco’ su Netflix. La recensione

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Diretta da Tiller Russell, L’assedio di Waco è la nuova docuserie, composta da tre episodi, disponibile su Netflix.

L’agghiacciante ricostruzione di una vera tragedia.

Il produttore e regista Tiller Russell cerca di far luce su una vicenda drammatica e paradossale. L’assedio di Waco appare come un collage di voci e testimonianze ben confezionato. Tra i suo maggiori meriti l’utilizzo perspicace di immagini d’archivio, mai utilizzate in precedenza, commentate direttamente dai protagonisti della storia.

La trama de L’assedio di Waco

Mont Carmel è un ranch vicino Waco, in Texas, dove viveva la setta dei Davidiani, guidata da David Koresh. Nel 1993, gli agenti dell’ATF, dopo che era stata segnalata la presenza di un vero arsenale nell’edificio dove viveva la setta, provano a fare un irruzione all’interno della struttura. I Davidiani, con a capo il proprio leader, fanno resistenza. Inizia così un assedio che dura ben cinquantun giorni.

La guerriglia de L’assedio di Waco

L’assedio di Waco è un original production di Netflix e dimostra come la grande piattaforma statunitense stia investendo molte delle sue risorse nella ricostruzioni di vicende che hanno segnato la storia degli ultimi decenni. I fatti evocati nella docuserie diretta da Tiller Russell (Night Stalker) ci portano agli inizi degli anni Novanta e precisamente al 28 febbraio del 1993, quando un’operazione di polizia dà il via a una guerriglia tra forze dell’ordine e fanatici religiosi.

Uno scontro durissimo, dove le due parti in gioco non risparmiano colpi, nonostante la presenza di donne e bambini tra i Davidiani. Questi, però, non appaiono per nulla intimoriti dall’azione degli agenti dell’ATF (Bureau of Alcohl, Tobacco Firearms and Explosives).

Il conflitto a fuoco prosegue per diverse ore, per poi giungere a una situazione di stallo, con feriti e vittime da entrambi le parti. Una vicenda drammatica, senza precedenti per il Governo americano, che si contrappone all’attività di novanta persone convinte di aver trovato Dio, dopo aver conosciuto il loro capo, David Koresh. È quest’ultimo a rappresentare una possibile chiave di lettura a un’apocalisse tipicamente americana.

David Koresh

Il leader dei Davidiani è una figura inquietante che davanti alle telecamere non ha nessuna esitazione ad ammettere la presenza di armi da fuoco all’interno della sua comunità. D’altronde, siamo negli Stati Uniti, con precisione in Texas, dove anche i bambini sono in grado di imbracciare un fucile. Come racconta Harther Jones, oggi una giovane donna, una bambina di soli nove anni all’epoca dei fatti.

È sempre Heather a raccontarci la vita all’interno della comunità. Intere famiglie, con i loro bambini, abitavano sotto lo stesso tetto, con la gioia di condividere la quotidianità, la parola della Bibbia e soprattutto l’amore del loro leader. È David Koresh al centro di tutto, è lui a dettare le regole e a vigilare sull’intera vita dei suoi adepti.

– “Hai fiducia nel Signore?”

– “Sono io il Signore”.

David Koresh è convinto di essere l’incarnazione di Gesù Cristo e le forze di polizia che vogliono fare intrusione nella sua proprietà rappresentano, per lui, il male, il volto del diavolo.

 

Pazzia e Dio in L’assedio di Waco

L’assedio di Waco è basato su questa contrapposizione drammatica, che mescola esperienze profane e mistiche, con un risvolto apocalittico. Un uomo che sembra giunto dal nulla, con alle spalle un forte esaurimento nervoso, è stato capace di farsi credere Padre, Fratello e Cristo da intere famiglie. Un mitomane pericoloso, scambiato per amore divino.

Molti erano e sono tuttora convinti che David Koresh fosse l’unico strumento possibile per un contatto diretto con Dio. Come Kathy Schrode, una donna che crede ancora oggi alla parola del suo leader, il nuovo Messia. La donna, tra le lacrime, racconta la sua esperienza con i Davidiani, durante l’assedio del 1993. Una tragedia, nella quale ha perso suo figlio, per il quale era uscita dall’edificio circondato dai federali.

La donna, però, non nasconde la sua ammirazione per David Koresh, considerato un vero martire. Ma la sua e le altre testimonianze che appaiono nella docuserie L’assedio a Waco ricordano alcuni aspetti davvero raccapriccianti della personalità di David Koresh.

La nuova Luce

Il capo dei Davidiani giunge a Waco dopo un forte esaurimento, durante il quale ha avuto alcune visioni di carattere mistico. All’epoca, poco più che ventenne, arriva nella cittadina texana, quando la comunità era già attiva da anni. Qui riesce a sedurre la matriarca della setta, di cinquant’anni più grande e dopo la sua morte diventa il leader dei Davidiani.

Agli inizi degli anni Ottanta mette in pratica la sua dottrina, La nuova Luce, con la quale si attribuisce il potere di sciogliere i matrimoni e di essere l’unico uomo all’interno della setta che può avere rapporti sessuali.

Tra queste anche delle bambine, donne per la nuova dottrina, se hanno raggiunto il dodicesimo anno di vita. David Koresh sceglieva una di loro ogni notte e una volta nella sua stanza abusava di loro. Vittime inconsapevoli che scambiavano uno stupro per amore divino.

Questi episodi di carattere sessuale erano stati denunciati alle autorità diverse volte e aggiunti alla consapevolezza della presenza di armi da fuoco all’interno di Mont Carmel, determinarono l’intervento della polizia. Un’azione, però, gestita in modo maldestro, sfociata in un vero massacro, in cui sono morti uomini, donne e bambini.

Una tragedia paradossale

L’assedio di Waco è una docuserie che ha l’ambizione di far luce su una vicenda complessa, tragica e paradossale. L’amore divino diventa pazzia e morte. Il bene e il male non si riconoscono. David Koresh è senza dubbio un esaltato malefico, ma è convinto di essere verità, fino ad arrivare al sacrificio più estremo, proprio come Gesù duemila anni prima di lui.

“Nessuno credeva in Cristo, nessuno crede in me”.

La vicenda evocata da Tiller Russel in alcuni punti non riesce ad approfondire in modo appropriati i fatti. I trascorsi di David Koresh, per esempio, sono solo accennati e liquidati in pochi minuti. L’assedio di Waco, però, ha il merito di offrire diversi punti di vista della tragica storia. Inoltre, si percepisce un grande lavoro di regia e montaggio, che danno un senso logico e cronologico a fatti frastagliati e confusi.

Il regista de L’assalto di Waco ha il merito di far emergere l’essenza di una storia che incarna, purtroppo tragicamente, le grosse contraddizioni degli Stati Uniti d’America. Viene raccontato l’abuso di potere portato avanti da David nella sua setta, ma non viene ignorato l’abuso di potere delle forze di polizia, responsabili di una carneficina.

Per concludere, merita un accenno il finale de L’assedio di Waco. Una vera apocalisse, una sequenza infernale, con le pagine della Bibbia infuocate e un foglio in particolare, bruciato solo ai bordi, che riporta il quarto emendamento:

“Tutte le persone hanno il diritto a non subire perquisizioni e sequestri ingiustificabili”.

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