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W. Il Cowboy Disarcionato

Ci siamo. Dopo mesi di attesa, ecco il cambio di guardia più influente al mondo. W. lascia sommessamente il palcoscenico della politica internazionale…L’era della famiglia Bush è tramontata. Ed ecco “W.”, l’imprudente biopic di Oliver Stone.

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Ci siamo. Dopo mesi di attesa, ecco il cambio di guardia più influente al mondo. W. lascia sommessamente il palcoscenico della politica internazionale, mentre la sua colonna sonora fatta di musica country e risatine beffarde si affievolisce nell’aria, e le luci dei riflettori si spengono lasciandolo alla noia e solitudine del suo Texas. L’era della famiglia Bush è tramontata.

Ma ci chiediamo: c’era davvero urgente necessità di una biografia sul presidente Bush, quest’anno segnato dalla sua definitiva eclisse? Mentre il mondo sta alla finestra in attesa del grande cambiamento “obamiano”, Oliver Stone tenta di far emergere la vera personalità del capriccioso dittatore degl’ultimi anni. Già incredibilmente dimenticato. Ma forse chi ha lo sguardo teso verso un futuro di luce, non tornerà volentieri ad osservare il buio del passato. E così “W.”, l’imprudente biopic di Oliver Stone passa e defluisce via dal panorama cinematografico italiano senza rumore, in silenzio assoluto, dopo pochissimi giorni di proiezioni sul grande schermo ed un passaggio serale su La7.

Figlio irriso dalla sua stessa famiglia, uomo ricco e capriccioso, marito devoto e religioso, politico self made ed ottuso, Bush probabilmente rimarrà un enigma. Nella sua sprezzante visione, Stone lo inquadra come essere rozzo e provinciale, un giovane insofferente alle regole, imbizzarrito e caparbio nella sua povertà di cultura, che un giorno, “per caso” e per cognome, si trova ad accomodarsi sulla poltrona più scottante del mondo. Ed è proprio in questo circolo di causa ed effetto, becero e superficiale, che si colloca il danno maggiore degli otto anni di amministrazione Bush. Il suo essere al di sotto delle aspettative intellettive e dinamiche per un ruolo tanto potente, è stato il velo dietro cui W. ha violentato l’economia e la politica mondiale. Un piagnucolante e nefasto uomo-bambino, dalle gaffe e mimiche imbarazzanti, caratterizzato da notevoli lacune comunicative e da una rischiosa inadeguatezza a qualsivoglia responsabilità sociale.

Rimanendo imprigionato lui stesso nella ragnatela della pericolosa sottovalutazione di Bush, Stone non riesce lucidamente ad affondare la lama della critica, o forse non vuole. Mancano, infatti, la brillantezza della documentazione dettagliata e realistica di Moore, impietoso e cacciatore, così come la graffiante ironia ed il coraggio di Range, che nella sua ricostruzione farsesca della morte del presidente richiama la nefandezza della manipolazione di documenti di Stato, effettuata durante l’amministrazione di W.

Stone, eppure, non è nuovo a progetti ambiziosi dettati dal fascino corrotto del potere. Se in “JFK – Un caso ancora aperto”(1991) aveva di fronte l’ideale americano rappresentato dall’icona monumentale di Kennedy, in “Nixon, gli intrighi del potere” (1995) la vicenda cambia. Kennedy, infatti, agli occhi di Stone, era l’uomo del cambiamento, moderno e riflessivo, destinato a rivoluzionare la storia. Un uomo scomodo, ucciso in un intricato complotto. Nixon, al contrario, era controverso ed ambiguo. E Stone lo rende una figura affascinante e cervellotica nel suo lucido sfruttamento della realtà politica dei suoi anni. Insomma, un uomo torbidamente attraente che ha avvolto nelle sue spire anche un altro regista, Ron Howard, e il suo ultimo film “Frost/Nixon – Il duello”, in cui ne analizza la caduta mediatica dal trono nel celebre faccia a faccia tv con il giornalista Frost.

In questo contesto ideologico, per Oliver Stone la Storia deve essere sempre e comunque guidata da mani granitiche e potenti, indipendentemente dalla loro natura e dalle conseguenze delle loro azioni. W. Risulta, dunque, inadatto nel luogo e nel tempo. Nella sua stupidità sancita da azioni inconcludenti, non riesce ad essere né il bianco né il nero di quella moneta. Americani, siete stati governati da un idiota? O, forse, da qualcuno che voleva a tutti i costi sembrarlo.

Laura Novak

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