La terza giornata della terza edizione del Festival del cinema tedesco 2023 (16-19 marzo), presso il cinema 4 fontane di Roma, si è aperta con la sezione dedicata ai cortometraggi. 9 corti scelti tra la migliore produzione tedesca del 2022.
Sono opere di differente genere, che spaziano dalla finzione all’animazione passando per il documentario. Cortometraggi che evidenziano una vivacità di stili e contenuti, e rilevano promettenti autori per il prossimo/immediato futuro; oltre a una oculata sempre attenta scelta da parte degli organizzatori anche per questa edizione del Festival.
Presente in sala la giovane regista Lina Drevs, autrice del corto Migliore sorella (Sis, 2022), che al termine delle proiezioni è stata intervista sul suo cortometraggio.
I 9 cortometraggi del Festival del cinema tedesco
Ecco la lista dei 9 cortometraggi scelti per il Festival del cinema tedesco, stilati in ordine di proiezione.
- Nonostante tutti i dubbi (Allen Zweifeln zum trotz, 2022) di Laurenz Otto.
Incentrato su Younus, bambino pre-adolescente taciturno che vive ai margini della città, il corto è uno spaccato familiare, in cui si evidenzia il conflittuale rapporto figlio-padre. Un genitore fascinoso ma assente come figura paterna, incapace di stabilire un rapporto profondo con il piccolo figlio, che necessita di una guida.
Younus, che passa prevalentemente le sue giornate in solitaria in una degradata periferia, è arrabbiato con il padre perché non gli dedica le giuste accortezze (preferisce insegnarli a rollare una canna oppure impartigli ginnastica da combattimento, ma contempo ne è sedotto, per la sua sicurezza.
Con pochissimi dialoghi, Nonostante tutti i dubbi è un cortometraggio in cui prevalgono le fredde immagini, quasi documentaristiche quando seguono la solitudine di Younus. Le scene in cui il regista Laurenz Otto segue padre e figlio che camminano, in silenzio, paiono estrapolate dal cinema dei fratelli Dardenne, anche loro attenti ai personaggi e alla realtà urbanistica che li ingloba.
Quello strappo sul giubbotto di Younus è simbolo – silente – dello stato di cose in cui vive. Peccato che Otto inserisca una scena metaforica che stona rispetto alle altre livide immagini.
- Edgy (2022) di Kilian Armando Friedrich, Ann-Kathrin Jahn, Jonas Kleinalstede, Katharina Schnekenbühl, Paula Tschira.
Brevissimo corto d’animazione in cui, come in una fiaba, si racconta l’omologazione che dilaga nelle società. Edgy è un piccolo triangolo rosso che non riesce (non vuole) divenire un blocco blu, come gli altri coetanei.
Se durante l’infanzia tutti conservano il loro modo di essere (colori, forme e allegria), giunti nella scuola è sufficiente accondiscendere alla reprimenda di un professore per conformarsi, e perdere le proprie caratteristiche di genere.
Il non – riuscire a – cambiare di Edgy viene visto in malo modo, tanto che si prospetta un’operazione chirurgica per trasformarlo in quello che la società chiede. Ed è qui che intervengono i genitori, anch’essi omologatosi da tempo, che riescono a comprendere la diversità del figlio; e si ritrasformano in quello che realmente sono.
Edgy è un gioiellino dell’animazione, con uno stile semplice, che rispecchia lo stile dei disegni dei bambini. E la forza di Edgy sta anche nella capacità di raccontare l’importanza di conservare la propria diversità, che può essere di etnia o di sessualità.
- Punti ciechi (Blinde Flecken, 2021) di Luis Schubert.
Su un set cinematografico, si deve girare una scena di sesso. Detta scena, in cui i due attori (una ragazza e un ragazzo) sono una coppia di fidanzati, deve essere la più veridica possibile. Il regista da delle indicazioni: chiare con lei, ambigue con lui.
Basandosi su questa circostanza, il regista imbastisce una riflessione sul labile confine tra correttezza d’intenti recitativi e violenza fisica. Un’opera che si riallaccia al #metoo, in cui la intimacy coordinator, figura professionale che vigila durante le scene d’intimità, è divenuta fondamentale.
Luis Schubert non da risposte, proprio perché quei momenti possono essere dei punti ciechi, in cui lo sguardo non arriva. Non a caso la macchina da presa è puntata sui mezzi busti degli attori, e l’incriminato atto non viene visto, e sta poi ai protagonista dare la loro versione. Quello che però si evidenzia, è come il regista possa esser causa di simili accadimenti.
Screenshot
- Come può stare in silenzio una pioggia tanto noiosa (How such an annoying drizzle can be silent, 2022) di Jacob Werner.
Altro cortometraggio d’animazione, ma questa volta d’intonazione molto cupa. Un’opera che utilizza l’animazione per raccontare un pezzo di storia dell’olocausto. Utilizzando le registrazioni audio della testimonianza di Otto DovKulka, che a 11 fu deportato ad Auschwitz, Werner costruisce un’animazione molto stilizzata, in bianco e nero, che si attagliano perfettamente con le gracchianti e sofferenti confessioni del testimone.
Il corto di Werner, recepibile anche come un probabile abbozzo per un’opera più ampia, si affianca a quei lavori in cui la storia è rievocata attraverso il disegno, come ad esempio in Persepolis (2007) di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud, Valzer con Bashir (Waltz with Bashir, 2008) di Ari Folman, oppure 1970 (2021) di Tomasz Wolski.
- Migliore sorella (Sis – Beste Schwester, 2022) di Lina Drevs.
Prendendo anche spunto dai conflitti che l’autrice ebbe con la sorella, e che accade sovente in tutte le famiglie, una commedia che esamina con piccoli e giusti tocchi come può essere difficile la convivenza tra sorelle.
Relazione difficoltosa che si esprime anche con la differenza caratteriale e fisica tra le due. Melle più spigliata e carina, Noa introversa e meno appariscente. Il pregio di Migliore sorella, costruito con un funzionale flashback, è quello di non divagare, di concentrasi, per mezzo di alcuni accadimenti quotidiani, sul rapporto tra le due. Il fatto iniziale, è spiegato alla fine.
- Le pré du mal (2022) di Florian Schmitz.
Spaccato di un’altra coppia, questa volta due fidanzati.. forse in rotta di collisione. Il conflitto sentimentale verte sempre sui differenti caratteri, ma comparati con l’altra coppia presente in scena: il padre di lui, che convive con un altro uomo.
L’incontro familiare serve per scoperchiare i latenti problemi della giovane coppia, in particolare la fragile e indisposta indole di lui, tanto sicuro all’inizio, quanto dubbioso alla fine. Di converso, le titubanze di lei nel non voler incontrare la sua famiglia, scompaiono nel conoscere i due uomini, che vivono in armonia.
E i rigogliosi fiori raccolti nel campo, dopo che i due avevano fatto l’amore, si trasformano in odioso ricordo, dell’ultimo momento felice.
- Why we juggle (2022) di Felix Länge.
Documentario su 6 artisti di giocoleria provenienti da diverse parti del mondo. Sono gli stessi artisti a raccontare la propria vita, e quindi anche dello stato di salute, sociale ed economico, del loro paese d’origine.
Si raccontano mentre eseguono i loro funambolici numeri, esibizioni che non soltanto mostrano la loro bravura, ma anche come questi numeri li facciano sentire vivi e soprattutto liberi, come se fosse una cura contro la gravità.
Il regista li riprende singolarmente, inquadrandoli frontalmente ma con la videocamera che l’inquadra sovente dal basso in alto, quasi a “divinizzarli” e creare un orizzonte simile a quello di John Ford. Utilizzando anche un montaggio da “giocoliere” che mixa questi artisti, quasi a farli ruotare come gli oggetti che maneggiano loro.
- Fluffy Tales (2022) di Alison Kuhn.
Che cosa si è disposti a fare per far carriera come modella? Fino a che punto spingersi? Il cortometraggio mette in scena, con toni grotteschi, un set fotografico per la pubblicità di cibo per cani.
Eva, giovane modella alle prime esperienze, è interessata a far carriera, e spinta da questa brama di apparire, quasi accetta i dettami del fotografo, fino a quando si ribella animalescamente.
Il mondo della pubblicità, ma da intendere come show biz in generale, può spingere una persona a trasformasi in oggetto, e in questo caso specifico in animale obbediente (a cuccia, seduto, mangia). Un mondo in cui una modella può essere sostituita rapidamente da un’altra che accetta subito i dettami (si spoglia appena richiesto).
- Zoon (2022) di Jonatan Schwenk.
Corto d’animazione che può essere accolto come una versione sbarazzina e lubrico dei cartoon Disney. Una favola oscura ma non cupa, in cui i fantasiosi animali vivono con giocosità la propria esistenza.
Esseri particolari che quasi rimandano al liquido seminale, e bipedi antropomorfi che nutrendosi di questi prelibati animaletti (che non protestano nell’esser mangiati) si elevano al cielo.
Un simpatico e birboncello cortometraggio visionario e divertente, che ricorda le serenade briccone e “lascive” di Bruno Bozzetto.
L’incontro con Lina Drevs
Al termine della proiezioni dei cortometraggi del Festival del cinema tedesco, si è svolto un breve incontro con la regista di Migliore sorella. Una mini intervista che, chiaramente, verteva sul suo esordio registico, per poi allargarsi alla situazione produttiva cinematografica della Germania.
“Sis attinge anche dal mio vissuto, poiché anche io ho avuto dei conflitti con mia sorella. Un rapporto d’amore e d’amicizia, ma anche con degli screzi”
“Questo cortometraggio mi è stato utile per mettermi alla prova, testare il mezzo. Non soltanto a livello tecnico, ma anche e soprattutto per la narrazione. Dovendo raccontare una storia in breve tempo, ho cercato di essere più chiara e concisa possibile”
“Non ho un particolare autore di riferimento, poiché mi piace guardare di tutto. Se poi un particolare di un film mi piace, lo assimilo e cerco poi di riproporlo, come ad esempio la frase dell’uomo con il cane nei riguardi della due sorelle”
“Gli altri cortometraggi mi sono piaciuti, li ho trovati molto stimolanti e innovativi. Molto affascinante il documentario Why We Juggle, e molto divertente e graffiante Fluffy Tales. Ho conosciuto la regista Alison Kuhn a scuola”
“In Germania la produzione cinematografica è attiva, e ci sono molti nuovi autori che stanno proponendo e/o realizzando opere innovative, che alimentano gli stimoli realizzativi”
A questo punto si dovrà attendere la prossima edizione del Festival del cinema tedesco, con nuovi stimolanti opere in formato breve.