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‘The last son’ una maledizione trasforma un padre nel killer dei propri figli illegittimi

Il valido autore statunitense Tim Sutton, finora noto ai festival per i suoi drammi intimisti e cupi, si misura con un classico western crepuscolare. Dando vita a un film torvo e sanguigno che rinverdisce un genere spesso ritenuto fuori moda o ancorato al ricordo dei classici intramontabili.

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The last som

Su Sky Cinema è visibile un western duro e spietato intitolato The last son.

Il film segna il ritorno in regia dell’apprezzato autore di Funny face (2020), ovvero l’americano Tim Sutton, per la prima volta alle prese con il genere western e con un cast che annovera interpreti famosi come Sam Worthington, Heather Graham, Thomas Jane, e il cantante rap Machine Gun Kelly, piuttosto avvezzo a ritrovarsi attore in produzioni anche d’autore.

Gli effetti funesti della profezia del vecchio sciamano

In Sierra Nevada, alla fine del XIX secolo, l’ombroso cacciatore di scalpi Isaac LeMay (Sam Worthington) deve stare in guardia rispetto alla maledizione che ha ricevuto da uno sciamano pellerossa dopo che questi ha sterminato parte degli abitanti del suo villaggio.

L’invettiva a lui indirizzata prevede infatti che l’uomo, dal passato burrascoso e assai avventuroso, verrà ucciso da uno dei tanti figli messi al mondo dopo una vita all’insegna della promiscuità.

Per evitare questo infausto destino, il killer ritorna sulle tracce delle sue vite precedenti, eliminando ad uno ad uno tutti i suoi figli innocenti, senza nessuna pietà.

Gli rimangono una figlia dalla dolcezza apparentemente in grado di scagionarla (la bella Emily Marie Palmer), e un ultimo giovane che fa il sanguinario rapinatore di banche (Machine Gun Kelly).

Intanto, sulle tracce del killer di prole, si sta organizzando un ufficiale dell’esercito di nome Solomon (Thomas Jane), che raggiunge una prostituta sua protetta, madre del rapinatore, ed ex compagna del killer.

La ricerca forsennata si trasforma da una caccia ad una fuga, perché gli ultimi due figli dell’assassino si convincono ognuno a mettersi alla ricerca del loro genitore per eliminarlo e porre fine a quella perversa scia di sangue che accompagna la missione del folle killer.

The last son – la recensione del film di Tim Sutton

Il regista Tim Sutton, noto per essersi dedicato in particolare, sin dal premiato film d’esordio Pavilion (2012), premiato dalla Giuria del Festival di Torino, al disagio adolescenziale, si ritrova stavolta invischiato nella direzione di un western duro e cupo, che in qualche modo riprende attorno a sé il concetto e il significato del legame familiare.

In una società aggrappata alla pura sopravvivenza e agli istinti di riproduzione più primordiali, si snodano le nefaste azioni di un padre nei confronti della prole che nemmeno conosce, ma che decide di eliminare per evitare si avveri la profezia ricevuta dopo aver fatto strage di nativi americani in decenni trascorsi a cacciare taglie.

Il film, spietato e dal riuscito ritmo narrativo che non disdegna momenti di approfondito studio intimo dei vari personaggi, si può dire riuscito e reso ancor più suggestivo dalla efficace ambientazione.

Nel cast si apprezza la valida interpretazione del rapper Machine Gun Kelly, bandito spietato ma con un sentimento materno che lo restituisce ancora ai limiti di una umanità tollerabile, a cui si affianca per contrasto la recitazione tutta in sottrazione e quasi catatonica di un Sam Worthington quasi alienato dal male, mai visto sino ad oggi in un ruolo così estremo.

Interessante anche la parte di Thomas Jane, ex giovane catturato o salvato, a seconda dei punti di vista, dai nativi locali: un ruolo sfaccettato che tuttavia la sceneggiatura finisce per sprecare in un epilogo probabilmente un po’ troppo frettoloso.

The last son

  • Anno: 2021
  • Durata: 96
  • Genere: Western
  • Nazionalita: Usa
  • Regia: Tim Sutton

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