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Chili Film

‘Masters of Love’ di Matt Roberts

Un gruppo disfunzionale di amici in una commedia Mumblecore in salsa british, tra moderne relazioni e sesso scoordinato

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Il regista inglese Matt Roberts scrive e dirige una commedia generazionale, autoprodotta con un budget ridottissimo nel solco del cinema indipendente made in Usa dei primi anni 2000.

 

Presentato all’Edinburgh International Festival del 2019 e premiato come miglior attore esordiente con il protagonista Ciaràn Down, annovera nel cast lo stand-up comedian James McNicholas, Sarah Ovens, ed Eleanor Fanyinka vista di recente nella serie Netflix “The Sadman”. È disponibile su Chili.

Il Trailer 

 

Intrecci sentimentali e ospiti indesiderati

Niall  è un cabarettista  che esce con la sous chef  Lily  tra cortocircuiti sessuali ed emotivi. Josh è un aspirante food vlogger che sta attraversando una dolorosa rottura, e viene ospitato malvolentieri da Niall passando le giornate tra deludenti incontri su Tinder e improbabili video di sponsorizzazione di vini. La sorella di Josh, Emmy, una fotografa dedita alle tradizionali fotocamere a rullino e allo sviluppo in camera oscura, è in procinto di sposare la sua ragazza Samantha. Tre storie di amicizia e di relazioni moderne in un Inghilterra minimalista.

 

Il realismo della Generazione Y e il Mumblecore di Matt Roberts

Al suo primo lungometraggio il regista britannico sviluppa una storia di amicizia e realismo relazionale nel solco del Mumblecore americano, una branca del cinema indipendente basato su una produzione iper low budget e la lunga catarsi emotiva di generazioni inadatte al proprio contesto e al proprio mondo. I rapporti personali e il disfacimento dei dissidi sentimentali tra i protagonisti Niall, Josh, Emmy e Samantha, trovano ampio spazio derivativo nella filmografia iniziale delle origini dell’avanguardia cinematografica statunitense.

Matt Roberts sembra muoversi come un contemporaneo  Andrew Bujalski, uno dei padri del movimento Mumblecore, e sembra ispirarsi a un identico intreccio minimalista contenuto in opere come Funny Ha Ha e Mutual Appreciation, innescando il disagio di un triangolo di storie che si legano quasi subito mettendo in evidenza alienazioni e insoddisfazioni di questi “borbottanti inglesi”.

I Millenials disfunzionali di Roberts in 88 minuti danno vita a un racconto sull’amore che presenta poche sorprese ma che a suo modo sa essere intelligente e mai banale, arguto in molti punti. Roberts, introducendo il plot point del coninquilino imposto nei panni di Josh, mette in moto un ecosistema relazionale che tenta di costruire alcuni rapporti, con risultati deprecabili nelle figure di Niall e Josh medesimo, e di destabilizzare quelli apparentemente solidi di Emmy e Samantha.

L’espediente narrativo dell’agente esterno stazionato sul divano fa reagire sui propri problemi sessuali e d’amore il cabarettista Niall, e di riflesso la coppia  prossima al matrimonio nella figura di Emmy, stanca di essere trattata come una marionetta sul lavoro e, benevolmente, anche dalla futura moglie. Subendo una crisi  per la quale è decisa a ubriacarsi e  mettendo a repentaglio il matrimonio con Samantha. Roberts analizza in modo estremamente realistico cosa significa essere in una relazione di qualsiasi tipo, d’amore soprattutto, ma anche d’amicizia.

 

Maestri d’amore, Maestri di niente

Uno dei meriti maggiori del film risiede nella caratterizzazione per nulla superficiale dei protagonisti. Lo comprendiamo già dal titolo, Masters of Love, antitetico nell’azione dei personaggi. Emmy, Niall, Samantha e Josh appaiono come dei Friends frivoli e scontati nella loro rincorsa nella sbronza e nel conseguente hangover, risultando atto dopo atto l’opposto di ciò che rappresentano. I loro fallimenti, le idiosincrasie, l’introduzione forzata di Josh nella vecchia casa e nell’atto sessuale tra l’ex compagna e il nuovo compagno, i problemi di erezione di Niall e la sous chef  Lily  contesa con il coinquilino ingombrante.

Un manuale distorto dell’innamorato alienato, immerso in una diretta immedesimazione in chi guarda e che produce nello spettatore un’irrefrenabile sensazione di essere lì con i passi falsi dei protagonisti. Dialoghi da black comedy in un’esauribile voragine di discorsi puntigliosi e divertenti che attribuiscono a Emmy, Niall, Samantha e Josh un’autenticità a prescindere da scene non proprio perfette e volutamente kitsch.

Dopo un primo atto abbastanza e fin troppo veloce, Roberts riesce a rendere fluida la narrazione quando viene fuori l’umorismo auto sarcastico di Niall permettendo alla nevrosi di Josh, inizialmente distruttrice e a sé all’interno del film, di emergere con più spontaneità e aderenza all’intreccio generale. Emmy invece deve gestire questo doppio ruolo tra melodramma ed evoluzione un po’ troppo repentina, ma la sua intesa sessuale e da romantic comedy con Samantha riesce alleggerisce l’opera di eccessive sdolcinature.

 

Finale Dolce Amaro

Matt Roberts rimane fedele al suo realismo fino alla fine. Perché se l’epilogo tra cadute e risalite per la coppia Emmy/Samantha culmina nel matrimonio, per Niall e Josh non vi è alcuna conclusione, facendo rimanere aperti e ambigui i loro destini. Andando controcorrente ai climax delle classici commedie romantiche, il regista britannico non dà una soluzione concreta ai problemi dei due protagonisti; mantiene stazionaria la non risolvibilità delle difficoltà relazionali,  fortificando l’amicizia tra i due.

Estetica Mumblecore tra minimalismo e neorealismo britannico

Ci troviamo dinnanzi alla quintessenza del cinema indipendente puro e quindi non sorprende affatto come la mancanza di mezzi economici abbia inficiato in buona parte il lato tecnico della messa in quadro. Roberts utilizza, seguendo la tradizione Mumblecore, una videocamera digitale a basso costo sostenuta da un cavalletto abbastanza instabile. Si nota l’assenza di stabilizzatore , gabbia o gimbal che sia, nella maggior parte delle inquadrature tremolanti e anche nelle svariate riprese in camera a mano.

Una regia improntata all’improvvisazione e al minimalismo filmico non senza alcune buone prove. Roberts inizia quasi ogni ripresa, anche per mancanza di attrezzature, con dei mini long take che seguono ogni protagonista sia in interno che in esterno, con quella che Cesare Zavattini chiamava regia del pedinamento. Inoltre effettua su Josh dei perfetti jump cut smontando la logica del dècoupage classico. Elementi che danno il segno di una regia che prova ad essere neo-realisticamente matura almeno nelle intenzioni.

 

L’anti commedia indie

Con Masters of Love Matt Roberts crea un’anomala commedia sentimentale, disordinata e inconcludente come le relazioni che viviamo tutti i giorni. Tra infelicità e alcolismo ci troviamo davanti a un ottimo prodotto indipendente, e se l’arte del cinema si ispira alla vita allora il filmmaker inglese tiene fede al proposito della rappresentazione della realtà sul grande schermo.

 

  • Anno: 2019
  • Durata: 88
  • Distribuzione: Chili
  • Genere: commedia
  • Nazionalita: Inghilterra
  • Regia: Matt Roberts
  • Data di uscita: 12-July-2019