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Festival del Cinema Tedesco

‘The Ordinaries’, il vero metaverso cinematografico

Il metacinema sofisticato e distopico dell’esordiente Sophie Linnenbaum, dopo l’anteprima mondiale al 56° Festival di Karlovy Vary, arriva a Roma

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All’interno della cornice della terza edizione del Festival del Cinema Tedesco a Roma, dal 16 al 19 marzo, verrà presentato anche il primo lungometraggio della regista Sophie Linnembaum, The Ordinaries, presentato in anteprima mondiale al 56° Festival di Karlovy Vary.

The Ordinaries: la sinossi

Paula studia in una scuola di recitazione per diventare una grande attrice, come suo padre. La madre, invece, è una semplice comparsa, una donna triste e monotona che non fa che ricordarle quanto bravo fosse suo padre. Se l’inizio di questa storia appare noiosa, dopo pochi minuti lo spettatore prova immediatamente un senso di spiazzamento, di vertigine e disorientamento. La realtà nella quale Paula vive, infatti, non è quella che conosciamo tutti noi; la vita nel mondo di Paula è effettivamente scandita dalle ferree regole del cinema. La stessa società è divisa tra protagonisti, comparse e veri e propri reietti, i tagliati dalle pellicole perché non ritenuti sufficientemente compatibili con l’estetica del film.

La recensione

Visionando il film della Linnenbaum non può non venire in mente il lungometraggio con protagonista Jim Carrey, il Truman Show del 1998 che sul soggetto dello sceneggiatore e regista Andrew Niccol, diretto da Peter Weir, diede uno scossone al mondo dei reality show, costruendo un circo cinico intorno alla vita del protagonista.

Ma se il discorso metacinematografico era limitato a un tendone da circo, appositamente costruito per portare la finzione ai suoi massimi livelli, in questo caso il progetto è ben più ampio e di conseguenza il discorso letterario si fa metafora della società stessa. In The Ordinaries, tutti fanno parte del gioco della finzione, nessuno escluso. Il mondo tutto è quindi un costrutto di finzione, che divide le classi sociali. E così la famiglia dell’amica del cuore di Paula, per esempio, si lancia spesso in scene da musical, perché quello è il loro genere, quello è il loro modo di comunicare. Loro fingono così.

L’unico luogo nel quale si respira un minimo di verità è il mondo degli esclusi, che stanno nell’ombra, tramando una rivoluzione dai contorni tanto fumosi quanto poco funzionali all’estetica del grande circo del cinema. Paula scoprirà la verità su sé stessa e su suo padre, dopo essersi spinta nelle regioni più recondite degli studi cinematografici, là dove si nascondono catene di montaggio spietate, asservite al potere dell’oligarchia dei produttori. Paula si innamorerà, e metterà in scena un saggio degno di una grande protagonista, ma non vogliamo svelare nulla riguardo il finale.

Un film, questo della Linnenbaum, che ci proietta in una estetica paradossale, facendoci odiare e amare al tempo stesso il mondo del cinema, generando emozioni forti e contrastanti. Gli accorgimenti tecnici e gli effetti speciali sono integrati nella pellicola meravigliosamente e la colonna sonora di Fabian Zeidler diviene spesso la parodia di sé stessa, smorzandosi e riaccendendosi per seguire i ritmi sincopati di cambi d’umore alternati ad errori di montaggio del grande film che è la vita.

The Ordinaries si ritaglia con forza un posto nel cinema d’autore, strizzando l’occhio al contempo al cinema di genere fantasy e distopico.

The Ordinaries Regia: Sophie Linnenbaum; Sceneggiatura: Sophie Linnenbaum, Michael Fetter Nathansky; Fotografia: Valentin Selmke Montaggio: Kai Eiermann; Produzione: Bandenfilm Laura Klippel & Britta Strampe GbR

The Ordinaries

  • Anno: 2022
  • Durata: 120'
  • Genere: Fantascienza; drammatico
  • Nazionalita: Germania
  • Regia: Sophie Linnenbaum

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