Il disprezzo: Nouvelle Vague e meta cinema. Il cult di Jean-Luc Godard, tratto dal romanzo omonimo di Alberto Moravia. Nel cast Brigitte Bardot, Michel Piccoli, Jack Palance e Fritz Lang che interpreta se stesso.
Alla sua penultima serata il festival Nouvelle Vague sul Tevere fra Roma e Parigi ripropone in versione restaurata Il disprezzo (1963; Le mépris), un film di Jean-Luc Godard, ispirato all’omonimo libro di Alberto Moravia del 1954. La pellicola, restaurata da StudioCanal sotto la supervisione del direttore della fotografia Raoul Coutard, è diventata un cult della Nouvelle Vague.
Il film è attualmente disponibile su Chili.
La trama de “Il disprezzo”
Paolo (Michel Piccoli), sceneggiatore, riceve un’offerta dal cinico produttore Jerry Prokosch (Jack Palance) per riscrivere il copione di un film sull’Odissea, diretto da Fritz Lang e ritenuto troppo poco commerciale dal produttore.
Questa nuova proposta innesca una crisi tra Paolo e sua moglie Emilia (Brigitte Bardot).
Nell’uomo nasce il dubbio che la moglie non lo ami più; mentre la donna è fermamente convinta che Paolo la stia spingendo tra le braccia di Prokosch per ottenere agevolazioni nel mondo del cinema.
Nonostante i vari tentativi, i due non riescono a trovare un punto d’incontro, ma Paolo accetta comunque i lavoro, per fornire a Emilia una vita agiata.
Il conflitto raggiunge il suo apice quando la coppia arriverà a Capri, per seguire le riprese dell’improbabile film.
Disillusione e Tormenti
Insieme ad Effetto notte del collega François Truffaut, Il disprezzo è un film dalla forte struttura meta cinematografica, in cui Godard riflette sul mondo del cinema e il rapporto tra autori e produttori, arte e business.
Quando sento la parola “cultura”, tiro fuori il libretto degli assegni
Il sentimento portante di questa riflessione è la disillusione. Il film, infatti, svela come l’approccio meccanico e senz’anima della produzione nulla ha a che fare con quelle immagini sullo schermo che da sempre fanno sognare gli spettatori seduti sulle poltrone del cinema.
Ancora una volta, il tutto si riduce al vile denaro.
Ogni mattina, per guadagnarmi il pane, io mi reco al mercato, dove vendono le bugie e, pieno di speranza, mi metto anch’io in fila con i venditori
La disillusione non risparmia nemmeno gli altri due piani narrativi del film.
La storia d’amore e il rapporto tra Paolo ed Emilia s’incrinano. L’amore sembra essere svanito per sempre; l’uomo sembra addirittura indifferente alle avance che la moglie riceve insistentemente da Prokosch.
Questo genera in lei un grandissimo sentimento di disprezzo nei confronti del marito, che porterà la coppia nell’incomunicabilità più totale.
Anche il film nel film, L’Odissea, subisce lo stesso trattamento. Ulisse non sembra più l’uomo determinato ad affrontare mille avventure per tornare dalla moglie; anzi, il viaggio infinito sembra un pretesto per allontanarsi dalla donna.
Non dobbiamo fare un film di comparse di cartapesta, ma puntare sul tormento del protagonista, che riassume in sé la lotta dell’uomo contro gli dei
Questo tormento collega tutti i piani narrativi: Il tormento di Ulisse; Il tormento di Paolo, che vorrebbe scrivere per il teatro, e il tormento dello stesso Godard, sempre in lotta per difendere il valore artistico del suo cinema.
Regia, Attori e Fotografia
La regia di Godard, in un film più lineare delle opere a cui il cineasta ci ha abituato, segue i protagonisti e i loro monologhi, ricorrendo spesso al piano sequenza e senza preoccuparsi di svelare ogni artificio.
I riflessi degli operatori visibili sulle macchine in scena o sugli specchi e le ombre della troupe sono ben visibili e individuabili anche dallo spettatore più distratto. Tutto questo non fa che ricalcare la riflessione meta cinematografica con le immagini stesse.
Nonostante tutta quest’artificiosità, gli attori si muovono con naturalezza sul set, regalandoci ritratti umani che, nonostante gli anni trascorsi dall’uscita del film, risultano sempre attuali e mai anacronistici.
Il film potrebbe benissimo parlare di una produzione di una qualche piattaforma streaming contemporanea, il risultato non cambierebbe di una virgola.
Il paesaggio mediterraneo viene fotografato da Raoul Coutard con colori saturi e pop, anticipando il lavoro che farà, sempre al fianco di Godard, ne Il Bandito delle 11(1965; Pierrot le Fou).
“Il disprezzo” il trailer
Il disprezzo
Anno: 1963
Durata: 86 (versione italiana)
Distribuzione: Interfilm
Genere: Drammatico
Nazionalita: Francia, Italia
Regia: Jean-Luc Godart
Data di uscita: 29-October-1963
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