‘In our prime’ di Park Dong-hoon, Choi Min-sik è un genio della matematica
Viaggio nella passione per il calcolo e la matematica. Choi Min-sik è l’insegnante che nutre la mente del discepolo, una guida che tutti vorrebbero avere. Colui che svela mondi celati dietro a formule misteriose.
In our prime di Park Dong-hoon è una storia di crescita e riscatto prodotta da Joy Rabbit e Showbox e presentata in Italia al 21°Florence Korea Film Fest. Il film è interpretato da un sempre convincente Choi Min-sik (Oldboy, New World), un giovanissimo Kim Dong-hwi (Christmas carol), Park Hae-joon (Emergency Declaration) e Park Byung-eun (SEOBOK, Kingdom).
Il film è un omaggio alla matematica, l’algebra e il calcolo, che muta nella storia e diventa musica, arte e anche politica. Un maestro e un discepolo che trovano la redenzione nel completarsi mentalmente dentro formule e assiomi che si svelano al coraggio e all’onestà.
In our prime, la trama
Han Jin-woo (Kim Dong-hwi) è un promettente studente delle superiori. Grazie alla sua resa scolastica è stato ammesso a una prestigiosa accademia, elitaria, frequentata da figli di famiglie abbienti e qualche mente meritevole sostenuta dal governo. Jin-woo è tra quelli che ricevono un sostegno economico, e quando i suoi voti in matematica si abbassano, rischia di doversi trasferire in altro istituto.
Se non fosse che una notte, beccato con una borsa di alcol introdotta nel dormitorio di nascosto, viene incastrato dal guardiano notturno (Choi Min-sik). L’insospettabile signore con l’accento del Nord, per gioco e di nascosto, gli completa i compiti (difficilissimi) di matematica.
Quando Jin-woo scopre la sua abilità, gli propone di aiutarlo con lo studio. I lunghi mesi che il maestro investe nel far comprendere la materia, nel farlo appassionare ai numeri e al processo che puntualmente lo stimola a una nuova ricerca, plasma anche la loro amicizia.
Ma questo signore trasandato, dalla mente geniale, con una dipendenza dal latte aromatizzato alla fragola, porta con sé un segreto più grande e doloroso. Che il confronto con Ji-woo fa riemergere malgrado gli sforzi di tenerlo al sicuro.
Lo studio e la passione
In our prime di Park Dong-hoon è un film che ci rimanda alGus Van Sant di Will Hunting – Genio ribelle (1997) e Scoprendo Forrester (2000). Si contestualizza però nella realtà moderna della Corea del Sud: diversa, ostile a tratti, quando si parla di educazione secondaria.
Altre mamme farebbero carte false per avere i propri figli con addosso questa divisa.
Al centro la questione della pressione scolastica e della performance, che in Corea, o almeno nella Corea raccontata da Park Dong-hoon, si tramuta spesso in oppressione e violenza psicologica. Choi Min-sik è un dissidente sotto tutti i punti di vista. O meglio ancora, è uno spirito libero che cerca di istruire il suo discente a disimparare il sistema mnemonico e senza sentimento, per sostituirlo con l’interesse e il coraggio. Non è l’esame, non è il voto, ma il processo quello che conta. E quando i numeri si trasformano in musica ecco che tutto funziona in un meccanismo perfettamente oliato.
In our prime è un’opera consigliatissima ai liceali, che stanno cercando di trovare un senso a tutto lo studio, e in particolare, alla matematica! Nello stesso tempo, è un film il cui percorso di rivincita si costruisce formula dopo formula.
Su questo, c’è da dire che la sceneggiatura di Lee Yong-jae, sebbene abbia efficacemente raccontato dei due protagonisti, nel tentativo di arricchire la storia e di lasciare i banchi di scuola, traballa un po’. La seconda parte soprattutto, rallenta in realtà proprio quando cerca di sviluppare una trama più complessa e dinamica. Quel tocco strappalacrime non era necessario dal momento che l’onesta alchimia tra allievo e maestro e la meraviglia verso la materia numerica, sono più che sufficienti a stregare il pubblico.
L’opera visuale, l’opera sonora
Un pregio notevole del film è la curata attenzione posta agli aspetti tecnici: la fotografia in primis. Patinata, atonale e senza identità, nella scuola. Nel covo notturno dove i due si trovano, sono invece ben diverse le temperature colore: punti di luce gialla giocano ad amplificare il senso di calore trasmesso da quell’insolita amicizia. Quando c’è umanità, insomma, spuntano i fasci campiti di colore.
La colonna sonora, poi, è un completamento matematico necessario: la musica è sempre presente, perché così sono i numeri. Forse non sempre necessaria, ma avvolgente e piena di vita. Bach vince, ma il pi greco anche di più: In our prime svela il mondo dietro le formule, e ci consente di partecipare ad un viaggio in onore dei numeri e della inspiegabile potenza delle loro regole, insolitamente applicabili anche alle relazioni umane.
Non credere a nulla che non sia stato provato.
E così si congeda, con una certificata amicizia, concretamente confermata dai fatti… Q.E.D. quod erat demonstrandum (Come volevasi dimostrare).