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Bifest

Bif&st 2023, la realtà immaginata tra il tempo e la nostra Storia

I quattro teatri storici di Bari ospitano temi e proiezioni incastonate in linguaggi e racconti che descrivono il mondo di una volta e la vita dei nostri giorni, senza lesinare il coraggio e la volontà per rappresentare passioni e verità

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Giunto alla quattordicesima edizione, il Bari International Film&Tv Festival (Bifest 2023), in prossimo svolgimento tra il ventiquattro marzo e il primo aprile, conferma la sua vocazione divulgativa e suggella una propensione forte a narrare la realtà nelle sue differenti e innumerevoli sfaccettature.

Detta della novità della presenza di Volker Schlöndorff, regista premio Oscar per Il tamburo di latta, come Presidente dell’edizione di quest’anno e metabolizzata l’odierna conferenza stampa ufficiale allestita nel foyer del teatro Petruzzelli, non possono restare pensiero alcune impressioni maturate a fronte del consueto vasto e interessante programma di visione.

A proposito del Bifest 2023

Ingeborg Bachmann, Reise in die Wüste, di Margarethe von Trotta, appare come una delle proiezioni più suggestive tra quelle raccolte nella sezione Anteprime Internazionali. La rappresentazione cinematografica di sei tra gli anni più intensi della grande poetessa e intellettuale austriaca promette un’immersione in quella particolare umanità contesa dalla realtà più ammirata e sconosciuta che nella sensibilità si forgia.

Nello stesso solco, senza discostarsi dal territorio austriaco e le sue complesse vicende storiche del XX secolo, si muove Kysset, la pellicola diretta da Bille August, già premio Oscar per Pelle alla conquista del mondo. È il quarto adattamento de L’impazienza del cuore, il primo romanzo di Stefan Zweig. I tormenti d’amore e di vita del protagonista si stagliano sullo sfondo, altrettanto in bilico, di una nazione che, dopo l’impero e i suoi resti, conosce l’onta dell’annessione nazista.

La sezione Panorama Internazionale

I conti con la realtà e la nostra storia approdano anche nella sezione Panorama Internazionale, tradizionalmente fucina di pellicole di sguardi raffinati e intensi primi piani sul divenire. Non potrebbe esserne miglior interprete No End di Nader Saeivar. Una produzione turca, tedesca e iraniana con una storia ispirata alle drammatiche vicende del regista iraniano Jafar Panahi, nell’occasione autore del montaggio, presidente onorario della giuria internazionale della sezione e dal luglio scorso prigioniero nelle carceri del suo paese.

Fermo restando la presenza di numerosi film italiani di sicuro successo meritevoli di grande attenzione, da Quando di Walter Veltroni a Il ritorno di Casanova di Gabriele Salvatores, è bene da ultimo rimarcare la presenza de Les engagés di Émilie Frèche. Sempre nella sezione Panorama Internazionale, ma fuori concorso, concentra la sua macchina da presa sulle vicende dei migranti che con la loro disperazione hanno segnato la linea di confine tra l’Italia e la Francia.