Primadonna di Marta Savina è uscito in sala proprio l’8 marzo, nel 2023, e ora, l’8 marzo del 2024 su Sky. Il film ripercorre, con qualche variazione narrativa, le vicende di Franca Viola, la prima donna che ha rifiutato di sposare chi, confidando nel matrimonio riparatore, l’aveva aggredita e violentata. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica, per il coraggio della ragazza e il sostegno familiare, inconcepibili in Sicilia, nel lontano 1965.
L’ambientazione isolana del paesaggio, arido nell’interno, ma con l’apertura del mare, ricostruisce perfettamente i luoghi e gli anni reali da cui il film prende spunto. Almeno per come li immaginiamo, sospesi come sono nello spazio e nel tempo.
La prima donna di Marta Savina si chiama Lia Crimi: ha una bellezza non vistosa, una temerarietà non comune, e l’esuberanza dei vent’anni.
Primadonna La trama
Sicilia, anni Sessanta. Lia ha 21 anni, va a lavorare la terra con il padre, anche se lei è “femmina” e dovrebbe stare a casa a prendersi cura delle faccende domestiche con la madre. Lia è bella, caparbia e riservata, ma sa il fatto suo. Il suo sguardo fiero e sfuggente attira le attenzioni del giovane Lorenzo Musicò, figlio del boss del paese. Quando lo rifiuta, l’ira di Lorenzo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Ma Lia fa ciò che nessuno si aspetterebbe mai: rifiuta il matrimonio riparatore e trascina Lorenzo, e i suoi complici, in tribunale (trama ufficiale del film).
Primadonna La scelta degli attori
Primadonna è un film intriso di sicilianità. Per rendere il racconto più vero, Marta Savina ci ha fatto un grande regalo: l’uso del dialetto in quasi in tutti i dialoghi, non tralasciando i sottotitoli. E la scelta degli interpreti più importanti tutti siciliani. Claudia Gusmano (Lia), Fabrizio Ferracane (il padre, Pietro), Manuela Ventura (Sara, la madre), Dario Aita (Lorenzo, il violentatore), Francesco Colella (Amedeo Orlando, l’amico di famiglia).
Claudia Gusmano e Dario Aita
La naturalezza della recitazione dà credibilità alle scene, alle espressioni, a ogni singola frase, a ogni frammento del film. Ferracane porta con sé tutta la tragicità dei personaggi siciliani di cinema e teatro, ma nello stesso tempo la modernità del maschio che non si sottrae alle manifestazioni d’affetto.
Manuela Ventura sul set è la tipica madre meridionale. Sempre preoccupata di cosa potrebbero pensare i cristiani, ma pronta a tutto per difendere la famiglia. Bellissima la scena in cui i Crimi vanno al mare, di notte, per non farsi vedere dalla gente del paese, che li ha disonorati, mentre giustamente vogliono far valere il loro, di onore.
Lei, col cappello di paglia, spalma la crema solare al suo bambino, e alla domanda sul perché dell’ombrellone, che il padre pianta nella sabbia come fosse normale, risponde che bisogna difendersi dai raggi della luna. Con quel misto di tragedia e commedia che è la vita sempre, ma di più al Sud.
Dario Aita e Claudia Gusmano
Manuela Ventura e Dario Aita li abbiamo visti per la prima volta (insieme a Nicola Rignanese, che in Primadonna ha una parte secondaria) nella fiction Rai Questo nostro amore. Erano gli Strano, una famiglia appena immigrata dalla Sicilia a Torino, spassosissimi nei cliché ripetuti ed enfatizzati.
La Ventura, soprattutto, nel ruolo della donna che dagli anni Sessanta ai Settanta, si emancipa in modo inimmaginabile. Mentre il marito, da maschio del Sud, è costretto ad allargare le sue vedute e Dario Aita, il figlio, alle sue prime apparizioni, si presenta già con quel sorriso sornione e lo sguardo furbo che gli riescono così bene. Un bravo ragazzo, in fondo.
Lo ritroviamo recentemente ne La legge di Lidia Poët e pensiamo che davvero quel ruolo un po’ da scapestrato gli si addice. La cadenza siciliana, poi, quando dev’esserci, rende la sfacciataggine del suo personaggio ancora più vera.
Claudia Gusmano e Dario Aita in una scena del film (foto ufficiale: Filmitalia)
La sicilianità di Claudia Gusmano è meno appariscente. Più discreta. Ma sempre molto credibile.
Verità e finzione
Nel romanzare la storia di Franca Viola, un’altra scelta di Marta Savina, anche sceneggiatrice del film, è stata quella di lasciare all’intuizione dello spettatore ciò che è stato sottratto alla realtà.
Franca Viola fu prigioniera per una settimana, tenuta quasi a digiuno, forse per piegare la sua ribellione, mentre nel film sembra che il rapimento sia durato una notte soltanto. I complici del rapitore erano ben dodici e la violenza decisamente più brutale.
Come se la regista abbia voluto alleggerire un dramma già di per sé molto forte, non insistendo sulla perfidia del sequestratore. Lorenzo infatti non è abbastanza odioso, quasi non si rendesse conto delle sue colpe. Ma, d’altra parte, la legge era dalla sua, se il matrimonio riparatore è stato abolito addirittura solo nel 1981, insieme al delitto d’onore, e lo stupro è diventato reato contro la persona solo nel 1996.
Viola, Franca il cortometraggio
Marta Savina è particolarmente sensibile alle tematiche femminili e culturali. Ha diretto il bel programma su RaiTre Romanzo italiano, un viaggio in Italia per incontrare alcuni scrittori nel territorio in cui vivono e, nel 2017, il corto di quindici minuti Viola, Franca. Parla espressamente di Franca Viola e ha vinto molti premi. Protagonista, la stessa Claudia Gusmano.
Un’immagine di ‘Viola, Franca’ di Marta Savina (foto ufficiale: Filmitalia)
Trama di Viola, Franca
Alcamo, 1965. Franca Viola, appena diciassettenne, attira le attenzioni del giovane Filippo Melodia. Quando Franca lo rifiuta, l’ira di Filippo non tarda a scatenarsi e il ragazzo si prende con la forza quello che reputa di sua proprietà. Dimostrando un’incredibile forza e dignità, Franca reagisce alla violenza subita con un atto di ribellione che segnerà per sempre la storia italiana, e aprirà la strada alla lotta per i diritti delle donne (da Filmitalia).
Noi abbiamo visto solo il trailer, ma già si può ammirare l’intensità della Gusmano, in una prova fatta soprattutto di sguardi, silenzi e gestualità. Confermati in Primadonna, con un respiro più ampio, a rendere tutte le sfumature del personaggio.
Dopo Franca Viola
Oltre al valore del film, Primadonna merita di essere visto, soprattutto da giovani e giovanissimi che nulla sanno di Franca Viola, di com’era l’Italia allora, e per riflettere su quella di oggi che purtroppo non ha smesso di usare violenza alle donne.
Il caso fece scalpore, in Sicilia e nel resto d’Italia. Mancava poco al Sessantotto e le coscienze erano pronte a svegliarsi. Al Sud un po’ più a rilento, ma Franca Viola (qui, Lia Crimi, non importa) divenne il simbolo dell’emancipazione femminile.
Le sue parole hanno aperto nuovi mondi e nuove consapevolezze:
“Io non sono proprietà di nessuno,
nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto,
l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce“.
Produttrice Virginia Valsecchi. Produzione Capri Entertainment, Medset Film, Tenderstories, Visione Distribution, Rai Cinema, con il contributo del Ministero della Cultura.
I due registi Fabio e Damiano D’Innocenzo raccontano della loro nuova miniserie ‘Dostoevskij’
Primadonna
Anno: 2022
Durata: 96 minuti
Distribuzione: Europictures
Genere: drammatico
Nazionalita: Italia-Francia
Regia: Marta Savina
Data di uscita: 08-March-2023
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