Chihiro di Rikiya Imaizumi è un film drammatico prodotto da Netflix e Asmik Ace, che nel cast vanta tra gli interpreti da Kasumi Arimura (Quando c’era Marnie) e Lily Franky (Makanai, Un affare di famiglia).
Guarda Chihiro su Netflix
Chihiro è terapia visiva ed emotiva: un prodotto video perfetto per esercitare un transfer curativo sul pubblico, che si consolerà degli abbracci avvolgenti che Chihiro l’outsider, regala indistintamente a tutti coloro che ne hanno bisogno. Il film è una rinascita e una rivincita senza troppo clamore, che si gioca su di un piano di genuino ascolto, empatia, ed accettazione di tutte le inesauribili sfumature del diverso.
Chihiro, la trama
Chihiro è una prostituta che ha di recente lasciato la professione. Adesso lavora part time in un negozietto che prepara squisite bento da asporto, e che l’ha conquistata con le sue prugne umeboshi da far stringere gli occhi.
Chihiro è solare e non fa mistero del suo passato diverso. Disponibile e dedita ad aiutare gli altri, calamita inspiegabilmente a sé una precisa varietà di rifiutati, di esiliati dal sociale. La sua apertura alla vita li rende dignitosi di quel posto e nuovamente felici di esistere. Semplicemente costruendo ponti tra questi cuori incompresi, riesce a saldare nuove amicizie e restituire il sorriso anche a chi si era dimenticato di averne uno.
Il cuore della protagonista
Ultimamente Netflix propone anche un cinema giapponese che risulta un’infusione di positività e di energia, come già di recente era stato per la serie diretta da Hirokazu Koreeda, Makanai.
La formula prevede una protagonista sempre sorridente che non si fa sopraffare dalle vicende meno positive o dalle sconfitte. In questo caso si racconta la storia di una donna comunemente considerata in coda alla gerarchia sociale; ecco in quel contorno di preconcetti, Chihiro svela un certo agio e naturalezza, e soprattutto, una delicata magia. La protagonista ai margini trova un proprio riscatto nel diventare, a sua volta, il riscatto per altri emarginati.
In Chihiro il regista Rikiya Imaizumi abilmente trasmette tenerezza con una narrazione estremamente pacifica, cordiale, che si risolve in un uso della parola equilibrato e gioca consapevolmente su romanticismo, nostalgia e sentimentalismo. Non si esagera nelle tinte rosa, perché non è un romanzetto da edicola quello che si vuole consegnare agli spettatori: ma due rigeneranti ore di visione depurativa.
Per i più aperti al cinema giapponese, il nome della protagonista, che è in realtà nel film è un nome d’arte, richiamerà senz’altro la Chihiro del La città incantata, quanto piuttosto altre eroine dei manga: questo appellativo, in entrambe le produzioni, solleva una riflessione sull’identità, quella assegnata e quella vissuta o sentita. Quale che sia il film a cui ci richiama, il nome Chihiro ha diversi significati, ma tra i più popolari rimane “migliaia di domande”, che calza a pennello con le identità delle protagoniste.
Un film per lo streaming
Le produzioni più recenti di Netflix Giappone mostrano una evoluta capacità di catturare il pubblico dello streaming. Chihiro non è un film che convincerebbe altrettanto se fosse stato pensato per il grande schermo, ma la fruizione casalinga si sposa perfettamente con la sua dimensione poetica e il suo dimesso omaggio alla vita. Il rispettoso sentire giapponese si apprezza fino in fondo quando ci si lascia affascinare anche dalla cultura, che si svela alle spalle di queste storie.
Quelle due ore di racconto, che sembrano lente, in realtà sono un passo necessario per decomprimere e lavorare al restituire serenità a questi personaggi inquieti. Chihiro usa le armi dell’ascolto e del sorriso, che dal manga alla produzione filmica, hanno lo stesso strepitoso effetto consolatorio.