‘Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova’, la recensione
Un documentario omaggio, che, attraverso il corposo materiale d'archivio e interviste differenti a personalità contemporanee, traccia un inedito profilo di Pasolini.
Presentato con grande successo al 40º Torino Film Festival, il documentario Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova (2022) di Giancarlo Scarchilli, uscirà nelle sale, come evento speciale, il 5-6-7-8 marzo. Un doveroso e sentito omaggio a Pasolini (nato il 5 marzo 2022).
Prodotto dalla MG Production e distribuito da Medusa, il documentario di Giancarlo Scarchilli ha il pregio di rendere in maniera inedita la figura del regista/scrittore/intellettuale, distinguendosi, per sapienza di composizione e sincerità d’intenti, dai precedenti documentari incentrati su Pasolini.
Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova, la recensione
La difficoltà principale per un ritratto di Pier Paolo Pasolini, è l’ esistenza di una mole enorme di opere incentrate sulla sua figura. Il rischio, pertanto, è quello di cadere nel déjà vu, nel già sentito e visto.
Il lavoro documentaristico di Giancarlo Scarchilli fortunatamente inserisce informazioni inaspettate e un nuovo modo di affrontare la magmatica carriera artistica di Pasolini. Unendo materiale d’archivio a interviste a personalità contemporanee, il regista riesce a creare un inedito ritratto che racconta come incontrare Pasolini – e collaborarci – abbia cambiato la vita a molti personaggi, come Scarchilli evidenzia nell’incipit.
Pasolini è stato un maestro, un mecenate, un coach, un punto di riferimento, che con il suo stile pacato ma agguerrito, colto ma alla mano, ha saputo tirar fuori da persone valide, ma ancora acerbe, le qualità insite in loro. Un moderno Socrate che amava la pedagogia, e adottava un insegnamento di tipo maieutico.
Bernardo Bertolucci, Dante Ferretti e Vincenzo Cerami sono artisti di fama internazionale, che esordirono con Pasolini; o come Ennio Morricone, Danilo Donati, o finanche Tonino Delli Colli o Nino Baragli, che sebbene già nel campo artistico, con Pasolini hanno affinato la loro arte.
Si potrebbe dire che Pier Paolo Pasolini è stato come Andy Warhol, ovvero che aveva creato una sua “Factory”, composta da intellettuali e artisti, ma soprattutto amici (che poi erano stretti collaboratori). Una factory che si svolgeva prevalentemente nel suo appartamento, a Via Eufrate 9, quartiere Eur di Roma.
Sergio Citti, Franco Citti, Laura Betti, Ninetto Davoli, Alberto Moravia erano figure fondamentali di questa “fabbrica”, amici/collaboratori che gli sono rimasti legati fino alla tragica morte. Loro apprendevano da Pasolini, e il regista/scrittore si abbeverava alle loro differenti culture.
L’eterogeneo materiale d’archivio, scelto con attenzione e utile alla necessaria sintesi per racchiudere la corposa carriera pasoliniana, ci mostra i protagonisti di quella fantastica e irripetibile stagione, mentre ricordano il primo incontro con Pasolini.
Ma questi materiali scelti vanno a formare all’interno del documentario anche dei piccoli ritratti dei personaggi, dando ulteriori informazioni inedite su di loro. Sergio Citti, Bernardo Bertolucci, Laura Betti, Vincenzo Cerami, Dante Ferretti e Danilo Donati acquistano anch’essi una visione nuova.
Ma al contempo, Pier Paolo Pasolini – Una visione nuova diviene anche una “camera verde” alla Truffaut, con cui Giancarlo Scarchilli rende omaggio a queste personalità che non ci sono più (ad esclusione di Ferretti). Una triste constatazione della fine di quella splendida – e lontana – stagione creativa e umana, a cui si aggiunge la recente scomparsa di Blasco Giurato (direttore della fotografia del documentario).
Al materiale d’archivio, si affiancano le interviste odierne. Tranne Pupi Avati, Walter Veltroni, Giuseppe Gentile, Ugo De Rossi e David Grieco, che ebbero modo di frequentare Pasolini in differenti situazioni, gli altri intervistati servono a dare una visione contemporanea ed esterna.
Giancarlo De Cataldo, che nei suoi romanzi ha descritto le borgate romane; Filippo Ceccarelli, che nei suoi articoli ha un acume ironico e pungente pasoliniano; Andrea Purgatori, che cerca nelle sue inchieste televisive d’indagare a fondo.
Daniele Luchetti, regista che con La scuola (1995) ha mostrato anche come un istituto scolastico possa essere dannoso per l’educazione (e il personaggio umano e combattivo di Silvio Orlando è molto pasoliniano); Carlo Verdone, che ha ereditato, tramite Sergio Leone, alcuni importanti collaboratori di Pasolini (Morricone e Baragli).
Giancarlo Scarchilli, che ha impiegato oltre un anno e mezzo per completare il documentario, soprattutto per la meticolosità nel cercare valido materiale inconsueto (la clip di Dante Ferretti con Martin Scorsese sul set di Gangs of New York), ha impostato il lavoro principalmente su Ragazzi di vita, Accattone e Scritti corsari.
Tre opere che, tra le mille sfaccettature artistiche, condensano tre aspetti dell’arte e della cultura pasoliniana: la narrativa, il cinema e il giornalismo. Come dice De Cataldo, chiunque voglia descrivere le periferie, deve fare i conti con i romanzi borgatari di Pasolini.
Caterina D’Amico, invece, evidenzia come Accattone, quando si proietta alle nuove platee, è l’unico capolavoro che lascia un indelebile e distinto segno a tutti, a differenza di altri classici che possono lasciare indifferenti.
Infine gli Scritti corsari, su cui svetta il corsivo Cos’è questo golpe? Io so, ritenuto uno dei motivi per cui fu ucciso Pasolini. Vero giornalismo, forse perseguito oggi da Marco Travaglio, ma come afferma Filippo Ceccarelli, gli intellettuali (e il giornalismo) sono terminati con la morte di Pasolini.
Giancarlo Scarchilli
Giancarlo Scarchilli, regista di commedie e documentari, tra cui l’applaudito Vittorio racconta Gassman – Una vita da mattatore (2010), non ha conosciuto direttamente Pier Paolo Pasolini, ma ha conosciuto e collaborato intensamente con Sergio Citti.
È stato assistente di regia per Due pezzi di pane (1979); aiuto regista ne Il minestrone (1981); e aiuto regista e co-sceneggiatore nella miniserie tv Sogni e bisogni (1985). Come le varie personalità presenti nel documentario, che riaffermano la capitale importanza di aver incontrato Pasolini, con questo documentario Scarchilli omaggia sentitamente anche Citti, dedicandogli un bel piccolo ritratto con materiale inedito.