Franco Nero, fra i più importanti e famosi attori italiani, torna per la seconda volta dietro la macchina da presa per realizzare L’uomo che disegnò Dio. Girato interamente nel capoluogo piemontese nel corso dell’estate del 2021, il film viene distribuito da L’Altrofilm e Rai Cinema ed esce nelle sale italiane il prossimo 2 marzo.
L’uomo che disegnò Dio. La trama
Emanuele (Franco Nero) è un anziano professore di disegno, solitario e cieco sin da ragazzo. Possiede un grande dono: quello di riuscire a ritrarre nelle sue opere le persone, pur non potendole vedere, unicamente ascoltandone il suono della voce.
Solo l’assistente sociale Pola (Stefania Rocca) e i ragazzi che seguono il corso di disegno sono al corrente di questa sua capacità, che Emanuele tiene accuratamente nascosta.
Abitudinario e scontroso, il vecchio professore vede la propria vita sconvolta il giorno in cui Pola gli presenta Maria (Wehazit Efrem Abraham), una donna africana che ha perso il marito, ucciso durante la guerra civile che sconvolge il suo paese, e la figlia Iaia (Isabel Ciammaglichella). Emanuele, dietro insistenza di Pola, accetta di ospitare le due migranti, ricevendone in cambio un aiuto in casa.
Il giorno in cui Iaia, dopo aver ripreso con il telefonino Emanuele intento a disegnare un ritratto a carboncino, immette il filmato sui social, il video diventa immediatamente virale ed Emanuele viene convinto, suo malgrado, a partecipare al Talent Circus, uno show televisivo che, scoprendo nuovi talenti, li sfrutta per fare audience.
È a questo punto che per Emanuele le cose sembrano precipitare, ma riuscirà a superare le avversità grazie all’affetto profondo che, nel frattempo, si è venuto a instaurare fra lui, Maria e Iaia.
Una favola moderna che parla di uguaglianza e dignità umana
Come già nel suo precedente film da regista, Forever Blues, nel quale nasceva un’amicizia fra un trombettista blues disilluso e un bambino autistico, che permetteva a entrambi di “crescere” in una società chiusa e respingente, anche ne L’uomo che disegnò DioFranco Nero affronta, in una sorta di favola ambientata ai giorni nostri, un tema forte, come quello della solidarietà fra persone poste ai margini. In questo caso, il cieco Emanuele e le migranti Maria e Iaia.
Lo fa interpretando un personaggio indurito dalla vita, insofferente al pietismo nei confronti dei portatori di handicap, che equipara a una forma di razzismo, paragonabile a quello che Iaia deve subire nella scuola che frequenta. È per questo che Emanuele non tollera le persone – tranne Pola, l’assistente sociale – rifiutando, almeno inizialmente, la presenza di Maria e della giovane Iaia.
Tuttavia, poiché la sua condizione di non vedente lo porta a “vedere” meglio le persone solo ascoltandole – l’unico che non riesce a disegnare è Dio perché non è ancora riuscito a sentirne la voce – Emanuele riuscirà presto a entrare in sintonia con le due ospiti, riconoscendo in loro la bontà di cuore e una forte carica umana, messa a dura prova dalle tragiche vicissitudini della vita.
Sarà quindi grazie all’empatia che si viene a instaurare fra loro che i tre riusciranno a vedere, con occhi diversi, la propria esistenza, intraprendendo un percorso che, grazie al senso di scambievole solidarietà, li trasformerà in persone diverse e migliori.
Le intenzioni di Franco Nero e di Eugenio Masciari, autore del soggetto, sono sicuramente rispettabili. I temi della solidarietà fra uomini e della loro dignità spesso accantonata per vendersi al mondo dell’apparenza, rappresentato dalla televisione spazzatura e dall’universo social, vengono ben esplicitati nel toccante monologo finale dallo stesso Emanuele. Nel quale si scaglia contro l’avidità, la corruzione, la cattiveria umana di persone che, pur possedendo il dono della vista, sono cieche nell’animo, incapaci di provare un sentimento di umanità.
Un film poco riuscito che soffre per le troppe stereotipizzazioni
Purtroppo il film di Nero pecca per il troppo didascalismo e per la scarsa caratterizzazione dei personaggi che scadono, spesso, in un ridicolo macchiettismo. Come avviene, ad esempio, per i ragazzi della scuola serale di Emanuele, per la conduttrice, il produttore e il regista del talent show, per il finto mendicante cieco (guarda caso napoletano) interpretato da Massimo Ranieri. O ancora, per l’improbabile commissario di polizia che indaga su un presunto caso di abuso sessuale nel quale si ritrova coinvolto lo stesso Emanuele e al quale presta il volto Kevin Spacey, qui al suo ritorno dopo l’archiviazione delle accuse di molestie sessuali nei suoi confronti.
Un cast di grandi attori – fra gli altri, è bello assistere a un cameo di Faye Dunaway – per un film che vuole veicolare un messaggio chiaro: che il male di vivere non sta nel buio di chi ha perso il dono della vista, bensì nella mediocrità del mondo reale.
Grandi nomi purtroppo non adeguatamente sorretti da una scrittura all’altezza, che mescola vari temi, tutti degni di approfondimento, ma che, in realtà, si perdono in una irritante stereotipizzazione dei vari personaggi.
Restano le immagini di una città – Torino – ben fotografata che, con le sue strade e le sue luci nella notte, mostra appieno tutto il suo fascino discreto.
L'uomo che disegnò Dio
Anno: 2021
Durata: 110'
Distribuzione: L'AltroFilm, Rai Cinema
Genere: Commedia drammatica
Nazionalita: Italia
Regia: Franco Nero
Data di uscita: 02-March-2023
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