fbpx
Connect with us

Berlinale

‘The Good Mothers’ La conferenza stampa

Alla 73esima Berlinale si è svolta la conferenza stampa della nuova serie The Good Mothers, disponibile su Disney+ dal 5 aprile 2023. Con Barbara Chicchiarelli, Valentina Bellè, Francesco Colella e Micaela Ramazzotti.

Pubblicato

il

the good mothers conferenza stampa

Si è tenuta durante il 73esimo Festival di Berlino, la conferenza stampa di The Good Mothers. La serie arriva su Disney+ il prossimo 5 aprile e concorre al Berlinale Series Award, premio istituto in questo 2023.

Presenti all’appello i registi Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, lo sceneggiatore Stephen Butchard, e le protagoniste, Valentina Bellè, Gaia Girace, Simona Distefano Micaela Ramazzotti.

The Good Mothers | La conferenza stampa della serie Disney

Come ha avuto inizio il progetto e cosa rappresenta questa storia per ciascuno di voi?

Julian Jarrold: Tutto ha avuto inizio dopo aver letto lo script di Butchard.

Non sapendo nulla della ‘Ndrangheta, mi ha aperto gli occhi.

Il fatto che avessero queste strutture molto arcaiche, e la storia di queste donne, mi ha fatto pensare che potessimo catturare l’autenticità e renderla in una serie televisiva.

Elisa Amoruso: Quando sono stata coinvolta da Wildside, ho letto subito il libro di Alex Perry ed è stata un’esperienza incredibile. Nonostante conoscessi le storie, entrare così nel dettaglio, mi ha fatto rendere conto di quanto fosse una storia necessaria da raccontare. Per me ha rappresentato uno dei progetti più importanti a cui ho preso parte.

Raccontare la mafia dal punto di vista delle donne è stato un passo importante.

Stephen Buchard: Io sono stato attirato da questa storia, perché erano persone ordinarie con un coraggio straordinario. Quando ho rivevuto una copia del libro, mi sono sentito subito connesso a queste donne e al loro coraggio. Mi rendevo conto che si trattava di un progetto importantissimo.

The Good Mothers è un titolo meraviglioso, perché hanno attinto la forza dai loro figli.

the good mothers poster

Micaela Ramazzotti: Mi inorgoglisce tantissimo far parte di questa serie, perché Lea Garofalo ha fatto una cosa potentissima. Cresciuta nella ‘Ndrangheta, le è andata contro, sapendo di fare quella fine. Ma ha saputo trasmettere quella libertà, quella indipendenza e quel coraggio alla figlia.

Pur crescendo nella paura sono riuscite a dare forza alle loro figlie.

Simona Distefano: Questa è  stata la mia prima grande esperienza importante e ho sempre desiderato poter raccontare storie di donne coraggiose. In questo caso ancora di più, perché sono lotte silenziose, vengono dimenticate. Mi rende felice e orgogliosa aver potuto raccontarle.

Valentina Bellè: Anche io sono felice e grata di aver avuto questa opportunità. Non conoscevo Giuseppina Pesce e Concetta Cacciola, per cui è stato un partire da zero ed è stato un viaggio interessante per tanti motivi. Iniziare a prendere coscienza di una realtà così forte, andare in Calabria e sentire da chi vive lì “ancora con queste favole, la ‘Ndrangheta non esiste, noi siamo la ‘Ndrangheta” mi ha aghiacciato. Per cui è stato un viaggio anche terribile per me.

Il titolo parla delle buone madri, ma riflettevamo su cosa ti rende una buona madre, che è anche quella che lotta per la propria libertà individuale e non solo per il proprio figlio.

Gaia Girace: Credo la ‘Ndrangheta sia sempre stata mostrata dal punto di vista maschile, invece stavolta la presentiamo da quello femminile. Queste donne sono state costrette a piegarsi tutta la vita al volere degli uomini, ma molte si sono liberate e alcune sono state uccise.

Spero che, con questa serie, riusciremo a dare un messaggio di speranza.

Il punto di vista femminile sulla ‘Ndrangheta

Quanta importanza ha il punto di vista femminile nella serie?

JJ: Penso che l’intento sia quello di trovare una nuova prospettiva, fresca, in modo che il pubblico possa capire le difficoltà in cui vivevano queste donne.  

SB: Io penso che la parte più difficile sia stata quella dei personaggi maschili, perché io volevo evitare cliché. Loro sono nati in quel mondo, volevamo far vedere qualcosa di diverso. Si vede che gli uomini perdono qualcosa anche loro.

La verità è importante, per questo dovevamo raccontare anche gli uomini che fanno parte di questa storia.

EA: In questa serie abbiamo deciso di rimanere dal punto di vista delle donne e cercavamo, anche con la telecamera, di essere il più possibile vicino ai nostri personaggi femminili. Questa è l’idea che ci ha guidato ed eravamo sempre insieme nello scegliere il punto di vista.

Il coraggio delle donne

Che tipo di riflessione avete fatto su queste donne?

VB: Continuando a sottolineare la non esistenza della ‘Ndrangheta e l’abbandono da parte dello Stato, ho capito che se cresci in un ambiente dove non esistono alternative, non esiste neanche la verità. Mi ha molto colpito questo concetto.

Giuseppina parte da una situazione privilegiata, è una donna attiva, in gamba, e farà una grande fatica a rendersi conto della situazione di violenza in cui vive. Io mi sarò avvicinata del 5% a capire la fatica nello sradicare il pensiero. Quasi capisco più chi lo fa, che chi non lo fa.

Chi lo fa è proprio un eroe.

C’è bisogno che lo Stato intervenga in maniera abbastanza forte.

GG: Denise è spinta dalla voglia di rivalsa e, durante la storia, la vediamo crescere. Il suo punto di riferimento scompare e non le viene data una spiegazione, perciò decide di combattere e non piegarsi. Anche a costo di ritrovarsi sola. Vuole che sia fatta luce sulla verità.

MR: Al di là dei personaggi, qui era la storia, il progetto, ad appassionarmi. Mi sono documentata, ho visto anche il film di Marco Tullio Giordana, su questa donna che si ribella e che prova a scappare. Poi mi affascinava il fatto che ci ha messo la faccia, ha fatto i nomi, dimostrando un coraggio fino alla fine. Mi ha molto affascinato quanta determinazione ci fosse in lei.

SD: La loro condizione sociale non riconosce la libertà ed è tollerata la violenza, serve per mantenere il controllo e madare avanti il sistema patriarcale. Per loro, la difficoltà è uscire da un sistema che legittima la violenza e riconoscere che c’è altro, che puoi ambire alla libertà e che ci può essere un mondo migliore, nonostante non sia quello che le famiglie ti fanno credere. Sono le stesse madri che sostengono e difendono questo sistema perché è stato insegnato loro così.

  • Foto in evidenza Credit: Claudio Iannone

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

Scrivere in una rivista di cinema. Il tuo momento é adesso!
Candidati per provare a entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi drivers