Quella di quest’anno a Venezia è stata una Mostra del Cinema a tutto splatter, con ben sei film horror in cartellone e tre grandi maestri in passerella: George A. Romero, Joe Dante e Shinya Tsukamoto con Nightmare Detective, registi che il cinema di genere l’hanno sempre mescolato, metabolizzato e poi (re)inventato.
Al Lido Tsukamoto ha presentato il suo ultimo film, terzo tassello della trilogia cult cyberpunk cominciata esattamente vent’anni fa: Tetsuo the bullet man. Quindi, in attesa di vederlo anche da noi, proviamo a gustarcelo attraverso uno dei titoli più seminali della sua carriera, Nightmare detective (2006), impreziosito da un’edizione Raro Video come al solito eccezionale, in doppio audio e con ricchi contenuti extra
Nightmare detective è un remake?
Partiamo dal principio. Senza regole. Nightmare detective non ha niente a che vedere con Tetsuo (1989), eppure sembra esserne quasi una sorta di remake. Remake di Tetsuo nel senso di opera prima, non nella storia, perché al suo interno ha tutte le caratteristiche del primo film, un autentico concentrato di visioni che non lasciano un attimo di tregua allo spettatore. Un film fatto di pancia prima ancora che con il cuore, realizzato mettendoci dentro le paure e le angosce di sempre. A cercarlo non c’è autore al mondo come Tsukamoto capace di mescolare il pallore delle luci notturne che colorano le metropoli con il metallo, l’acciaio che di quelle metropoli sono la base portante. E sempre più anche dell’uomo. I suoi personaggi: uomini-bidimensionali, uomini-macchine, uomini–metropoli. Il resto è privo di senso, un mondo che assomiglia ad un grande buco nero. Sempre. Per cercare di comprendere il cinema di Shinya Tsukamoto lo spettatore deve essere ben predisposto a ‘calarsi’, come un palombaro nelle gelide e profonde acque degli oceani, nella follia della mente dei personaggi in carne pronti a cominciare la mutazione in acciaio.
Tra Lynch e Cronenberg. Ma c’è qualcosa di più in questa ‘calata’. Non si tratta della discesa agli inferi. Sono già in superficie. È invece un precipitare nell’animo umano, privo di tutte le sue difese, pieno di ferite. A differenza di Lynch, in cui le non-trame sembrano essere dei caotici incubi assemblati da un demiurgo della notte, nei film di Tsukamoto, in particolare in Nightmare detective, le storie dei personaggi non sono pensabili nemmeno nei nostri incubi, risultato invece del pensiero di un demiurgo del cinema per il quale gli incubi sono le vite umane.
Trama Nightmare detective
Ecco quindi spiegato il ruolo del detective nottambulo, un giovane solitario che non desidera altro che morire, stufo di vivere nelle menti altrui e in un mondo che disprezza. Nel frattempo c’è un’altra storia, quella di un’abile e silenziosa investigatrice, Keiko Kirishima (Hitomi), che s’imbatte in due misteriosi casi di suicidio. All’apparenza. Entrambi gli incidenti hanno un comune denominatore: il numero ‘0’ (Shinya Tsukamoto) che compare sul loro cellulare come ultima chiamata poco prima di morire.
Tuttavia, la moglie di una delle vittime riesce a testimoniare, raccontando che mentre dormiva il marito, all’improvviso, ha cominciato a pugnalarsi come se venisse chiamato o condizionato da qualcuno o qualcosa nel sogno. L’unica soluzione per la giovane investigatrice è di verificare di persona di cosa si tratta, ma per poter affrontare quel numero maledetto avrà bisogno di un collega molto speciale, un autentico investigatore dell’inconscio… sogni d’oro a tutti.
Giacomo Ioannisci