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‘Burial’: viaggio tra ciò che resta della sorella gemella della centrale di Čhernobyl’

Il valido documentario di Emilija Škarnulytė fa riflettere in modo intelligente e stimolante su questioni molto difficili

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Burial

Su MUBI è disponibile  un coinvolgente documentario: Burial. La regista lituana Emilija Škarnulytė ci conduce lungo un viaggio che pare subacqueo sulle tracce di ciò che ancora resta di una centrale nucleare conosciuta col nome di Ignalina, chiusa a partire dal 2010 per timore di andare incontro ad una seconda Černobyl’.

Un documentario magnetico che incolla allo schermo lo spettatore che si aggira curioso tra i meandri freddi e ostili di un luogo pericoloso e, probabilmente, ancora a rischio di contaminazione.

Burial Strisciare lungo un percorso tortuoso e ipnotico tra ciò che resta della grande centrale nucleare dismessa

“È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” (Einstein).

La centrale nucleare lituana di Ignalina ha come gemella quella tristemente nota di Černobyl’ e aveva in dotazione  un reattore che era il più potente al mondo.
Il governo lituano, su sollecitazione dell’Unione Europea che intendeva annettere lo stato tra i suoi membri, organizzò la chiusura della centrale dopo lo scampato disastro totale che si verificò negli anni ’80, proprio presso Černobyl’, con lo scopo dichiarato di scongiurare il pericolo di un secondo devastante episodio di contaminazione radioattiva.
Ma demolire e smantellare un complesso così grande si è rivelata un’operazione che non aveva precedenti.
Il processo di smaltimento iniziò nel 2010 e si prevede terminerà non prima del 2038, dopo la gestione di oltre 64000  tonnellate di rifiuti tra macchinari e cemento e 3,5 milioni di metri cubi di strutture in cemento armato.
Burial (2022) | MUBI
Ma una centrale nucleare è progettata per resistere fino a centomila anni e la radioattività che sprigionano le sue scorie tende a rivelarsi eterna.
Infatti, il problema dello smaltimento delle scorie radioattive è il più complesso, anche confrontato con quello della imponente struttura fisica e materiale della centrale.
La gestione della voluminosa  corteccia è nulla a confronto con la dislocazione di quella linfa letale a cui va cercata una localizzazione ove farla giacere per sempre.

“Si può tentare di disgregare la corazza della montagna, ma non si può uccidere lo spirito che cova in eterno dentro di essa”.

Seppellire l’immortalità per cambiare pelle

Un grande pitone si aggira, senza un reale motivo, tra quel che resta dei freddi apparati tecnologici di una centrale che occorrerà un trentennio ed oltre per smaltire nella sua enorme corazza esteriore.

Il documentario (affascinante, ma anche allarmante e magnetico) della cineasta lituana Emilija Škarnulytė cerca di farci riflettere su come la gestione delle scorie radioattive costituisca una problematica assai più grande e difficile da risolvere rispetto al già titanico sforzo di smaltire l’apparato esteriore di una centrale nucleare.

Ma nello stesso tempo la regista, intelligentemente, non si prodiga in discorsi che si battano platealmente contro l’utilizzo dell’energia nucleare.

Piuttosto, la Škarnulytė si sofferma a riflettere sulla concretezza che la gestione di tali strutture comporta a livello di sicurezza e di tempistiche, di fatto infinite, richieste per la gestione delle scorie micidiali la cui letalità pare rivelarsi pressoché eterna.

Burial si è un documentario che riesce a far riflettere e nello stesso tempo è in grado di attanagliare lo spettatore su tematiche e problematiche impellenti. Una forza di attrazione, repellente ma anche affascinante, che lo stesso rettile finisce per suscitare all’utente messo dinanzi a una realtà in cui non tutto è semplicemente condannabile e dove il contrasto tra benefici e pericoli si rivela davvero un cruccio inestricabile e difficile da gestire, anche solo a livello di una semplice presa di posizione.

Burial

  • Anno: 2022
  • Durata: 60
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Lituania
  • Regia: Emilija Škarnulytė

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