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Berlinale

‘Someday We’ll Tell Each Other Everything’ e La vita infelice di Maria

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Someday We'll Tell Each Other Everything

Maria ha diciannove anni, non va quasi mai a scuola e passa tutto il giorno a leggere i libri di letteratura ottocentesca.

Ha una passione per Dostoevskij.
Va in giro per la campagna idilliaca intorno alla fattoria di Johannes, il fidanzato.
Si sono stabiliti nella mansarda della fattoria in Turingia e trascorrono una vita felice.

Siamo nell’estate del 1990 in una zona molto vicina al confine tra le due Germanie.

Un confine che solo un anno prima era invalicabile e pericoloso e che adesso è diventato una specie di ricordo del vecchio regime che sta per essere abbandonato.
È caduto il muro di Berlino e le famiglie stanno per riunificarsi. Un momento storico delicatissimo che ha significato sacrifici e difficoltà economiche e morali nella popolazione tedesca.
Sigfrid, il padre di Johannes, porta avanti insieme alla moglie la fattoria di famiglia non senza difficoltà.
L’economia della ex Germania est sta andando a pezzi.
L’arrivo di Hartmut, il fratello che era fuggito a Monaco di Baviera dove aveva fatto carriera, porta una ventata di novità e di speranze.
Anche la vita di  Maria viene travolta dall’incontro con Henner, il tenebroso vicino di casa che viene guardato da tutti con sospetto perché vive chiuso in casa come fosse un feudatario con due cani da guardia e i suoi cavalli.
La scintilla d’amore scoppia in modo del tutto casuale e una volta insinuata nella testa di Maria, Henner non ne esce più.
Sapendo che la comunità non perdonerebbe la loro relazione, i due iniziano a vedersi clandestinamente.
La loro è una relazione essenzialmente fisica.
Henner è violento e non concepisce il sesso se non come dominio della donna.

Someday We’ll Tell Each Other Everything e l’ amore fisico

L’ amore fisico tra i due diventa presto il centro della storia spostando ai margini il punto di vista sulla transizione della ex Germania est che avrebbe potuto ravvivare la storia.
Ogni scena d’amore è involontariamente comica e l’ostentazione della incapacità di Henner di mostrare qualsiasi lato tenero o umano è piatta e a tratti fastidiosa.
Henner ha un rapporto rabbioso con il sesso e Maria, colpita dalle differenze tra loro, inizialmente accetta i suoi modi violenti.
La dissoluzione del confine unisce le due famiglie e allo stesso tempo allontana Maria e Johannes: lei, concentrata sull’amore, lui sulla propria realizzazione il secondo.
Questa storia d’amore che si intreccia con la vita politica della Germania non ha niente della grande regista vista ad esempio nel film 3 days in Quiberon, dove Emily Atef raccontava un episodio della vita di Romy Scheneider con una grazia estrema.
Il cinema della Atef ha sempre avuto la missione di creare grandi personaggi femminili.
“La cosa che mi infastidiva quando ero più giovane e andavo al cinema era il fatto che la ragazza era sempre marginale nella storia ” ha detto in conferenza stampa. “Anche nei cartoni animati che amavo di più, come Il libro della giungla, la situazione non migliorava”.
Ma in questo film le necessità narrative sono state il vero limite allo sviluppo della storia che ha come obiettivo principale quello di definire la rabbia e il rapporto di sottomissione nel sesso, salvo diventare spesso macchiettistico.
Il primo vero passo falso di Emily Atef, che porta a Berlino un film piatto.  Sembrerebbe non avere nessuna ambizione di conquistare un premio.

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