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‘The survival of kindness’. La recensione e le dichiarazioni di Mwajemi Hussein

Rolf DeHoil si interroga su quello che resta della nostra umanità. La sua protagonista, interpretata da Mwajemi Hussein, mostra una miscela indimenticabile di coraggio e rassegnazione durante il suo pellegrinaggio apocalittico

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Una donna di colore viene abbandonata nel mezzo del deserto, rinchiusa in una gabbia su ruote trasportata da un auto guidata da uomini bianchi con maschere a gas. Inizia così il film di Rolf de Heer The survival of kindness in concorso alla Berlinale.
Apparentemente l’umanità è stata decimata da un virus che costringe un gruppo dominante di Bianchi a vivere con maschere a gas e schiavizzare le altre etnie. La donna sembra destinata alla morte ma non si rassegna.. Riesce così a rompere una parte della gabbia e a liberarsi. Inizia il suo viaggio che la porterà fino alle montagne dopo il deserto e poi in una città, attraversando paesaggi post apocalittici.
Un mondo distopico dominato dal dolore e dalla sopraffazione, dove lentamente sarà costretta ad abbandonare l’idea di  trovare la libertà e di uscire dall’incubo. Rolf DeHoil si interroga su quello che resta della nostra umanità e la sua protagonista, interpretata da Mwajemi Hussein, mostra una miscela indimenticabile di coraggio e rassegnazione durante il suo pellegrinaggio apocalittico.
Filmato esattamente nel periodo tra le misure restrittive a causa del COVID e le lotte in America organizzate da Black Lives Matter a seguito dell’assassinio di George Floyd, il film mescola i due temi della libertà individuale e della sopraffazione delle minoranze etniche. Racconta un’ umanità che perde il dono della parola ed è un’allegoria del razzismo e del controllo sulle masse raccontata attraverso il sorriso ironico della protagonista, che cerca di comunicare nonostante ognuno parli una lingua incomprensibile agli altri.
The survival of kindness, già presentato al festival di Adelaide nell’ottobre del 2022, partecipa in competizione ufficiale per l’orso d’oro alla Berlinale 2023.
Mwajemi Hussein all’età di 51 anni si è trovata alla sua prima esperienza di attrice con uno dei registi più importanti in Australia. Cresciuta in un villaggio del Congo, ha sperimentato sulla propria pelle cos’è la segregazione in seguito alla guerra.
“ Per me fare questo film è stata una scommessa con me stessa “ ha detto in conferenza stampa. “ Abbiamo fatto una riunione di famiglia perché ho tanti figli ed allontanarmi per due mesi da loro non era una cosa facile; non volevo che la cosa fosse decisa soltanto da me.
Ho fatto un salto nel vuoto. Sono partita senza farmi tante domande ed è stato come rivivere una parte difficilissima della mia vita perché anche io ho camminato per giorni scalza in fuga dalla guerra.
Adesso posso dire di essere molto felice per la mia scelta, in quanto ognuno di noi dovrebbe avere una volta nella vita un’occasione per fare qualcosa che lo rende felice e lo mette in discussione ed io ringrazio Rolf per avermi dato questa incredibile opportunità”.
Splendide le immagini della natura che si oppone a quelle della devastazione umana in un film che rimane nella filmografia di De Heer un’ opera parzialmente riuscita per la lungaggine di molte scene, che portano lo spettatore a disamorarsi un po’ della storia, nonostante la grande interpretazione di Mwajemi Hussein.

Foto di Giovanni Battaglia (Taxi drivers). Berlinale 2023

Il trailer di The Survival of Kindness

The survival of kindness