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Eventi

Quarto appuntamento per la rassegna Contest 2012 – Il documentario in sala

Quarto appuntamento per la rassegna Contest 2012 – Il documentario in sala, proposta da LABnovecento e Nuovo Cinema Aquila, e prodotta con il contributo della Provincia di Roma. Lunedì 12 e Martedì 13 Marzo, sullo schermo della sala 3, sarà la volta di MI POGOLOTTI QUERIDO, ultimo lavoro di Enrica Viola.

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Quarto appuntamento per la rassegna Contest 2012 – Il documentario in sala, proposta da LABnovecento e Nuovo Cinema Aquila, e prodotta con il contributo della Provincia di Roma. Lunedì 12 e Martedì 13 Marzo, sullo schermo della sala 3, sarà la volta di MI POGOLOTTI QUERIDO, ultimo lavoro di Enrica Viola, prodotto da UNA film con il sostegno di Regione Piemonte -Piemonte Doc Film Fund in collaborazione con Centro Cultural Pablo De la Torriente Brau – La Habana – Cuba.

Il documentario realizzato dopo due anni di lavorazione tra l’Avana e Torino e presentato in anteprima mondiale al 32° Festival International del Nuevo Cine Latinoamericano, approda in anteprima a Roma al Nuovo Cinema Aquila preceduto da due clip tratte dai Diari del Novecento, format multimediale prodotto e diretto da Stefano Grossi.

Traversata è l’andare del pianeta attraverso le età, è il viaggio della persona attraverso la vita. In ogni traversata c’è un porto, un luogo in cui ancorarsi e seminare.

SINOSSI

Quando Dino Pogolotti a 20 anni lascia Giaveno, un piccolo paese del Piemonte, alla fine dell’Ottocento, è un emigrante come tanti altri in cerca di fortuna. Nel 1895 si imbarca a Genova diretto a New York dove lavorerà come facchino, cameriere, traduttore ed insegnante. Qui conoscerà Grace, una sua allieva, sposandola nonostante il divieto della ricca famiglia della ragazza. Nel 1898 si trasferisce con lei a Cuba in veste di segretario del console americano. A pochi anni di distanza dal suo arrivo sull’isola, Dino acquisisce dei terreni a basso prezzo nella periferia dell’Avana, dando inizio alla sua fortunata attività imprenditoriale che culminerà nella costruzione nel 1911 del “Barrio Pogolotti”. La storia dei discendendenti della famiglia Pogolotti attraverserà un secolo tra una sponda e l’altra dell’oceano, con il figlio Marcelo, talentuoso pittore d’avanguardia negli anni 30′ e la nipote Graziella Pogolotti, ancora oggi intellettuale di punta del mondo cubano. Testimonianze illustri ci porteranno alla scoperta del quartiere di 1000 case costruito alla periferia dell’Avana suo nonno Dino, emigrante italiano. Nel Barrio si entra nelle case dove si praticano rituali di Santeria, si incontrano anziani giocatori di Domino che rievocano i tempi andati, artisti famosi come il musicista Oscar Valdes che per scelta ha deciso di continuare a vivere in un quartiere proletario, ex campioni di football che oggi si dedicano alla formazione dei giovani in uno scalcinato centro sportivo. “Il Pogolotti” come è chiamato all’Avana è un luogo unico: un quartiere brulicante di vita che con il suo carattere popolare racchiude un forte sentimento comunitario e un’identità culturale salda.

Nota dell’Autrice

«Qui dopo 100 anni, è rimasta la memoria dell’italiano che fondo’ il primo quartiere operaio dell’ America Latina ma la storia degli abitanti del barrio è molto lontana da quella della saga dei Pogolotti raccontata nel documentario. Nel barrio Pogolotti gli abitanti sembrano stanziali da quando i loro nonni avevano vinto la “riffa” l’assegnazione della casa a prezzi popolari, per gli operai. Come se un senso di gratitudine per questa buona sorte si tramandasse di padre in figlio. Per questo siamo entrati rispettosamente nelle loro case, con lo sguardo delicato che si posa su qualcosa di prezioso quasi sacro e prima di entrare abbiamo chiesto a molti padroni di casa di fare un’auto presentazione sul ciglio della porta. Qualcun altro si è prestato ad accompagnarci per le vie del barrio, a piedi o in macchina, e un gruppo di anziani giocatori di Domino sono diventati i mattatori, dando poi ritmo al montaggio del film. Con la loro viva ed emozionante umanità questi abitanti del Barrio Pogolotti hanno permesso di raccontare un pezzo di Cuba senza lasciarsi tentare dai pregiudizi».

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