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Focus Italia

‘Mare fuori’ Nicolas Maupas si racconta: “C’è tanto di me in Filippo”

Tra i protagonisti più amati della serie di successo Mare fuori, Nicolas Maupas racconta quanto ci sia di suo in Filippo/Chiattillo e quanto il successo sia anche una responsabilità, che spaventa e inorgoglisce.

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Protagonista della serie Mare fuori, nei panni di Chiattillo, al secolo Filippo, Nicolas Maupas si è ormai conquistato un posto importante nei cuori del pubblico. Se in parte lo si deve alla dolcezza del suo personaggio, finito in carcere per un tragico incidente, il resto lo fa Nicolas in persona.

Sorridente, disponibile, educato, il giovane attore di origini italo-francesi non nasconde la sua passione per il mondo che lo ha accolto e reso celebre, nè le emozioni che lo attraversano. E sono davvero tante. Gli si leggono negli occhi, dal sorriso, e dal modo in cui si presenta. Lo abbiamo incontrato, in occasione del Festival di Giffoni 2022, e gli abbiamo chiesto alcune curiosità su di lui e sui suoi ruoli.

La responsabilità dell’essere attore

Hai partecipato a progetti dai temi molto delicati, come Mare fuoriNudes. C’è un momento in cui hai capito di “poter fare la differenza” per chi ti guardava? E cosa hai ricevuto o imparato dall’esperienza?

Io ho la convinzione che a volte si intraprendano dei percorsi anche senza saperlo, e magari sono delle cose che devono accadere nella propria vita. E non parlo solo del successo della serie. Ritrovarmi a interpretare personaggi all’interno di serie dalle tematiche sociali molto forti mi ha fatto capire un paio di cose.

Innanzitutto che tengo tanto a questa generazione, che cresca sana, con dei bei principi. E poi, tramite il mio lavoro, ho anche capito che la cosa che può aiutare è proprio questo mestiere: può diventare una bandiera, che le persone possono seguire. Parlo dei progetti, non di me come persona, che ho ancora molto da imparare.

Sicuramente è una grande responsabilità, ma mi piace averla.

In futuro è una cosa che mi porterò dietro e che custodirò sempre. Certo, un po’ mi spaventa. In primis, se passo qualcosa a uno spettatore, qualcosa di sano e di giusto, un valore, ho la paura di fare quello che faccio, ma anche la gioia di avere un feedback da parte del pubblico, che è magnifico. A volte, non me lo aspetto neanche.

Ci sono dei ragazzi che ci hanno contattati per dirci che hanno fatto la tesi di laurea sul sistema carcerario minorile. C’è tanto sociale in simili progetti e la televisione è anche nata per il sociale, come strumento di comunicazione. Sicuramente se ha questo potere, è anche giusto pensare che bisogna farla con coscienza.

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Da Nicholson a Fellini, i modelli di riferimento

Quali sono i tuoi modelli di riferimento o le fonti di ispirazione?

Sono tra i più vari, potrei dire i grandi nomi come Jack Nicholson, perché mi piace tantissimo, o Federico Fellini, perché racconta le cose in maniera estremamente particolare e da un mondo enorme riesce sempre a tirar fuori un piccolo universo.

Ci sono tanti modelli, mamma, papà, i miei nonni, i miei cani, i miei amici, le persone che con cui ho lavorato e che mi hanno insegnato tanto.

Mi piace il “popolo”, come dire. Mi piace la gente.

Non bisogna essere principi o re per essere dei riferimenti, ma anzi penso che nella quotidianità si trovino delle persone molto più coraggiose, che possono essere dei grandi esempi.

Da Milano a Mare fuori | Nicolas Maupas e il suo Filippo/Chiattillo

Sei nato a Milano, vivi a Roma, e Napoli ti ha adottato. Come vivi questa realtà?

Beh, mi sento molto fortunato, perché mi sento sempre un po’ a casa. Sono nato a Milano, mamma è siciliana, papà francese. Ho tanti piccoli punti di riferimento nel mio mondo e tanti posti in cui posso scappare o rifugiarmi, se ho voglia.

Il rapporto con la Campania, in particolare, per me è importante: mi ha sempre portato cose belle. Io, banalmente, sono una persona che si fa molto suggestionare dal panorama, dalla vista, e lì ne ho trovate tantissime. Le persone poi sono anche dei riferimenti, hanno cambiato il mio modo di lavorare.

Vivo molto bene questo trittico.

Quanto c’è di te nel personaggio di Filippo/Chiattillo di Mare fuori?

Abbastanza direi. È stata la mia prima esperienza lavorativa, quindi anche un pochino per aiutarmi ho pescato sicuramente delle cose da me.

Carmine Elia (regista della serie, ndr.) mi ha fatto lavorare tanto tanto sul personaggio, su quella materia un po’ appiccicosa che tutti i personaggi hanno e in cui a volte bisogna anche immergersi, anche se fa paura. Perciò sì, c’è tanto di me in lui. Soprattutto nella prima stagione. Ho cercato di dare verità ed esperienza di vita, di quegli anni lì.

Filippo ha una mia bella fetta di cuore.

‘Mare fuori’ Sangue, sogni e speranze nella terza stagione

*Salve sono Sabrina, se volete leggere altri miei articoli cliccate qui.

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