Su Prime Video si può recuperare Zona 414, un interessante, per quanto non perfetto, né tantomeno originale, film di fantascienza diretto dal misconosciuto Andrew Baird.
Il film vanta un cast che annovera star del calibro del divo australiano Guy Pierce, nonché la seducente attrice italiana dalla carriera internazionale Matilda Anna Ingrid Lutz, e un irriconoscibile, e non meno australiano rispetto a Pierce, Travis Fimmel.
La storia inizia con l’incarico che un investigatore riceve da parte di un eccentrico padre, e che lo condurrà a scoperte inquietanti relativamente al mondo degli umanoidi, e al loro impiego nell’ambito di una società profondamente alterata nei costumi e nelle abitudini.
La sensibilità della macchina umanoide tecnicamente perfetta, che anela alla fragilità umana
In un futuro distopico tutto metropoli e grigiore, caratterizzato da particolari che lo rendono per certi versi simile a un passato prossimo, il potente Marlon (Travis Fimmel) dirige una colonia di umanoidi, utilizzata per produrre lavori al posto di un’umanità sempre più rarefatta e votata a farsi servire.
Quando la giovane e un po’ disturbata figlia di costui scompare, l’uomo contatta un investigatore in disgrazia di nome David Carmichael (Guy Pierce), affinché la ritrovi e la riporti sotto il suo controllo.
La bellissima e sofisticata Jane (Matilda Anna Ingrid Lutz), un robot così ben concepito da riuscire a tratti a percepire sentimenti vicini a quelli degli uomini, diventerà l’inaspettato aiuto dello scontroso investigatore. Una macchina perfetta ma dall’indole triste, come se anelasse a comprendere il lato umano che le manca.
La ricerca avrà un esito positivo quanto drammatico, e metterà in luce un intrigo ordito da personaggi assai vicini al padre della scomparsa, con epicentro nella figura dolente e malinconica della splendido umanoide.
Zona 414 – la trama
Replicanti, umanoidi o quant’altro, sono sempre stati elementi affascinanti del genere cinematografico fantascientifico.
Blade Runner di Ridley Scott rappresenta la massima espressione in grado di tradurre ciò che può tramutarsi in desiderio da parte della macchina perfetta e pressoché indistruttibile, che tuttavia finisce per anelare alla fragilità umana, utile ed anzi indispensabile per poterne avvertire pure lei i sentimenti e le vibrazioni.
Ogni paragone col celeberrimo capostipite si rivela inevitabilmente impietoso, ma il film ha almeno il merito di tornare a mettere in luce il turbamento sottile e intenso della macchina che si sente impotente, nonostante la sua indelebile resistenza ai processi di invecchiamento.
In fondo, lo sguardo malinconico, tutto occhioni sgranati ma dolci, della bella Matilda Lutz non è poi molto dissimile da quello della altrettanto incantevole ed indimenticabile Sean Young.
Il film si circonda di scenografie piene di dettagli che comunicano più attinenza con un recente passato che con un futuro a tal punto progredito (taxi vintage, arredamenti desueti, perfino tradizionali termosifoni alle pareti).
Col risultato di rendere piuttosto originale, nonché bizzarra, l’ambientazione scelta come contorno alla vicenda.
Per quanto riguarda il cast, Guy Pierce ci mette tutto l’appeal innegabile da duro che non deve chiedere.
Invece il cattivo, reso da un irriconoscibile ed altrove bello Travis Fimmel (Dreamlenad, Charley Thompson, Warcraft), si rivela davvero troppo sopra le righe e fastidiosamente ammiccante per poter essere preso sul serio.