Donbas, 2019. La prospettiva di una nuova invasione russa è sospesa nell’aria, mentre il suono degli spari derivanti da quello vecchio può ancora essere sentito in lontananza. In questo scenario apparentemente cupo in tempo di guerra, cinque adolescenti iniziano a pensare seriamente al loro futuro. La loro energia, il loro entusiasmo e la loro speranza permettono loro di vivere appieno le loro ultime ore d’oro dell’infanzia nonostante le circostanze. I membri di questa fantasiosa banda di sognatori dipingono, scattano fotografie o fantasticano sulla carriera di attori o sul diventare il prossimo Elon Musk. Si ribellano, cavalcano le onde dell’avventura, camminano nei campi minati e prendono il sole in un lago locale. Sognano di fuggire non solo dalla guerra, ma anche dalla noia di una piccola città. Poi, inaspettatamente, si presenta l’opportunità di intraprendere un lungo viaggio fino al Nepal. Il loro sogno di conquistare il mondo diventerà realtà?
Questa è la premessa del quarto documentario di Alisa Kovalenko, We Will Not Fade Away presentato in anteprima mondiale nel filone Generation 14plus della Berlinale e ora al Sole Luna Doc Festival.
“Non ricordo un solo anno nella mia vita così come il 2014.” – “È come se una nuova linea temporale fosse iniziata in quel momento.”
Essendo cresciuti tra le rovine, i campi minati, i rifugi antiaerei e le miniere di carbone del Donbas, Andriy, Illia, Lera, Liza e Ruslan vivono in un mondo in cui, dal 2014, bombardamenti e spari sono stati all’ordine del giorno come l’onnipresente desiderio di una vita migliore. Una spedizione sull’Himalaya offre ai cinque adolescenti ucraini la possibilità di realizzare questo sogno per un breve momento, prima che l’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio del 2022 finisca per distruggere gli ultimi resti di speranza. Con il suo sguardo sensibile e discretamente perspicace, il film dipinge un ritratto commovente di una generazione di giovani circondati dall’oscurità, che sono tuttavia – o forse ancora di più – in grado di riconoscere e celebrare la fragile bellezza della vita.
Ambientato prevalentemente nella regione di Luhansk, il film copre circa tre anni di vita di un gruppo di cinque adolescenti – Andriy, Liza, Lera, Ruslan e Illia . Per tutto il tempo, sentiamo che la prospettiva di una nuova invasione russa è nell’aria e il suono degli spari, di tanto in tanto, ci ricorda che la minaccia è imminente.
I cinque giovani ucraini decidono di vivere la loro vita al massimo, inseguendo sogni e aspirazioni . Fantasticano di diventare attori, o pittori di successo, viaggiare, essere liberi. Kovalenko crea un viaggio fatto di emozioni e in cui noi siamo solo meri osservatori dall’esterno.
Il punto di svolta principale è il viaggio in Himalaya che è la trasmutazione in realtà dei loro sogni di fuga grazie a Valentin Sherbachov, un avventuriero ucraino.
La guerra resta sempre, come oscuro baluardo, nello sfondo oscuro della scena, ma riusciamo comunque ad interessarci alle vite dei giovani protagonisti e al loro progettare il futuro, nel bene e nel male. In una scena, ad esempio, uno dei ragazzi dice a suo fratello che il villaggio in cui vivono e la città non ci saranno più tra 50 anni. Questo da l’idea un po’ di come questi giovani convivono con l’idea del pericolo imminente.
Splendida è la fotografia della stessa Kovalenko e di Serhiy Stetsenko soprattutto nelle riprese notturne e in quelle che li mostrano mentre guardano l’alba. Struggente la colonna sonora, composta da brani di artisti poco conosciuti ma anche dei Blink-182 e Radiohead.
Bellissima la sequenza finale in cui scopriamo il destino di ciascuno dei ragazzi. Immediata l’operazione di dolorosa immedesimazione nonostante si parli di una realtà così lontana da noi.
We Will Not Fade Away è prodotto da Valery Kalmykov, Oleksiy Kobelev e Yana Kalmykova per Trueman Production (Ucraina), in coproduzione con Katarzyna Kuczyńska e Tomasz Morawski per HAKA Films (Polonia) e Stéphane Siohan per East Roads Films (Francia). Telewizja Polska SA, ARTE GEIE – La Lucarne e Current Time TV . È stato sostenuto e cofinanziato dall’Agenzia cinematografica statale ucraina, dal Polish Film Institute e dall’IDFA Bertha Fund.