‘A Human Position’ la recensione del film di Anders Emblem
A Human Position conduce tra i fiordi norvegesi, con il lento fluire delle immagini fisse che scandisce il torpore della cittadina e la malinconia della protagonista
Distribuito in Italia su Mubi e presentato all’International Film Festival Rotterdam 2022, A Human Position è il secondo lungometraggio di Anders Emblem. Un film che conduce tra i fiordi norvegesi, con il lento fluire delle immagini fisse che scandisce il torpore della cittadina e la malinconia della protagonista.
A Human Position: la trama
Lunghe ore illuminate da luce blu caratterizzano le giornate estive nella sonnolenta città portuale norvegese di Ålesund. Asta è una giovane giornalista che lavora per il giornale locale, dove scrive notizie su sport locali, conservazione storica e navi da crociera. È solo quando si imbatte nella strana storia della deportazione forzata di un rifugiato che trova un nuovo significato nel suo lavoro e nella sua vita.
Immagini da abitare
È sufficiente l’incipit del film per percepire la natura di A Human Position. Ai piedi di un promontorio si distende una città bagnata dal mare e cinta da fiordi, in un’immagine fissa ma estremamente vitale. Tra il cielo plumbeo e il mare in cui si rispecchia, brillano le luci vesperali che si riflettono nell’acqua o che indicano solitarie vetture in movimento, accompagnate dal fruscio in lontananza. Dopo circa un minuto, da un sentiero proviene lentamente una ragazza che si volta a guardare il panorama, intervallando l’osservazione con uno sguardo in direzione della macchina da presa (e del prosieguo del sentiero), che risulta quasi come un collegamento (o un invito) tra lo spettatore e il paesaggio. Un prodromo di due minuti che introduce l’anima contemplativa del film, composto da inquadrature fisse e di lunga durata che accolgono i personaggi e lo sguardo come dei quadri.
Anders Emblem sembra guardare a certo cinema di Tsai Ming-liang (con una compostezza e un rigore scandinavo), lavorando sulla destrutturazione narrativa e sul senso materico dell’immagine, che diventa uno spazio da abitare e che trascina lo spettatore al proprio interno, irretito dal placido fluire della dilatazione temporale. A diventare protagonisti sono luoghi e gesti reiterati nella quotidianità: fare colazione, lavarsi i denti, guardare la televisione, restare sdraiati e abbracciati, il tragitto per il lavoro e per il ritorno a casa, luoghi e spazi inquadrati persistentemente. Sono immagini che celano storie e che rivelano emozioni impercettibili, esprimendo, con l’avvolgente mormorio (che talvolta si fa preminente) dei suoni quotidiani, le sfumature dell’esistenza e di una percezione che richiama l’essenza e la natura dei luoghi ripresi.
La natura delle immagini sembra rispecchiare la malinconia della protagonista, spesso schiacciata ai margini dell’inquadratura o relegata all’orizzonte, e i ritmi aderiscono a quelli delle sue pensose e fosche giornate. Il dolore fisico (la cicatrice all’addome memore di un ignoto e doloroso passato) si mostra come la proiezione della sua condizione interiore, nell’attesa di ritrovare una propria posizione morale, emotiva ed esistenziale, che avviene con la storia di un rifugiato su cui indaga, nell’amore maturato e nell’abbraccio finale. In un’epoca sempre più frenetica e frammentata, in cui lo sguardo rischia di farsi confuso, con A Human PositionAnders Emblem ricorda che sono le immagini e l’atto del guardare (evocato in quasi tutte le inquadrature del film) a indicare e richiamare il posizionamento fisico ed emotivo nel mondo.
Trailer
A Human Position
Anno: 2022
Durata: 78'
Distribuzione: Mubi
Genere: Drammatico
Nazionalita: Norvegia
Regia: Anders Emblem
Vuoi mettere in gioco le tue competenze di marketing e data analysis? Il tuo momento è adesso!
Candidati per entrare nel nostro Global Team scrivendo a direzione@taxidrivers.it Oggetto: Candidatura Taxi Drivers