Malaga, 2010, sfilata dei Re Magi. Il momento più magico dell’anno si trasforma in un incubo per la famiglia Martín quando la figlia Amaya scompare tra la folla. L’apprendista giornalista Miren avvia un’indagine parallela a quella dell’ispettore Millán, risvegliando aspetti del proprio passato che avrebbe voluto dimenticare. Ma può contare sull’aiuto del collega Eduardo e non si fermerà finché non avrà trovato la bambina. Dov’è Amaya Martín?
La Ragazza di neve la serie. I mostri dell’anima
Sei gli episodi della miniserie (scritti da Jesús Mesas e Javier Andrés Roig) diretti da David Ulloa e Laura Alvea, che portano sullo schermo una vicenda frutto dell’immaginazione dello scrittore, ma che ha tantissimi punti in comune con fatti di cronaca realmente accaduti e ancora insoluti. Punto di partenza è la scomparsa di una bambina, Amaya, in un pomeriggio piovoso, ma è solo il fulcro attorno a cui far conoscere anche gli altri personaggi .
La ragazza di nevegira e si sviluppa attorno a quelli che sono gli ingredienti del crime: mistero, indagini, dettagli da analizzare, scheletri da diseppellire e molta psicologia.
Non è solo Amaya, la sua scomparsa e il dolore vissuto dalla sua famiglia ad essere protagonista della storia, ma anche la giovane Miren, col suo dramma personale e i suoi mostri da combattere.
Dovranno passare dieci anni per avere tutte le risposte, lo stesso arco temporale coperto dai sei episodi. Un racconto non lineare che viaggia avanti e indietro negli anni e che vede i personaggi in tre dimensioni. L’anno della scomparsa della bambina, il 2016 e il 2019.
Una lunga e coinvolgente caccia al rapitore di Amaya, la cui identità sarà ben celata fino al penultimo atto. Fino a quel momento protagonisti e spettatori si troveranno in un limbo di congetture, falsi indizi e colpi di scena essenziali o meno.
Attraverso le indagini incrociate di Miren, della polizia e della famiglia vengono a a galla fantasmi vecchi e nuovi e traumi non superati. Tante le tematiche affrontate: maternità, violenza, infanzia violata, pedofilia e soprattutto quella lacerante e incolmabile solitudine interiore lasciata a chi ha subito un danno. Verrebbe da dire solo che qui si ha la sensazione che non può ma ‘deve’ sopravvivere.
Se da una parte la serie riesce a coinvolgere e farsi apprezzare dall’altra sente però la pressione di dover raccontare tanto, con il rischio di dimenticarsi di chiudere alcune storylines. Molte sono infatti le divagazioni (essenziali alcune) collegate al plot centrale ma non tutte vengono concluse creando così una sensazione di non chiarito.
I ricordi traumatici di Miren per esempio sono mostrati sotto forma di squarci dolorosi e flashback confusi, senza però un vero necessario epilogo. Giocando su diversi piani la serie propone diversi strati narrativi lasciandone alcuni poco sviluppati.
Le donne
Personaggi centrali sono sicuramente le donne afflitte da una marcata solitudine e incompiutezza interiore. Donne diverse tra loro, ma tutte segnate da profonde angosce C’è la giornalista Miren, che per esorcizzare il trauma subito si ‘vota’ alla causa di Amaya; c’è la madre della bambina, che convive col senso di colpa di non averle dedicato troppo tempo. C’è la detective Belén, dalla vita personale misteriosa (e rimasta tale) e c’è Amaya, presenza forte anche se quasi mai in scena per gran parte del serial. Donne violate dentro per cause diverse che compongono un quadro a cui si aggiungerà una pedina finale (ovviamente non riveliamo chi) che completerà il puzzle.
Da sottolineare la (felice) mancanza di quella gestualità eccessiva tipica delle produzioni spagnole e che contribuisce a creare un forte effetto drammatico in un cast che, chi più chi meno, funziona a dovere (soprattutto Milena Smit) . Una recitazione che punta sulla mancanza di eccessi e che può , in modo fuorviante, far pensare ad assenza di coinvolgimento, ma che invece colpisce a fondo proprio per la sua apparente ‘apatia’. Un distacco emotivo testimonianza dell’assenza e del vuoto generato dal trauma subito e che nasconde un dolore profondo che non ha catarsi.
Il finale della serie lascia spazio a nuovi episodi. Il lavoro di Miren per risolvere i casi investigativi non è finito. Alla firma del libro di The Snow Girl, presumibilmente un romanzo scritto da lei, qualcuno le lascia una busta con scritto “Vuoi giocare?”. Dentro una foto di una ragazza imbavagliata, con un nome e una data: Laura Valdivia, 2012.
Se Netflix darà il via libera a nuovi capitoli, verrà dunque raccontata la storia della continuazione del romanzo originale, intitolato Ilgioco dell’anima, scritto anche dallo stesso Javier Castillo.