Dal 1° febbraio su Netflix è disponibile una bizzarra docuserie: I milioni di Gunther. Il presupposto da cui parte è abbastanza semplice: il denaro, soprattutto quanto è tanto, può complicare ogni cosa. Se poi in ballo ci sono una contessa tedesca, una squadra di sexy italiani, un eccentrico baffuto e un pastore tedesco con un’eredità da 400 milioni di dollari, tutto diventa ancora più paradossale e difficile.
Il multimiliardario Gunther VI vive immerso nel lusso: viaggia con jet privati, mangia bistecche con foglie d’oro per cena ed è circondato da un elegante entourage di portavoce e intrattenitori. Lui è un pastore tedesco.
Come narra la leggenda, il bisnonno di Gunther era originariamente di proprietà di una misteriosa contessa il cui figlio è morto tragicamente. Non avendo altri discendenti, la contessa ha lasciato il suo grande patrimonio all’amato cane affidandolo alle cure di un caro amico del figlio, l’erede di un’azienda farmaceutica e aspirante impresario italiano di nome MaurizioMian.
Nel corso degli ultimi trent’anni Mian ha costruito un impero a nome del capo a quattro zampe che include lussuose proprietà immobiliari, controversi esperimenti sociali e una delle più grandi frodi fiscali mai realizzate. Si tratta di una favola tanto bella quanto bizzarra… e naturalmente le domande abbondano. Nel vortice di questa docuserie investigativa in quattro parti, i produttori esecutivi Aurelien Leturgie ed Emilie Dumay attraversano il mondo alla ricerca di risposte, ottenendo accesso a materiale d’archivio inedito e intrattenendo conversazioni intime e a volte scioccanti con Mian e il resto del longevo team di Gunther nella speranza di capire la complessa situazione dietro l’animale più ricco al mondo.
Le dichiarazioni
La storia raccontata dalla docuserie Netflix è nota da oltre due decenni, eppure nessuno ne ha mai analizzato seriamente la portata e le conseguenze. Questo quello che ha ricordato Aurelien Leturgie:
Mi sono trasferito a Miami nel 2000 e mi ricordo di aver sentito in quell’occasione per la prima volta la storia del cane che aveva acquistato la villa di Madonna. Era una di quelle notizie riportate dalla scampa locale, l’ho trovata bizzarra ma è scemata pian piano, nessuno ne ha parlato: non c’erano ancora i social media ad amplificare tutto. La storia mi è ricapitata per caso sotto mano due anni fa e questa volta il mio interesse è voluto andare oltre.
Com’era possibile che il cane gestisse i soldi? Come prendeva decisioni? Chi si celava dietro lui e da quali intenti era mosso? Sono state queste le prime domande che i filmmaker della docuserie NetflixI milioni di Gunther si sono posti.
Emilie Dumay ha aggiunto:
Gestire un’eredità per garantire il benessere di un cane potrebbe essere normale e sacrosanto. Ma quando il cane comincia ad acquistare ville e gestire affari proprio normale non è. C’è sicuramente qualcuno dietro e noi volevamo capire chi.
La storia vera de I milioni di Gunther
Ma capire chi non è stato semplice. La storia di Gunther affonda le sue radici in un momento in cui internet era qualcosa di molto diverso da oggi e reperire i documenti necessari non era all’ordine del giorno. «È stato come sbucciare una cipolla: ogni giorno spuntava qualcosa di nuovo. Siamo entrati nella vicenda senza sapere molto. Abbiamo incontrato Maurizio Mian e la sua ex moglie (e socia in affari) Carla e con loro abbiamo instaurato un rapporto di reciproca fiducia. Maurizio era stato contattato in passato da altri ma erano quasi tutti interessanti a un pezzo di colore sul cane e sulla sua vita. Noi invece siamo stati onesti e abbiamo espresso il nostro desiderio di conoscere la storia per intero» hanno sottolineato Leturgie e Dumay.
«Siamo andati in Europa con nulla e siamo tornati a casa con una serie di interviste (tra gli intervistati c’è anche Fabrizio Corona, ndr), un sacco di girato e due valigie piene di materiali di archivio: videocassette, giornali, clip (molte in italiano) e altri reperti relativi al periodo che Mian e Gunther hanno trascorso a Miami. Nelle interviste, non siamo stati teneri. Abbiamo posto domande sull’origine dei soldi, sulla contessa, sull’evasione fiscale e via dicendo. Ecco perché ci sono diversi alti e bassi, alcuni in cui Maurizio e Carla si fidano e altri in cui alzano muri, come quando lui ci dice che non vuole approfondire troppo la storia della contessa».
Ciò che pian piano emerge dalla docuserie NetflixI milioni di Gunther è come Maurizio Mian fosse per certi versi avanti con i tempi. Quasi un influencer ante litteram.
Ha vissuto nel momento storico sbagliato.
ha concluso Dumay. «Se avesse fatto tutto oggi, sarebbe una star dei social. Ha cercato di imporre uno stile di vita, ha pensato di creare uno show televisivo, ha realizzato diversi video promozionali e ha cercato la fama. Peccato però che, vista l’epoca, è rimasto confinato alle notizie locali. Oggi gli sarebbe andata diversamente. I soldi non possono comprare la felicità e Maurizio ne è la prova vivente».