Nel cuore di Roma, in una piccola sala dello storico Hotel De Russie, domenica 22 gennaio il regista M. Night Shyamalan ha risposto garbatamente alle domande di un ristretto gruppo di giornalisti a proposito del suo ultimo film Bussano alla Porta, proiettato in anteprima stampa tre giorni prima ed in sala dal 2 febbraio. La conferenza stampa in versione ridotta, oltre a dare una risposta ad alcuni quesiti riguardanti il film, ha toccato temi fondamentali ed attuali, dall’importanza della famiglia e della religione nella sua vita a come il regista ha vissuto il difficile periodo pandemico.
M. Night Shyamalan e il valore della famiglia
La famiglia, innanzitutto: “sei un family man”, esordisce la moderatrice. “ fai film con una famiglia protagonista. Se fossi stato scapolo magari avresti fatto film su come andare con tutte le ragazze. Invece adesso la famiglia è il tuo primo pensiero. La famiglia di questo film come entra nel tuo percorso?”
Con ironia, il regista risponde: “è divertente, ci stavo pensando anch’io. se fossi single farei film con single a caccia di donne.” Poi diventa serio: La famiglia è sacra. Credo che se non fossi diventato padre, i miei film oggi sarebbero molto diversi. Quando diventi padre, la cosa più difficile da accettare è forse la consapevolezza di non poter difendere i tuoi figli per sempre. Credo che ogni genitore viva questa condizione come un incubo e sicuramente la voglia di portare questo romanzo al cinema nasce anche da questa profonda paura. È terribile immaginare che un giorno qualcuno che non hai mai visto prima d’ora possa bussare alla tua porta e mettere a repentaglio tutto ciò che conta di più per te”.
Il romanzo cui accenna il regista è La casa alla fine del mondo (2018) di Paul G. Tremblay , di cui il film è un adattamento fedele eccetto alcune modifiche, in particolare sul finale. Nasce naturale la domanda: “Come ha lavorato sui cambiamenti? Come ha aggiunto del suo a questa trama che è già parecchio intrigante, ed ha già i suoi temi: la fine del mondo, la famiglia, il ruolo di una persona ordinaria nella storia.”
“L’impostazione della storia era così bella, evocatrice quando l’ho letta. Ha come fondamento la paura cui si unisce la presenza di elementi soprannaturali. Il romanzo mi ha ispirato ma ho voluto cambiarlo, farne qualcosa di diverso. Quel che mi interessava erano le aspettative, le risposte che suscita in ognuno di noi. Cosa faresti tu se dovessi fare quella scelta? Se non ci fossero risposte certe, potrei convincerti a fare qualcosa, saresti disposto a morire?”
I riferimenti soprannaturali citati da Shyamalan sono essenzialmente biblici; in Bussano alla Porta c’è la Bibbia, c’è il sacrificio, c’è l’Apocalisse. E c’è la scelta, che è tutta umana. Ci si chiede allora quanto sia contemporaneo questo film, cosa il regista voglia dire alla contemporaneità, all’oggi.
Shyamalan ha risposto: “ sono affascinato dalla mitologia religiosa. Se fosse reale, come si manifesterebbe nel nostro mondo? Che forma prenderebbe? Un tecnico dell’azienda del gas di Boston, un cuoco di un ristorante messicano, persone comuni che lavorano. Le persone bibliche sono persone comuni che capiscono di essere importanti. In questa storia ci sono dei personaggi assolutamente ordinari che vengono messi di fronte ad una situazione più grande di loro”
M. Night Shyamalan e l’importanza della scelta
Ed ecco l’importanza fondamentale della scelta.
“Spesso non ci riteniamo responsabili di quello che accade intorno a noi, nel mondo, ma la verità è che siamo tutti importanti; tutti noi possiamo contribuire a cambiare le cose attraverso le nostre azioni. Provengo da una famiglia molto religiosa e sono cresciuto nella convinzione che tutti abbiano bisogno di qualcosa in cui credere, perché siamo esseri umani che costantemente si interrogano sul significato delle cose. Questo è un film che racconta proprio la scelta di credere o meno in qualcosa più grande di noi”.
Ecco perchè la scelta del regista è quella di modificare il finale in questo senso: “Non credo che i personaggi compiano una vera scelta alla fine del libro e secondo me la forza di quel racconto sta proprio nel fatto che, invece, dovrebbero prenderla. Positiva o negativa, giusta o sbagliata, non è questo che conta… Ma devono scegliere! Volevo che i miei personaggi venissero posti non solo di fronte ad una scelta, ma anche che avessero il coraggio di andare fino in fondo. Nel romanzo e nel film ci si interroga su cosa sia più importante, se la propria famiglia o il destino del mondo, ma io volevo che alla fine i miei personaggi riuscissero a trovare una risposta e giungere ad una soluzione”.
Parlando ancora di scelta, le fa più paura il possibile arrivo dell’Apocalisse o la scelta degli esseri umani?
“Non c’è differenza tra la scelta degli esseri umani e l’Apocalisse. Parlavo con qualcuno di un libro, “Ishmael” (di Daniel Quinn), una bella storia in cui c’è un gorilla che parla con l’essere umano e si chiede: dove abbiamo sbagliato? È la storia della religione: dove abbiamo sbagliato quando ci hai lasciato? Bussano alla porta è la rappresentazione del credere: in cosa credi? crediamo l’uno nell’altro? Trovare delle risposte, oggi come oggi, è ancora più difficile di quanto non lo fosse già in passato. E questo perché sia totalmente concentrati su noi stessi, siamo sempre più isolati. L’umanità ha raggiunto un punto critico e sono convinto che le scelte dell’uomo abbiano condizionato il corso della storia recente. Ecco perché non mi sembra che l’Apocalisse sia un concetto tanto lontano dalla realtà. Bisogna comprendere che ognuno di noi può fare qualcosa verso il prossimo. La pandemia è stata così dura per noi perché ci ha fatto perdere il contatto, la fiducia nell’altro, ci ha fatto credere che siamo soli.”
Come la pandemia ci ha cambiato
Parliamo allora della pandemia, del Covid, dell’isolamento che ha cambiato le nostre vite; cosa ha lasciato in tutti noi? E quale è stata la sua personale esperienza, come l’ha vissuto, che pensieri ha fatto in questo periodo terribile?
Shyamalan: “Ripensando a quel periodo vedo quanto siamo tutti vulnerabili, in senso biologico ed emotivo. Dallo sconosciuto ai miei genitori, mi sono chiesto quanto credo in te, quanto sono disposto a rendere omaggio alla nostra connessione? Eravamo spaventati. Noi viviamo in una fattoria lontano da tutto, potevamo uscire, andare a trovare i miei genitori. Il mondo ha rallentato, abbiamo imparato ad essere grati delle cose. Non riesco a credere a quanto la mia intera famiglia fosse spaventata. Ricordo ancora il terrore quando il cane mi ha leccato la mano, pulivamo tutto per eliminare il virus. Avevamo paura del contatto con chiunque, persino con i familiari. Pensate quanto è folle questa storia, emozionante, mi ha insegnato molto.”
Tornando al film, Bussano alla porta come si inserisce nella sua filmografia? In particolare che rapporto c’è con E venne il giorno, un altro grande film sull’Apocalisse?
“In E venne il giorno il destino dell’umanità era già segnato”, specifica il regista. “Bisogna solo provare a capire come affrontarlo e magari controllarlo, nella speranza di salvarsi. In Bussano alla porta, invece, sono i personaggi a decidere. Ed è qui che la nostra possibilità di scelta assume un valore inestimabile. In base alla situazione, siamo tutti capaci di compiere gesti orribili o addirittura meravigliosi: resta il fatto che siamo tutti in grado di percepire l’importanza delle nostre scelte. Da questo punto di vista, E venne il giorno è un film molto perentorio, mentre in Bussano alla porta i personaggi si pongono delle domande, sono pronti a mettere in discussione le loro credenze”
Il ruolo della fede
La fede o il credere sono alcuni tra i suoi temi più ricorrenti; cosa la affascina?
“Il fare film sulla religione è nato da una mia ingenuità, mi dicevo: tutti credono. Giusto? No! Non tutti crediamo. Sapere che non tutti credono me ne ha fatto capire il valore. È importante credere. Il Sesto Senso mi ha consentito di conoscere il dolore che accompagna il credere, i dubbi. Quegli aspetti si riequilibrano con la realtà. C’è l’oscurità, cui si accompagna il credere nella luce. Non c’è sempre solo la luce, c’è il buio. È necessario mantenere l’equilibrio tra oscurità e luce, la bellezza è equilibrio. Lo standard cinematografico americano mostra l’eroe che vince tutto, ma non è così nella realtà.”
Il cast
Una domanda sul cast. Dave Bautista è perfetto per questo film. Perchè proprio lui per questo ruolo?
“Non conoscevo Dave come attore, ma poi ho visto Blade Runner 2049 di Denis Villeneuve e anche se ha soltanto un piccolo ruolo in quel film, ho comunque percepito il suo incredibile potenziale- Secondo me era perfetto per il ruolo… Quello che stavo cercando era una sorta di gigante buono, un uomo che portava su di sé il peso di una certa responsabilità… Volevo che questo peso si percepisse anche dalla sua statura e non solo attraverso l’interazione con l’altro”.
Baustista interpreta Leonard, lo sconosciuto che si presenta alla porta della casa nel bosco dove una giovane coppia omosessuale sta trascorrendo le vacanze con la figlia per chiedere loro di compiere una scelta impensabile; ma da questa scelta dipende il destino del mondo. Un ruolo drammatico che l’attore (noto per il ruolo di Drax nei Guardiani della Galassia) cercava da tempo e che dà luce al suo talento. Nel cast, anche Jonathan Groff, Ben Aldridge e un Rupert Grint ben diverso dal maghetto Ron interpretato in Harry Potter. Bussano alla porta è un thriller apocalittico che, nonostante gli elementi biblici e soprannaturali, mette l’Uomo e le sue Scelte al centro, in primis quella di credere oppure no; rendendolo così artefice del suo destino e di quello di tutta l’umanità.