The Rider di Chloe Zhao (The Eternals) è un western contemporaneo, secondo film della regista Premio Oscar per Nomadland. Il film è disponibile su MUBI.
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Uno stile distinto, una narrazione in bilico tra il documentario e la fiction, che non si concede all’urgenza ma vive di posata e ricercata riflessione visiva ed emotiva: questo è il film della Zhao, nella sua unica capacità di raccontare il West americano.
The Rider, la trama
Brady Blackburn (Brady Jandreau) è un cowboy professionista nel bronco riding. Oltre a partecipare ai rodei, si occupa di addestrare i cavalli, anche quelli dal temperamento più vivace. Ed è avvincente seguirlo mentre si occupa di instaurare un legame con questi animali, di conquistare la loro fiducia e introdurre il pubblico a una dimensione di naturale sintonia ai più sconosciuta.
Un incidente quasi mortale lo porta a dover mettere seriamente in discussione le sue priorità, impossibilitato a continuare l’attività del rodeo.
La sua identità, che dipendeva dall’essere cowboy, è adesso di fronte a un bivio fondamentale: proseguire, mettendo a rischio la sua salute, oppure cercare un’altra strada e restare nella famiglia, nella quale c’è una sorella da difendere e di cui prendersi cura.
Prendersi cura dei personaggi
Per chi l’aveva scoperta con il primo film, Songs My Brothers Taught Me, oppure per chi ha incontrato prima la Frances McDormand di Nomadland e solo in un secondo momento gli altri protagonisti, Chloe Zhao è una premurosa madre di caratteri reali. La sua narrazione prende spunto dalla vita vera e si realizza sul grande schermo con precisione fotografica, in una costante commistione tra realtà e finzione.
Il rapporto che si crea quindi con i suoi personaggi, e in questo caso con il Brady Blackburn/Brady Jandreau di The Rider, è unico e inscindibile. Raccontare con rispetto esaltando visivamente le proprie storie è fondamentale per il mantenimento del patto tra il narratore e il protagonista.
I personaggi di Chloe Zhao sono solitari e sconsolati. Vivono una realtà fatta di strade a fondo chiuso, in un ambiente di strade infinite. I suoi cowboy hanno trovato muri alti che non hanno potuto scavalcare: Lane (Lane Scott), che era un grande cowboy, adesso cavalca la sedia a rotelle. L’ingiustizia di questa vita non può essere sconfitta come si farebbe…”nei film”. Queste sono le storie vere di Chloe Zhao:
Ride through the pain
Ecco quello che fanno i cowboy, perché in fondo sono gambling man, giocatori d’azzardo contro la sorte e il pericolo.
Eppure le storie di questi cowboy, incontrati alla Riserva Pine Ridge dei nativi americani Oglala Lakota nel Sud Dakota, sono piuttosto storie di scelte difficili e di sogni da ridimensionare. Al cowboy Brady, una volta sottratta la libertà di cavalcare, cosa rimane?
If any animal around here got hurt like I did, they’d have to be put down. You know I got hurt like Apollo did. But I’m a person, I got to live.
I legami
Ritorna un altro dei temi cari alla Zhao, ovvero la fratellanza. Nello specifico, Brady Jandreau e sua sorella Lilly sono qui a ricordarci il potere della cura familiare, della prossimità, dell’affetto. E ancora di più, nello specifico, Lilly soffre di autismo e una parte della decisione che Brady prende per la sua vita, è in realtà in funzione dei bisogni della sorella. Dietro la loro famiglia, appartenente alla comunità Sioux, si avverte un sistema totalmente assente. La ludopatia affligge il padre e la figlia non riceve un aiuto specifico per il suo problema.
É un sistema fallibile, che Zhao osserva senza troppo infierire, intrattenendosi ai margini di questa società dove essere liberi è la sola medicina alla precarietà.
È così che i suoi personaggi si inseguono da vicino, o alle spalle, o si collocano su orizzonti lunghissimi. La musica di The Rider, appena sospesa, si alterna tra la claustrofobia del mondo interiore di Brady e l’agorafobia degli spazi aperti del Sud Dakota, conciliando questi estremi.
Poiché c’è sempre speranza, anche nella parabola discendente di un cowboy di successo, lasciamo Brady riflettere sulla sua ultima cavalcata. E sul lasciare andare, anche le briglie.