Eagle pictures rende disponibile su supporto blu-ray Dante, progetto che il cineasta bolognese Pupi Avati ha inseguito per ben vent’anni. Progetto che ha potuto concretizzare soltanto dopo il Lei mi parla ancora che nel 2021 ha consentito a Renato Pozzetto di essere candidato ai David di Donatello. Progetto al cui centro troviamo il mai disprezzabile Sergio Castellitto nei panni di Giovanni Boccaccio, biografo e divulgatore alighieriano, incaricato nel 1350 di una particolare missione.
Ovvero portare a Ravenna alla figlia di Dante Alighieri, Suor Beatrice alias Valeria D’Obici, una borsa di dieci fiorini.
Il motivo? Risarcire la donna del tanto male che i fiorentini avevano fatto a suo padre, deceduto in esilio ventinove anni prima. Una missione che l’uomo accetta nella convinzione di poter svolgere un’indagine che gli permetta di narrarne la vicenda umana e le ingiustizie patite dal poeta. Quest’ultimo dal volto di un Alessandro Sperduti opportunamente fornito di naso posticcio e che seguiamo parallelamente al lungo viaggio boccaccesco. Perché è su queste due linee che si struttura la circa ora e quaranta in costume di Dante. Man mano che apprendiamo degli ultimi due decenni di vita in continua fuga dell’autore della Divina commedia.
Anni vissuti cercando ospitalità presso le varie corti, con una condanna al rogo e alla decapitazione inflitta sia a lui che ai figli maschi. Figli fuggiti a loro volta da Firenze. Il tutto raccontato attraverso gli incontri che Boccaccio effettua con figure che interagirono proprio con il sommo poeta negli ultimi tempi dell’esilio ravennale. Figure dai volti di Enrico Lo Verso, Alessandro Haber, Leopoldo Mastelloni, Mariano Rigillo, Eliana Miglio, Gemma Donati ed Erica Blanc. Tutti a testimoniare un ricco cast comprendente anche Gianni Cavina alla sua ultima prova sullo schermo prima della scomparsa.
Il Gianni Cavina cui, insieme allo scrittore Marco Santagata, al filologo e accademico Emilio Pasquini e al pianista jazz Amedeo Tommasi, Dante è dedicato.
E il risultato è un’esteticamente piuttosto curata operazione documentata a dovere dal punto di vista storico-filologico. Operazione in cui, oltretutto, l’artefice de La casa dalle finestre che ridono sembra anche avere modo di ricordare la sua passione per l’horror. Una passione avvertibile sia nella cupezza generale che in alcune sequenze decisamente impressionanti. Su tutte quella della visione in cui la Beatrice Portinari della bella Carlotta Gamba mangia un cuore. Con quasi sette minuti di backstage nella sezione extra del disco.