Su Chili è possibile recuperare l’interessante The Kelly Gang, ad oggi penultimo film del valido e molto attivo regista australiano Justin Kurzel, noto soprattutto per la sua allucinata trasposizione shakespeariana del Macbeth (2015) e per il convulso e adrenalinico thriller Assassin’s Creed (2016), nonché dell’originale e controverso Nitram, apparso in Concorso a Cannes 2021.
Una storia autobiografica del famoso eroe ribelle che diede tanto filo da torcere alle truppe dell’Impero britannico insediate nel Continente australe.
Il film vanta un cast di prim’ordine in cui, oltre a star del calibro di Russell Crowe e Charlie Hunnam, si distingue per temperamento e motivazione l’ottimo George MacKay, già apprezzato in 1917 (2019) di Sam Mendes, in Captain Fantastic (2016)e Pride (2014).
Ned Kelly, l’infanzia dura, e la presenza fondamentale di una madre da stupire
L’infanzia dura del giovane Ned, diviso tra un padre apparentemente codardo e ambiguo, che saprà tuttavia riscattarsi, e una madre intemperante che lo incita a diventare ciò che non si è rivelato il suo genitore, trova motivo di scaricare la propria tensione emotiva nella presenza scomoda e invadente delle truppe coloniali britanniche.
La cornice è quella della sterminata terra australiana, in cui i coloni britannici sottomettono e sfruttano i locali (se pure di origini europee), nella seconda metà dell’800.
Seguiamo il protagonista dalla gioventù minacciata da indigenza e da atteggiamenti decisamente poco consoni di una madre costretta a prostituirsi con un ufficiale britannico, e un padre che accetta remissivo, deriso dalle voci che intentano alla mascolinità e all’integrità di capofamiglia.
Sarà tuttavia questo saldo legame con la madre a rendere Ned un vero e proprio simbolo nella lotta alla ribellione contro l’invasore nemico e sfruttatore, mettendo da parte la sua figura di brigante, e avvantaggiando quella di eroe di una patria sfruttata e vilipesa.
The Kelly Gang – la recensione
Dall’estro un po’ sfacciato ed assai pittoresco del visionario regista australiano piuttosto noto ed apprezzato, Justin Kurzel, l’epopea del bandito Ned Kelly si trasforma da drammatico coming of age a ritratto a tinte forti, con marcate situazioni erotiche, che si concentrano su una figura, ambigua e piena di contraddizioni, che assume via via i connotati di un Robin Hood delle latitudini australi.
Il film, ben diretto e attraversato da interpretazioni di divi di prim’ordine in ruoli intensi, si segnala in particolare per la convincente interpretazione di George MacKay, sempre più espressivo e maturo. In grado di rendere al meglio le sfaccettature più intime di un personaggio difficilmente catalogabile e così sfaccettato da risultare difficile tracciare un profilo morale senza forti contraddizioni.
Tra i comprimari non ancora citati, è necessario ricordare due giovani begli attori come sono il già ben noto Nicholas Hoult, ex divo bambino ed ora molto attivo, e la promettente Thomasin McKenzie (Jojo Rabbit, Il Re, Old di Shyamalan, Il potere del cane e Ultima notte a Soho).
Ma la prova migliore, oltre a quella del MacKay già osannato, è quella riservata alla bellissima attrice australiana Essie Davis, che si impadronisce del personaggio scaltro e rancoroso della madre di Ned, con una tenacia utile a mettere in risalto la determinazione di una donna costretta a ostentare un carattere duro e tutt’altro che materno per garantire la sopravvivenza alla propria sfortunata prole.