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FESTIVAL DI CINEMA

‘Iron Butterflies’ un documentario “poetico” sulla guerra

Al Sundance 2023 il documentario di Roman Liubyi racconta la lunga premessa dell'attuale guerra tra Russia e Ucraina

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Un potente e, purtroppo, attuale documentario che scava a fondo (e prima) della guerra tra Russia e Ucraina: questo è Iron Butterflies. Il documentario di Roman Liubyi è presentato al Sundance Film Festival 2023 e alla Berlinale 2023. Una realtà che ha radici ben più profonde di quanto si possa immaginare.

Il film è prodotto da BABYLON’13 e coprodotto da Trimafilm.

La sinossi di Iron Butterflies

Il 17 luglio 2014, il volo 17 della Malaysia Airlines proveniente da Amsterdam a Kuala Lumpur è stato abbattuto da forze russe sopra la costa orientale Ucraina, uccidendo tutte le 298 persone a bordo.

La realtà di questo attacco e le sue possibili ramificazioni per la guerra in corso nel Donbas e per l’Occidente sono state immediatamente messe in discussione dal governo e dai media russi.

Mentre numerose prove – tra cui artefatti fisici come le schegge a forma di farfalla trovate nei corpi dei piloti – venivano fuori, le bugie che negano la realtà sono diventate sempre più stravaganti e incredibili.

In un mondo in cui la violenza può essere difesa solo con le menzogne, e le bugie solo con la violenza, Iron Butterflies presenta la verità su ciò che è accaduto all’MH17, ma anche su ciò che era in gioco non affrontandola. Il regista Roman Liubyi utilizza una grande quantità di materiale visivo e di testimonianze individuali per realizzare questa disamina di un punto di svolta nella recente storia mondiale.

Questo atto di omicidio di massa non solo ha distrutto la vita di tante persone e il possibile futuro che avrebbero potuto costruire, ma conteneva anche i semi del futuro in cui viviamo ora.

La recensione

Un documentario che, avvalendosi di tanto e diversificato materiale, riesce a raccontare e dare un senso, se così si può dire, al presente.

iron butterflies

L’elemento che più colpisce è, oltre alla compenetrazione tra passato e presente, anche il saggio utilizzo dei mezzi a disposizione. Si amalgamano molto bene tra loro i filmati amatoriali, quelli più tecnici, così come le registrazioni audio, le testimonianze e le rappresentazioni grafiche dei vari spostamenti, attacchi e quant’altro.

Da non sottovalutare, poi, anche la frequente alternanza tra colore e bianco e nero, dove quest’ultimo, al contrario di quanto si possa pensare, non rimanda all’idea di autenticità, ma a quella di illusione. Non a caso i volti dei soldati protagonisti delle sequenze in bianco e nero sono nascosti dai pixel che non ne rivelano l’identità. E questo perché, nonostante indossino una divisa che li riconduce inevitabilmente a qualcosa di reale, sono l’unico momento di libertà che il regista si concede. Insieme alla danza.

La forma artistica è la chiave per superare i meccanismi di difesa della psiche dello spettatore e per parlare liberamente di cose orribili. All’inizio si trattava di un progetto realizzato solo con il materiale a disposizione, un puro documentario. Ma non ha funzionato e ho cercato di seguire la corrente.

Iron Butterflies: una lunga premessa

Il fatto che gli eventi narrati nel documentario di Roman Liubyi, che risalgono al 2014, siano importanti e necessari per comprendere la portata di un conflitto che si sta svolgendo dal 2022 aiuta ancora di più a percepire l’intero film come se fosse una lunga premessa. È stato necessario spiegare e indirizzare lo spettatore in una determinata situazione e in una determinata direzione per aiutarlo all’inizio a entrare nel meccanismo del documentario.

Allo stesso modo l’intero film è solo l’inizio di qualcosa di più grande, più recente e più vicino.

Anche perché il vero fatto al centro del documentario viene spiegato concretamente solo a metà della visione. La prima parte del documentario serve in parte per far comprendere e in parte, semplicemente, per mostrare le parti coinvolte.

La creazione del documentario nel documentario

Analogamente a quanto appena detto non è sbagliato nemmeno considerare questo documentario come un mezzo attraverso il quale spiegare e raccontare il documentario in generale. Al di là degli eventi mostrati e oggettivamente commentati, Iron Butterflies aiuta anche a vedere una sorta di realizzazione pratica del documentario.

Il film inizia proprio con la ricerca del materiale d’archivio, raccolto e mostrato, per la prima volta, per capire quello che si ha a disposizione. Ed è indubbiamente un modo per differenziarsi da altri prodotti simili. L’argomento, fin troppo attuale, ha, sicuramente, come problema principale quello di essere talvolta banalizzato. Così facendo Roman Liubyi si assume un grande rischio, ma non cade in nessuna trappola. Anzi, trae vantaggio da questo suo realizzare un documentario alternativo che, a tratti, si fatica a definire anche solo e soltanto un documentario.

Per me è molto importante enfatizzare la sensazione di surrealismo in una storia reale al 100%, perché quando il pubblico pensa ‘Questo sembra un brutto sogno, non può essere vero’, la realtà diventa discutibile per il pubblico e poi la gente si sveglia.

Iron Butterflies: ancora tante domande senza risposta

Non si tratta solo di raccontare dei fatti passati che si ripercuotono nel presente. E non si tratta nemmeno di porre l’attenzione su alcuni elementi rimasti nell’ombra. L’obiettivo del regista di Iron Butterflies è, in primo luogo, quello di far riflettere lo spettatore. Qualunque esso sia.

Il regista Roman Liubyi

Non a caso, al termine del documentario, abbiamo solo appreso delle informazioni in più necessarie, forse, per comprendere uno scenario ben più grande di noi. Ma non siamo in grado di dare un giudizio, né di commentare. Non ci sono risposte, ma solo ulteriori interrogativi e riflessioni. E anche le continue interruzioni che si hanno durante la visione del documentario che mostrano più tecniche unite insieme come in un collage contribuiscono a creare proprio questa sensazione. Una sensazione di spaesamento e vuoto, alimentata anche da musica e danza che sono il contrasto perfetto per l’argomento e per il modo in cui esso viene trattato.

E, non caso, la speranza di Roman Liubyi è quello di creare un’unione e spezzare i confini.

Può sembrare un po’ un controsenso, ma il mio obiettivo è stato fin dall’inizio quello di creare il retrogusto dell’unione. I confini sono solo qualcosa che immaginiamo e che in realtà non esistono perché, in fondo, viviamo tutti su un unico pianeta. Le conseguenze della guerra si diffondono in tutto il mondo, a volte in modo invisibile. […] Abbiamo visto che anche la verità più ovvia è qualcosa di molto fragile e vulnerabile.

Sono Veronica e qui puoi trovare altri miei articoli

Iron Butterflies

  • Anno: 2023
  • Durata: 84'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Ucraina, Germania
  • Regia: Roman Liubyi

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