Il Premio Oscar Damien Chazelle presenta a Roma la sua ultima fatica, Babylon, un film con un cast ‘all stars’; tra tutti Brad Pitt e Margot Robbie, che svela il lato oscuro della Hollywood anni ’20.
Il film ha suscitato opinioni contrastanti in America, dove è uscito di recente, perché è un’opera brutalmente onesta, un viaggio, sapientemente orchestrato, dal genio musicale di Justin Hurwitz che, come in un poema dantesco, segue di pari passo l’ascesa di Hollywood all’Olimpo e la sua rovinosa caduta negli inferi.
Babylon uscirà nelle sale italiane il prossimo 19 Gennaio, distribuito da Eagle Pictures.
La parabola discendente in ‘Babylon’
Durante un incontro riservato alla stampa, abbiamo avuto modo di addentrarci, grazie a Chazelle, nel folle mondo di Babylon. Il giovane cineasta non si è risparmiato nel raccontare la nascita del progetto, la sua evoluzione e anche le difficoltà affrontate nel ridisegnare l’immaginario di una Hollywood che, dietro i lustrini e la patina sfavillante del sogno americano, nasconde una realtà fatta di eccessi, vizio e perdizione.
L’obiettivo che volevo raggiungere era andare ad esaminare i ruggenti anni ’20 attraverso l’America e analizzare come il divertimento e il lavoro rappresentassero il ciclo della società. Volevo dare l’idea di quello che ci fosse sotto la superficie, di quello che fosse “sotterraneo”: la speranza, le tragedie, i sogni realizzati, quelli infranti.
Ecco cosa ha detto Chazelle, a proposito della genesi e dell’evoluzione di Babylon, un progetto nato nella mente del regista ben 15 anni fa: “Dagli albori, l’idea era quella di realizzare un film che poi si sarebbe trasformato in un altro film, in termini di tono, di genere, di stile, in modo che questo riflettesse il luogo e il momento in cui la società si trovava. L’idea era quella di passare dalla commedia alla tragedia. Man mano che procedevo nella scrittura, mi sono reso conto che avrei dovuto trasformare quello che avevo in partenza, una massima espressione della commedia, in qualcosa che andasse oltre la tragedia, che fosse più cruento, che sfiorasse quasi l’horror, proprio per mostrare questa caduta”.
L’apice del divertimento, della festa contrapposto alla tragedia; tutto questo in un movimento di ascensione verso le stelle, il cielo e invece poi la caduta all’inferno.
Se la sua precedente opera, il pluripremiato La La Land rendeva omaggio, con nostalgia e romanticismo, alla Golden Age del Cinema, Babylon, in un certo senso, va nella direzione opposta, sfata il mito hollywoodiano, perlomeno quello degli inizi, e mostra il volto selvaggio della terra dei ‘folli e dei sognatori’.
Il cineasta ci parla dei personaggi di questi due film, legati da un fil rouge che è il cinema stesso come passione ma anche come sistema e industria: “Questi personaggi hanno tentato di immettere, dare un qualche aspetto che mi appartiene e che mi riguarda. Probabilmente quando ho scritto La La Land, c’erano aspetti che riguardavano me in quel momento della mia vita, così come è successo con Babylon. Tuttavia non c’è mai stato un rapporto così diretto tra me e i miei personaggi; ognuno di essi riguarda qualche mio aspetto personale ma mai direttamente. Forse, potrei dire che tutto il gruppo dei personaggi, in qualche senso, sono me”.
Damien Chazelle a Roma – Press Conference ‘Babylon’ – fonte Giovanni Battaglia
Chazelle: “Oggi Hollywood non è libera”
Il film esplora l’era dei ‘silent movie’, un’epoca lontana in cui il cinema era un’industria nascente e non era nemmeno considerata un’arte: “Hollywood, all’epoca, era un qualcosa di completamente nuovo, veniva considerata una forma d’arte volgare, o forse neanche quello. Los Angeles era un po’ il ‘wild west’ dove questi pionieri creavano le proprie regole e facevano quello che volevano. C’era una vera e propria esplosione di possibilità artistiche ed era quasi inevitabile che questa fiamma, ad un certo punto, si spegnesse e venisse sostituita da qualcos’altro”.
Io ritengo che oggi abbiamo ancora molto da imparare da quel periodo; oggi più che mai ci troviamo in un tempo in cui a Hollywood c’è tantissima paura, c’è conformismo e moralismo puritano. Gli artisti dovrebbero respingere tutto questo, opporsi, reagire, rivendicare la libertà che gli è stata sottratta.
Parlando della tiepida accoglienza di Babylon negli States, Chazelle dichiara: “Già sapevo che in America il film avrebbe suscitato determinate reazioni, anche perché la mia intenzione era proprio quella di dare fastidio, di provocare spingendo qualche pulsante come il risentimento e la rabbia. Volevo realizzare un’opera controcorrente; sono molto grato alla Paramount che, pur sapendo che si sarebbe trattato di un film controverso, ha deciso comunque di finanziarlo, senza esercitare nessuna pressione sulla mia libertà creativa”.
E aggiunge: “La mia speranza è che questo film possa trovare il suo pubblico e che possa stimolare dibattiti, risvegliare gli animi, non semplicemente scivolare via in maniera silenziosa. La mia idea era proprio quella di ‘fare rumore’. Io sono convinto che il film, una volta finito, non mi appartiene più, non è più mio, diventa del pubblico…è come lasciar andar via un figlio che abbandona la casa, non puoi più fare il genitore e anche se cerchi di controllarlo in qualche modo, lui fondamentalmente fa quello che vuole”.
A proposito di alcune scene scioccanti del film, il regista esprime le motivazioni che lo hanno condotto a determinate scelte estreme:
È stato importante cercare di mostrare quello che Hollywood è così brava a nascondere sotto il tappeto; all’epoca il cinema non godeva del prestigio che ha oggi, era visto come qualcosa di basso, di volgare, di pornografico e quindi era parte del DNA dei film di mostrare la volgarità, lo “sporco”, quasi a rivendicare la reputazione che aveva.
“Già il titolo, Babylon vuole esprimere qualcosa che nasceva dalla volgarità, dal peccato, dal vizio. La Hollywood dell’epoca veniva spesso definita non solo ‘Babilonia’ ma anche ‘Sodoma e Gomorra’, nata ancor prima di Las Vegas o luoghi di perdizione simili”.
E continua: “Era un’industria completamente nuova che rivendicava il suo status, la sua convinzione; un’industria creata da immigrati, da criminali, da persone ai margini della società, dai reietti della società che vanno a costruire un qualcosa nel bel mezzo del nulla. Tutti questi elementi spiegano quello che era Hollywood e rappresentano questa follia; anche le cose più estreme del film sono state “attenuate” perché se avessimo dovuto mostrare la realtà dell’epoca, il film non avrebbe mai potuto vedere l’uscita”.
Il regista non risparmia parole di elogio per una delle sue protagoniste, la splendida Margot Robbie:
È un’attrice veramente straordinaria, è una forza della natura, ha questa fame, questo desiderio, è estremamente coraggiosa. Lei ritiene che un’attrice sia una sorta di animale, come se in ogni ruolo che lei interpreta abitasse una bestia selvatica diversa. Al contempo, è una persona dalla forte disciplina e esperienza tecnica; è capace di fare dodici riprese, una dopo l’altra, e di piangere da un occhio solo. Il suo virtuosismo tecnico combinato all’essere una forza della natura, al suo lato selvaggio è una dote rara da trovare.
Damien Chazelle a Roma – photocall per ‘Babylon’ – fonte Giovanni Battaglia
Chazelle: “Il Cinema è vivo e giovane”
Chazelle parla anche del futuro del cinema in sala, osteggiato dal proliferare di piattaforme streaming: “È buffo pensare che i film realizzati nel 1952, anno in cui si conclude lo stesso Babylon, contenessero la paura, il timore o l’ansia che, in realtà, il cinema stesse morendo e che venisse sostituito completamente dalla televisione. Poi però così non è stato, il cinema ha continuato a vivere, così come non è morta la televisione e, anzi, continua a crescere. Il sistema degli Studios era morto ma è stato sostituito da qualcosa di diverso. Possiamo vedere una nuova versione di questa sfida, una coesistenza non facile ma credo che ci sia questo continuo ciclo di nascita e morte ma che ci sia una costante evoluzione”.
Hollywood continua a cambiare, muore e rinasce. Si continua a dire da secoli che il cinema sta morendo. Nel 1899 persino Lumière disse che il cinema non avrebbe avuto futuro e invece così non è stato. Io conservo a casa una gigantografia di una copertina di Paris Match con Marlyn Monroe del 1953 dove vi era scritto: ‘Il cinema sta morendo?’.
Discutendo sulle possibili evoluzioni del cinema, Chazelle esprime, infine, il suo parere sulla tecnologia 3D: “Io credo che il 3D possa essere qualcosa di estremamente interessante, come molti degli strumenti che il cinema ha usato, nel corso degli anni. Basti pensare agli anni ’50, all’avvento del Cinemascope, del ‘wide screen’, l’obiettivo era proprio quello di convincere il pubblico a tornare in sala per usufruire di un’esperienza godibile in sala. E credo che ci saranno nuove possibilità in futuro che ora non potremmo neanche immaginare. Penso che sia responsabilità dell’artista utilizzare questi strumenti che apportino realmente una novità e aggiungano un valore artistico all’opera“.
Il 3D può fare la differenza nelle mani di James Cameron che riesce a dargli un valore estetico, magari meno nelle mani di qualcun altro. È importante pensare che il cinema si ingegni a sviluppare un qualcosa che espanda le possibilità; è come se il regista fosse un pittore, se la tavolozza si arricchisce di nuovi colori, maggiore è la capacità di espressione. Si tende a pensare che il cinema sia qualcosa di vecchio e invece se lo paragoniamo ad altre forme d’arte, ci rendiamo conto che è nuovo, estremamente giovane e che ancora non abbiamo esplorato tutte le infinite possibilità che il cinema ci può dare.
Babylon; un nuovo trailer per il film di Damien Chazelle